Due anni e dieci mesi di udienze. E un oltre un mese di camera di consiglio. Oggi pomeriggio il maxi processo “Rinascita Scott”, istruito dalla Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta vibonese e i suoi sodali, è giunto al capolinea. Per 322 imputati c’è stata sentenza di condanna, inflitti complessivamente 2200 anni di reclusione. Sono i numeri del verdetto firmato dai giudici del Tribunale di Vibo Valentia (presidente Brigida Cavasino, Claudia Caputo e Germana Radice a latere).
Tra i condannati spicca il nome dell’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare di Forza Italia: a lui i giudici hanno comminato 11 anni di reclusione (contro i 17 anni invocati dalla procura), per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e per due casi di rivelazione di segreto d’ufficio. E’ stato assolto, invece, dall’accusa di abuso d’ufficio aggravato con formula perché il fatto non sussiste. All’Agi Pittelli ha dichiarato: «Sono sempre stato abituato a non commentare le sentenze, continuerò a farlo. Lascio agli sciacalli di turno il compito di imperversare, cosi’ come hanno fatto in questi 4 anni, sulle televisioni nazionali e locali». I suoi legali hanno già annunciato ricorso, criticando le conclusioni del Tribunale: «L’avvocato Giancarlo Pittelli viene condannato per quello stesso reato rispetto al quale solo pochi mesi fa la Corte di Cassazione prima, ed il Tribunale per il Riesame subito dopo, avevano escluso la sussistenza anche solo di indizi gravi di colpevolezza. Tanto basta a far comprendere, a tutti coloro che abbiano la onestà intellettuale di volerlo fare, quanto questa condanna fosse ad ogni costo indispensabile per salvare la credibilità della intera operazione investigativa Rinascita Scott», hanno dichiarato gli avvocati Giandomenico Caiazza, Salvatore Staiano e Guido Contestabile. «Sono dinamiche – ha aggiunto il collegio difensivo – che abbiamo drammaticamente imparato a conoscere in altri clamorosi casi giudiziari, a cominciare da quello di Enzo Tortora; e da quei casi giudiziari abbiamo anche imparato che, alla fine, l’innocenza dell’imputato verrà riconosciuta, seppure con imperdonabile ritardo, e dopo aver causato danni incommensurabili. Questo sarà, da subito, il nostro ancora più determinato impegno, questa la nostra certezza».
Il dispositivo di sentenza fa registrare anche la condanna di Giorgio Naselli, ex tenente colonnello dei carabinieri: ha rimediato due anni e 6 mesi (pm: 8 anni) per tre casi di rivelazione di segreto d’ufficio, mentre è stato assolto da una contestazione di abuso d’ufficio. L’ex finanziere Michele Marinaro, in servizio alla Dia di Catanzaro e poi alle dipendenze della presidenza del Consiglio nella sede di Reggio Calabria, è stato riconosciuto colpevole di concorso esterno e rivelazione di segreto d’ufficio e condannato a 10 anni e 6 mesi contro i 17 anni invocati dalla procura. I giudici del tribunale hanno poi condannato a 14 anni (15 quelli chiesti dai pm), l’avvocato vibonese Francesco Stilo, ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa, intralcio alla giustizia e favoreggiamento; è stato assolto invece per tre casi di rivelazione di segreto d’ufficio, corruzione in atti giudiziari e un caso di favoreggiamento. Condannato a un anno e sei mesi (chiesti 20 anni), l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino che, secondo il Tribunale di Vibo Valentia, non appartiene alla ‘ndrina di Piscopio: è stato assolto, infatti, dall’associazione mafiosa per non aver commesso il fatto, mentre è stato condannato per traffico di influenze illecite. L’ex sindaco di Pizzo ed ex presidente dell’Anci Gianluca Callipo, per il quale l’accusa aveva chiesto 18 anni, è stato assolto dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa (per non aver commesso il fatto), per due casi di abuso d’ufficio e per violazione delle leggi elettorali (perché il fatto non sussiste). Assolto anche l’ex assessore regionale Luigi Incarnato dall’accusa di traffico di influenze illecite. Nei suoi confronti erano stati invocati un anno e sei mesi di reclusione.
Sul banco degli imputati vi erano 338 imputati accusati, a vario titolo, di oltre 400 capi di imputazione, tra i quali associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, detenzione illegale di armi ed esplosivo, ricettazione, traffico di influenze illecite, trasferimento fraudolento di valori, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio aggravato, traffico di droga. Lo scorso 7 giugno l’accusa (rappresentata in aula dall’ex procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, oggi procuratore di Napoli, e dai pm Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo, Andrea Mancuso e Andrea Buzzelli) ha invocato 322 condanne – per un totale di 4.744 anni e 10 mesi di carcere – 13 assoluzioni e 3 nullità del decreto che dispone il giudizio. L’operazione Rinascita Scott è scattata il 19 dicembre 2019 e ha portato alla misura cautelare di 334 persone: 260 furono ristretti in carcere, 70 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti al divieto di dimora. Settanta indagati sono stati già condannati all’esito del processo definitosi con la modalità del rito abbreviato
lunedì, 20 Novembre 2023 - 18:57
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