Il vero miracolo si avrà «se il bene sovrasterà il male», se si riusciranno a creare le condizioni tali affinché un giovane non debba più lasciare la sua terra per realizzare i propri sogni ma «ogni talento sia valorizzato»; quando il lavoro sarà veramente un diritto e nessuno finirà schiacciato dalle logiche del profitto; quando i poveri non verranno «trattati come meri numeri» ma sarà «riconosciuto loro un volto, un nome»; quando in una città come Napoli si smetterà di piangere per i suoi giovani figli ammazzati da altri giovani figli che si sono perduti lungo la via del crimine; quando si migliorerà «questa terra che oggi più che mai ha bisogno di bellezza e in cui troppo spesso i nostri giovani sono costretti a scappare». Ma, affinché il miracolo si compia, è necessario lo sforzo comune perché «a dare ali alla speranza non è il passo solitario di un eroe ma la marcia unita di una comunità».
Don Mimmo Battaglia consegna a una gremita Cattedrale al Duomo la sua appassionata omelia nel giorno delle celebrazioni per San Gennaro, che ha rinnovato il miracolo dello scioglimento del sangue alle 10.01 del mattino.
«Nessuno nasce delinquente, aiutiamo i giovani più a rischio»
L’arcivescovo ha pungolato le coscienze sul tema della delinquenza minorile e del recupero dei ragazzi in difficoltà, richiamando tra le righe la tragica morte del 24enne Giovanbattista Cutolo ucciso in piazza Municipio a Napoli durante una lite per uno scooter rubato. «Sogniamo insieme, ve ne prego, il miracolo di una città e di un paese in cui i problemi dei nostri bambini, ragazzi, giovani non divengano argomento politico e sociale solo dopo l’ennesima tragedia ma siano piuttosto oggetto continuo di riflessione e di azione, creando quel Patto Educativo che ha bisogno ancora di fare molti passi per diventare prassi”, ha detto il presule. Quindi l’invito a rimboccarsi tutte le maniche per dare un’alternativa e speranza ai giovani: «Lavoriamo insieme e assiduamente per i figli della nostra città. Disarmiamo le loro mani, ampliamo le loro possibilità di vita, accompagniamoli nei loro percorsi. Perché nessuno nasce delinquente e tutti noi abbiamo il dovere, soprattutto per chi è nato in contesti difficili e a rischio, di offrire a chi è più svantaggio un futuro altro, una scelta diversa da quella ereditata dalla cultura e dal disagio famigliare”. Don Battaglia ha infine indicato i passi da compiere: «Questa città ha bisogno di ripartire dal mondo dell’educazione, dal ruolo primario della scuola, da una politica educativa che attraverso asili e reti di prossimità consenta ai figli e alle figlie di Napoli di crescere in luoghi sicuri e sani. Questa città ha bisogno di ripartire dalla cultura e dall’arte, dalla bellezza, da luoghi in cui poter apprendere le note, i colori, i pensieri e le idee più nobili».
«Il lavoro è un diritto ma la logica dei mercati calpesta le persone»
Don Battaglia ha poi toccato il tema della povertà, del lavoro sottopagato. «Troppe volte sono raggiunto al telefono da persone che fanno fatica anche a mettere un piatto a tavolo, sull’orlo della disperazione, costrette ad accettare lavori che vanno ben oltre lo sfruttamento, famiglie che hanno perso la speranza di sopravvivenza che un welfare sano e solidale dovrebbe garantire», ha raccontato don Battaglia. Il problema è che oggi «tante, troppe volte un lavoro dignitoso diventa un miraggio lontano, e la logica dei mercati e del profitto ad oltranza calpesta storie e volti sacrificando le persone e le famiglie ai numeri freddi dell’economia», ha accusato. Invece «il lavoro è pane, è vita, è speranza, è un diritto su cui si basa la nostra comunità e non un privilegio riservato a qualcuno».
«Abbattere impedimenti per la costruzione del futuro dei giovani, i nostri ragazzi restino qui»
Non poteva mancare un richiamo ai giovani che lasciano la propria terra, Napoli, in cerca di opportunità che questo territorio non è in grado di offrire. «Impegniamoci insieme per il miracolo di una città e di un paese in cui sia possibile per tutti sentirsi a casa, in cui nessun giovane sia ignorato e ogni talento sia valorizzato. Qui – ha continuato – in questa terra bella e ferita che oggi più che mai ha bisogno di bellezza e da cui troppo spesso i nostri giovani sono costretti a scappare non trovando in essa la possibilità di esprimere in modo sano le proprie potenzialità, trovando troppi impedimenti alla costruzione del loro futuro. Lavoriamo insieme per la nostra comunità, sentiamoci davvero appartenenti gli uni agli altri». Quindi, richiamando una canzone di Enzo Avitabile, don Battaglia ha concluso: «Alziamo la mano, facciamo sul serio, muoviamoci insieme e facciamo qualcosa se ci crediamo ancora».
martedì, 19 Settembre 2023 - 14:46
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