Casa di riposo lager a Napoli, inchiesta nata dalla denuncia di un Oss: andò a fare un colloquio di lavoro e fiutò gli orrori

di Gianmaria Roberti

Va a sostenere un colloquio di lavoro in una residenza per anziani, ma sul posto qualcosa non gli quadra: denuncia tutto ai Carabinieri. Dal gesto di un operatore sociosanitario è partita l’inchiesta della Procura di Napoli – pool Violenza di genere e tutela delle fasce deboli, coordinato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone – sfociata ieri nell’arresto di 7 oss della Casa di riposo Nonna Rosa. Gli indagati sono accusati, in concorso fra loro, di maltrattamenti continuati e pluriaggravati in danno di persone affidate alla loro cura e vigilanza.

«Recatosi presso la Stazione dei Carabinieri di Chiaia – si legge nell’ordinanza di misura cautelare del gip Ivana Salvatore del tribunale di Napoli -, l’uomo riferiva di essere un Operatore Socio Sanitario, precisando che, essendo alla ricerca di un impiego, nel precedente mese di novembre aveva provveduto a trasmettere il proprio curriculum a più strutture ricettive per anziani. Spiegava che, poco dopo, era stato contattato da personale della struttura “Casa Nonna Rosa”, sita in Napoli al Corso Vittorio Emanuele n. 656 e, a seguito di colloquio conoscitivo, si era presentato in data 18.11.2022 presso la citata struttura per svolgere una giornata lavorativa di prova finalizzata ad un’eventuale assunzione».

Dalle dichiarazioni rese dal denunciante «si apprendeva che, sin da subito, lo stesso aveva avuto modo di riscontrare lo stato di assoluto abbandono dei locali, le scarse condizioni igieniche nonché la soggiogazione fisica e psicologica a cui erano soggetti gli anziani ospiti, che apparivano preoccupati e intimoriti dagli operatori».

Alla luce degli elementi acquisiti, lo scorso 14 dicembre l’accusatore «era convocato in caserma per essere sentito in merito all’organizzazione lavorativa della struttura, al numero dei collaboratori con i relativi turni d’impiego e alla dislocazione degli ambienti». In quella occasione l’uomo venne accompagnato da una donna, a sua volta escussa dai carabinieri. Nel maggio di un anno fa, infatti, la stessa trasferì la madre nella “Casa Nonna Rosa”, per il solo periodo estivo. La donna, però, riferì come il 26 luglio l’anziana morì nella struttura. Un decesso avvenuto «in circostanze che le sembravano poco chiare». Le due testimonianze sono state determinanti per l’avvio delle indagini.


«Per rinvenire elementi di riscontro alle dichiarazioni rese dai soggetti sentiti, essendovi motivo di ritenere che all’interno della struttura fossero in atto maltrattamenti ai danni degli anziani ospiti – spiega il provvedimento del gip – , venivano autorizzate le operazioni di intercettazione audio-video nella casa di riposo, mediante l’installazione di dispositivi in una delle camere degli anziani, in un’altra stanza e nell’ambiente comune denominato “ingresso”».

L’attività «di ascolto e visione forniva immediatamente elementi di particolare interesse sul piano investigativo, utili sta por l’identificazione delle persone ivi presenti (operatori e anziani ospiti), sia per accertare la veridicità delle dichiarazioni rilasciate» dall’uomo in sede di denuncia. «Le operazioni di ascolto erano, poi, estese ad un’altra stanza della struttura – aggiunge il gip -, facendo acquisire un compendio indiziario di assoluto rilievo per l’accertamento dei fatti oggetto di indagine».

venerdì, 9 Giugno 2023 - 16:33
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