Interrogato anche oggi. Come ieri, e come domani. L’europarlamentare del Pd Andrea Cozzolino, indagato per il cosiddetto ‘Qatargate’, è ancora in stato di fermo a Bruxelles, dove si è recato lunedì 19 giugno per affrontare l’interrogatorio che era stato già concordato tra la difesa e la procura federale belga.
Domani Cozzolino incontrerà il nuovo giudice istruttore del caso, dopo l’addio improvviso di Michel Claise, che si è dovuto astenere per evitare sospetti di imparzialità sulla sua persone. Come riportato dal quotidiano belga Le Soir, il figlio maggiore di Claise sarebbe stato in affari dal 2018 con il figlio dell’eurodeputata Maria Arena, mai indagata ma finita più volte al centro delle vicende riguardanti l’inchiesta di corruzione.
Il figlio di Claise, si legge in un lungo articolo online, ha co-fondato “in quote paritetiche con altri cinque azionisti”, tra i quali Ugo Lemaire, figlio di Arena, “la società Brc&Co, specializzata nella vendita di cbd, la cannabis venduta legalmente”. Una società della quale i due sono ancora oggi co-azionisti. Le informazioni sono state portate alla luce dal legale di Marc Tarabella, Maxim Toeller, costringendo il giudice a lasciare il caso.
La rinuncia di Claise “è diventata inevitabile quando, alle 16:04 di lunedì, Toeller ha inviato una lettera direttamente al giudice, informandolo della scoperta e chiedendogli di dimettersi”, si legge nell’articolo. In caso contrario, il legale avrebbe presentato un secondo ricorso, dopo la richiesta di ricusazione presentata a febbraio ma poi respinta dalla giustizia belga. “Siamo sollevati – spiega l’avvocato -. Ci dispiace che il giudice istruttore non si sia ritirato direttamente dal caso. Possiamo ora sperare che sia fatta un’analisi” oggettiva “delle parole del ‘pentito’ Panzeri, nel rispetto della legge e della giustizia”.
Cozzolino, dunque, domani incontrerà il nuovo giudice istruttore per essere da lui interrogato. Oggi, invece, è stato interrogato dalla polizia federale belga. Il nuovo faccia a faccia tra Cozzolino e la polizia federale è ripartito dagli elementi ancora da “chiarire”, nella visione della procura, della testimonianza offerta lunedì dall’eurodeputato sospettato di aver preso parte alla rete di corruzione tra Bruxelles, Doha e Rabat per orientare le politiche comunitarie. «Ha risposto a tutte le domande», hanno fatto sapere i suoi legali. Ascoltato per la seconda volta dagli inquirenti dopo una notte passata in carcere. E, alla fine, trattenuto per altre ventiquattro ore. La decisione di relegarlo a una detenzione preventiva dai contorni incerti oppure concedergli la libertà è ora tutta nelle mani della nuova procuratrice Aurélie Dejaiffe, meno nota del celebre predecessore ma dietro le quinte dell’inchiesta sin dai suoi albori. E dalla quale nessuno nei palazzi delle istituzioni Ue sa cosa aspettarsi.
martedì, 20 Giugno 2023 - 22:00
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