Il suo incarico durerà un anno soltanto, perché in Consulta vi è stato già nove anni. Poca roba, ma dal forte significato politico. Parlamentare per cinque legislature prima con il Pci, poi con il Pds, professore emerito di Diritto costituzionale all’Università di Bologna, giurista di fama, esperto di riforme istituzionali, il magistrato Augusto Barbera è il nuovo presidente della Corte costituzionale.
La sua nomina è avvenuta ieri e ha già innescato le prime frizioni con il Governo Meloni. In conferenza stampa, Barbera ha contestato lo strumento politico del ricorso al voto di fiducia in Parlamento definendolo «espressione di una debolezza della maggioranza»; ha bollato come «obbrobriosi» i maxi-emendamenti perché «raccolgono istanze, interessi e progettini che i parlamentari non riescono nemmeno a conoscere e su cui si chiede la fiducia».
Quindi ha avvertito certi pezzi di politica: «Vari commentatori scrivono che ci sarà assalto all’indipendenza della Corte da parte della maggioranza. E’ un allarmismo di un costituzionalismo ansiogeno che non è in linea con le regole vigenti. Oggi non è possibile nessuna occupazione della Corte costituzionale. Se questa maggioranza vuole eleggere il giudice deve mettersi d’accordo con altre forze politiche o presentare un candidato che abbia un successo personale tale da spingere tutte le forze politiche votarlo. La Corte non può occuparla nessuno».
E’ arrivato invece un no comment sulla riforma del premierato o sulla riduzione dei poteri del presidente della Repubblica: «Queste riforme potrebbero arrivare al giudizio della Corte», ha osservato. Ragione per la quale non ha voluto esporsi. Tuttavia Barbera ha espresso l’auspicio che «si seguano le strade costituzionali» e dunque che l’approvazione avvenga «con la maggioranza più ampia, quella dei 2/3».
Parole che hanno mandato su tutte le furie Maurizio Gasparri, di Forza Italia, il quale, dopo un primo scontato comunicato di auguri, ne ha firmato un altro al vetriolo: «Amando il confronto schietto e diretto e avendolo conosciuto nel suo impegno politico e parlamentare, non ho nulla da ridire sulle sue considerazioni politiche di contestazione del Governo e del Parlamento. Lui è libero di esprimere queste valutazioni, molto severe in verità, pur essendo diventato Presidente della Corte costituzionale. Vuol dire che useremo la stessa libertà di espressione di fronte ad alcune sentenze della Corte costituzionale», ha osservato Gasparri. Che ha aggiunto: «Nel passato, anche recente, abbiamo letto delle sentenze che erano più simili ad un volantino di propaganda che ad un trattato di diritto. Chissà se sotto la presidenza Barbera, che peraltro quando sono state emesse queste sentenze già faceva parte della Corte, questo rito politicista della Consulta si rinnoverà». Ottantacinque anni, Barbera è stato votato da un collegio di 14 giudici: ad eccezione di una scheda bianca, tutti hanno fatto il suo nome. Manca all’appello un quindicesimo giudice: il Parlamento avrebbe dovuto sceglierlo in sostituzione di Silvana Sciarra il cui mandato è scaduto a novembre e a cui ora Barbera succede al vertice della Corte. Come primo atto il presidente Barbera ha nominato come vicepresidenti sono Giulio Prosperetti, Franco Modugno e Giovanni Amoroso.
A spianare la strada a un’elezione unanime, la lettera inviata ai componenti del collegio dal giudice più anziano per età e per nomina Franco Modugno. Tre pagine fitte per evidenziare che Barbera è il «più degno e meritevole aspirante alla posizione di Presidente della nostra Corte».
Barbera è un esperto di riforme: ha fatto parte nel 2013 della Commissione dei “Saggi”, costituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri per la revisione della seconda parte della Costituzione e in precedenza delle Commissioni Bozzi e De Mita-Jotti.
mercoledì, 13 Dicembre 2023 - 13:52
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