Nei mesi caldi dell’inchiesta sulla strage della funivia del Mottarone (che provocò la morte di 14 persone e il ferimento del piccolo Eitan), scoppiò un ‘incidente’ tra toghe all’interno degli uffici giudiziari. Con il giudice per le indagini preliminari Elena Ceriotti in ferie (assegnataria del procedimento secondo le tabelle di ruolo), il presidente dell’ufficio gip di Verbalia Donatella Banci Buoanimici si auto-assegnò il fascicolo e sovrintese l’udienza di convalida del fermo di tre indagati: il gip scarcerò per «mancanza di gravi indizi» il gestore dell’impianto Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio, e mandò ai domiciliari il caposervizio della funivia Gabriele Tadini. Scoppiò il putiferio.
Pochi giorni dopo le scarcerazioni, il 7 giugno, l’allora presidente del Tribunale di Verbania, Luigi Montefusco, tolse il fascicolo a Banci assegnandolo alla gip Elena Ceriotti, «titolare per tabella del ruolo», nel frattempo rientrata da un esonero. Non solo: nei confronti di Banci Buonamici fu persino aperto un procedimento disciplinare dinanzi al Consiglio superiore della magistratura, perché al giudice si contestava la «violazione dei doveri di correttezza e diligenza» e «violazione delle disposizioni sul servizio giudiziario» per essersi auto-assegnata il caso «violando i criteri fissati nelle tabelle»: nello specifico a Banci Buonamici veniva contestato di aver tenuto un «comportamento gravemente scorretto» nei confronti della collega Annalisa Palomba, che sostituiva Ceriotti durante l’esonero, per averla sostituita nella trattazione del fascicolo «senza prima verificare in concreto» il suo «effettivo impedimento», sottraendo così alle parti «il giudice naturale previsto».
Addebiti che non stavano in piedi. La sezione disciplinare del Csm ha assolto Banci Buonamici per «insussistenza dell’addebito». A chiedere l’assoluzione era stata la stessa procura generale della Cassazione (la sostituta pg della Suprema Corte, Luisa De Renzis), che non avrebbe voluto nemmeno che si procedesse al processo. Secondo la procura generale – che nel processo disciplinare rappresenta l’accusa – quel provvedimento aveva avuto «l’unico fine di garantire la funzionalità dell’Ufficio» in una «situazione di problematica gestione degli affari penali» in quel momento, come scritto nel provvedimento con il quale in precedenza aveva chiesto al Csm il «non luogo a procedere».
Inoltre il pg ha ricordato che in quel momento Banci Buonamici «faceva le veci del presidente del Tribunale, che era in ferie» e la scelta «fu concordata con il presidente e con la stessa dottoressa Palomba, che il giorno successivo non avrebbe lavorato in sede».
All’epoca dei fatti in difesa del giudice Banci Buonamici si schierarono gli avvocati penalisti a parere dei quali l’aggressione subita dal gip Banci Buonamici era legata alla scelta di non convalidare due fermi, scelta che andava contro le richieste della procura. Insomma, a parere dei penalisti vi fu una guerra tra magistrati perché la parte inquirente non aveva mandato giù due scarcerazioni nel pieno di una delicata inchiesta.
venerdì, 23 Giugno 2023 - 11:50
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