Napoli mette al bando bar e locali nel centro storico: stop licenze per tre anni. Manfredi: «Bisogna alzare la qualità»

Una foto panoramica di Napoli (Foto Kontrolab)

Dal 2018 a inizi 2023 a Napoli città si è registrata l’apertura di circa 2000 tra friggitorie e fast food. Cibo mordi e fuggi per sostituire botteghe che non sono riuscite a far quadrare i conti. E per il prossimo futuro quei numeri sembravano destinati ad aumentare, tanto che il Comune di Napoli – compulsato da associazioni di categoria, e non solo – è intervenuto per cercare di arginare l’apertura incontrollata di bar, spritzerie e friggitorie in ogni angolo della città. Con un provvedimento ad hoc il Comune ha bloccato per i prossimi tre anni l’apertura di nuove attività commerciali del comparto food and beverage nel Centro storico di Napoli, area Unesco. In 62 strade, dai Decumani a Chiaia, passando per Quartieri Spagnoli e Vomero tutto resterà fermo allo stato attuale.

«Abbiamo la necessità di un piano di valorizzazione dell’offerta commerciale nel Centro storico e abbiamo bisogno di un’offerta di qualità che intercetti sia i bisogni dei cittadini che del grande afflusso turistico che abbiamo in città e dunque bisogna alzare la qualità e per farlo abbiamo la necessità di avere un sistema regolato perché una completa deregulation non ci consente di avere quella qualità che la città si merita e che deve avere», ha spiegato il sindaco di Napoli. L’assessore al Commercio Teresa Armato ricorda che il provvedimento adottato non è un unicum in Italia: «Ci siamo ispirato a grandi siccità italiane come Firenze, Genova, Venezia. Il nostro obiettivo è tutelare il nostro centro e fare in modo che la crescita del turismo avvenga secondo un governo».

Queste misure «nascono dalla volontà di valorizzare alcune strade per mantenere una vocazione artistico-artigianale che è prioritaria a cominciare da San Gregorio Armeno e per evitare una concorrenza selvaggia fra offerta di attività legate al cibo e all’intrattenimento che cannibalizzano tutta l’offerta artigianale e commerciale», aggiunge Manfredi.

Ma in concreto il piano per fermare i «pirati del commercio» (come li ha definiti il sindaco) in cosa consiste? Anzitutto c’è la sospensione delle licenze, con una particolare forma di tutela per San Gregorio Armeno: nella via dei pastori il blocco triennale riguarderà l’apertura di tutte le attività che non rientrano tra quelle di produzione o vendita collegate alla lavorazione artigianale dei pastori.

In linea generale lo stop riguarda anche attività di produzione, preparazione o vendita di prodotti alimentari così come non sarà consentito l’ampliamento di attività già esistenti di questa tipologia. Le misure prevedono alcune deroghe che consentono l’apertura di attività di somministrazione e vendita nelle stazioni dei mezzi di trasporto pubblico, nelle mense o nei bar aziendali, nelle strutture ricettive alberghiere e all’interno di librerie, teatri, cinema e musei «se in forma accessoria rispetto all’attività principale». Non solo: se un locale chiude, al suo posto si può aprire un altro locale.

Le misure, contenute in tre provvedimenti, sono state decise d’intesa con la Regione Campania e in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Napoli.

Sullo sfondo altre due misure: c’è un disciplinare dehors con colori, forme, dimensioni a cui bisogna uniformarsi zona per zona; il Comune avrà 30 giorni per dare l’ok alle richieste di occupazione di suolo pubblico, una stretta nei controlli per chi vuole mettere tavoli e gazebo all’aperto.

Secondo i dati forniti sul territorio cittadino sono presenti 8.020 attività di food and beverage di cui 1.555 nell’area interessata dalle nuove regole di vincolo che si sviluppa su una superficie di 1,2 chilometri quadrati. Inoltre i numeri riferiscono che tra il 2019 e il 2022 il tasso di crescita di queste attività è stato del 10 per cento e l’incremento maggiore ha riguardato la ristorazione con preparazione di cibi da asporto.

I provvedimenti disposti dal Comune sono stati accolti con favore da più parti. «Finalmente a San Gregorio Armeno si possono vendere solo pastori e presepi. Questo è un risultato importantissimo per l’artigianato, San Gregorio Armeno genera un grande indotto nel centro antico ed era ora che venisse tutelata», ha commentato il presidente delle Botteghe di San Gregorio Armeno, Vincenzo Capuano, commenta così lo stop deciso dal Comune di Napoli all’apertura di nuove attività di food and beverage per tre anni e la tutela di San Gregorio Armeno ad attività “extra presepiali”. «Fortunatamente la giunta comunale che ringrazio vivamente, è stata ricettiva; abbiamo ottenuto una vittoria storica per la difesa di una via che parla di artigianato ed artigiani – sottolinea – sento che questa delibera tutelerà il nostro futuro e lo difenderà dalle nuove sfide della Napoli di domani. Questo però non è un punto di arrivo, bensì un primo grande passo; cercheremo quindi di accompagnare anche le istituzioni in un percorso che vedrebbe riconosciuta l’arte presepiale di San Gregorio Armeno, come bene immateriale e materiale dell’Unesco. C’è il grande progetto della scuola del presepe che prende sempre più vita. Insomma, molta carne a cuocere, ci godiamo questo grande risultato. Apprendo con rammarico che per le altre vie storiche di Napoli, da San Sebastiano a Port’Alba, difficilmente potranno essere tutelate, in quanto le imprese storiche lì non ci sono quasi più. Anche per questo San Gregorio Armeno resta l’ultimo baluardo storico culturale architettonico della nostra Napoli antica ancora presente. Voglio terminare nel ringraziare in modo speciale Teresa Armato, il sindaco Manfredi ed anche l’amico Antonio Lucidi per aver supportato la nostra causa».

Soddisfatto anche il presidente di Confcommercio Massimo Di Porzio: «Noi siamo stati tra i fautori di questo provvedimento, che proponemmo già a tutti i candidati prima delle ultime elezioni comunali, perché le zone turistiche e il centro storico ormai sono sature di take away e locali da asporto. L’intento non è punitivo, bensì quello di fare una fotografia dell’esistente e cercare di riequilibrare il rapporto tra attività di ristorazione e le altre attività commerciali ed artigianali per garantire un tessuto vario ed eterogeneo del commercio in città. Il provvedimento va accompagnato a breve da incentivi per le nuove attività dell’artigianato o del commercio di vicinato che vogliono aprire in centro, come una cedolare secca sugli affitti di queste tipologie commerciali o una sospensione per un periodo delle tasse comunali, che agevolerebbero tale riequilibrio». Per Di Porzio sono inoltre «necessarie scelte coraggiose in tema di pedonalizzazione di aree del centro della città, che migliorerebbero ulteriormente il contesto ambientale del centro storico. Desideriamo infine esprimere il nostro plauso al sindaco e all’assessore Armato – aggiunge – per aver voluto fortemente questo provvedimento il quale dimostra che con il metodo della concertazione si raggiungono ottimi risultati per la città».

venerdì, 28 Luglio 2023 - 10:05
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