Tra riforme approvate e, peggio ancora, quelle annunciate, anche a Napoli per l’Anm ce n’è abbastanza da lanciare l’allarme. «La nostra posizione – premette a margine della cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario Ida Teresi, presidente della giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati – è sempre di percorrere il dialogo istituzionale, il rispetto reciproco, in una funzione complessiva che sia quella della garanzia delle istituzioni democratiche e per la tutela della collettività». Ma per «aversi questo, non si può assolutamente immaginare di arrivare ad un pubblico ministero pericoloso, quale sarebbe quello non indipendente e politicizzato».
E allora, nel mirino c’è il ddl Nordio, con la madre di tutte le riforme: la separazione delle carriere. «Invece – ribadisce il pm Teresi – crediamo fortemente nella cultura unitaria della giurisdizione, in capo a giudici e pubblici ministeri». Ma è solo l’inizio. «Ci preoccupa – spiega la presidente della giunta distrettuale – la strumentalità degli argomenti volti a legittimare il depotenziamento delle intercettazioni: l’unico strumento investigativo davvero utile per accertare fatti a strutturale componente omertosa quali la corruzione e la mafia». I costi degli ascolti, infatti, «sono grandemente sotto controllo e di gran lunga inferiori rispetto al costo di quei delitti, le regole ci sono, e sono restrittive».
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C’è poi la cancellazione del reato di abuso d’ufficio. «La decisa virata verso la depenalizzazione di condotte di pubblici amministratori – sostiene Teresi – produrrà ingiustificata impunità: un sostanziale salvacondotto per la lesione delle finanze pubbliche e per l’offesa del diritto dei cittadini ad avere servizi pubblici efficienti”. E inoltre «preoccupa l’affermazione secondo la quale la corruzione in Italia sarebbe più percepita che reale». Ma non basta. Desta ansia pure la stretta sulla cronaca giudiziaria, il “bavaglio” già passato alla Camera. «La legge sulla impubblicabilità delle ordinanze cautelari – avverte il pm Claudio Siragusa, componente della giunta distrettuale – è una riforma sbagliata, che determinerà una lesione del diritto del cittadino ad essere informato».
E ci sono pure norme già in vigore, con l’aura della rivoluzione copernicana. Ma con effetti paradossali, per l’efficienza processuale: il processo penale telematico, il cui definitivo lancio è della riforma Cartabia. «Per far funzionare un processo penale occorrono norme razionali – denuncia Teresi -, in questo momento le procedure sono rese ancora più complicate e complesse, non c’è stato uno snellimento. Questo diventa ancora più grave se si pensa alla carenza di organici». Lo stesso procuratore capo Nicola Gratteri, nel corso della cerimonia, ha denunciato i rischi della digitalizzazione. «Siamo stati costretti – rincara Teresi – a utilizzare l’informatica giudiziaria, trasformando la nostra attivata quasi in quella di operatori di data entry, senza però avere un sistema completo. Siamo in esercizio nello stesso periodo del rodaggio del sistema». Insomma la lista delle doglianza è lunga, per le toghe. «Sono i cittadini che dovrebbero protestare», chiosa il pm Cristina Curatoli della giunta distrettuale, per quanto queste riforme potrebbero incidere «sulla capacità dei magistrati di dare risposte e assicurare giustizia». Auspicando non prevalga la rassegnazione.
sabato, 27 Gennaio 2024 - 22:28
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