Si dice soddisfatto che il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e quello della Basilicata si siano «svegliati» sul tema dell’autonomia differenziata e si rammarica che ciò sia accaduto solo ora, perché «forse potevamo organizzarci un po’ prima, quando lo chiamai (il riferimento è a Occhiuto, ndr) prima del 16 febbraio e mi disse che aveva qualche problema a livello nazionale». Ma Vincenzo De Luca non è uno che piange sul latte versato, e così nella diretta Facebook del venerdì ributta la palla in campo, lanciando una nuova proposta che le opposizioni di governo, è il suo auspicio, dovrebbero cavalcare: «Io propongo alle forze di opposizione, ma anche agli amici di Forza Italia che vogliono fare seriamente la battaglia a tutela del Sud, di approvare due emendamenti subito: vietare a tutte le Regioni, Nord e Sud, ma soprattutto a quelle che chiedono l’autonomia differenziata, la possibilità di fare contratti integrativi regionali per la sanità e per la scuola. Questo è un elemento di garanzia della non rottura del sistema sanitario nazionale», dice.
Quindi aggiunge: «Dobbiamo approvare anche un altro emendamento se vogliamo che le parole dette dagli amici del Nord non siano truffaldine, se vogliamo misurarci sul piano dell’efficienza: per tutte le Regioni, del Nord e del Sud, la quantità di risorse stanziate dal fondo sanitario nazionale deve essere uguale per ogni cittadino. Così come il numero dei dipendenti della sanità pubblica deve essere uguale a tutte le Regioni. Siamo pronti ad accettare una cosa del genere? Se approviamo questi due emendamenti, per quello che mi riguarda possiamo andare avanti». Con questi due emendamenti, si eviterebbe la via referendaria. Da Roma prendono nota.
Quel che è certo è che Movimento 5 Stelle e Partito democratico intendono dare battaglia. «La riforma dell’autonomia differenziata è pericolosa per il Paese perché rende più fragile l’intero paese, meno dinamico, meno competitivo, che penalizza fortemente il Sud spaccando in due l’Italia. Si creeranno purtroppo per legge cittadini di serie A e serie B. Sarà impossibile vivere al Sud nei prossimi anni, perché mancheranno servizi essenziali alle persone, sanità, servizi politiche sociali, trasporti pubblici», spiega il deputato del Pd Piero De Luca intervenendo a un convegno organizzato da Asmel a Napoli. «Noi continueremo la nostra battaglia contro questa riforma scellerata frutto di un patto di potere nell’ambito delle forze di destra, con il premierato che voleva Fratelli d’Italia e la riforma della Giustizia che voleva Forza Italia – aggiunge -. Saremo pronti alla grande mobilitazione per raccogliere firme e avviare la consultazione referendaria. Non possiamo permettere che questa proposta di legge sbagliata e secessionista entri in vigore e produca danni al nostro paese». E la via del referendum è quella per ora più battuta. Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, a margine di un’iniziativa alla Fornace di Sammontana di Montelupo Fiorentino (Firenze) per celebrare i 50 anni della Cgil Toscana in un luogo simbolo del mondo operaio, ha annunciato che «stiamo già lavorando per raccogliere le firme per un referendum abrogativo coinvolgendo tutti i soggetti sociali e politici che nel nostro paese vogliono contrastare questo disegno».
Il Movimento 5 Stelle ha anche scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella pregandolo di «voler valutare l’opportunità di esercitare la sua prerogativa costituzionale» di rinvio alle Camere della riforma appena diventata legge, perché «scardina l’assetto costituzionale». Un allarme lo ha acceso anche la Commissione Ue, sottolineando in documento di lavoro (redatto prima ma reso noto nel giorno del via libera a Montecitorio) che «la devolution di ulteriori competenze alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e le finanze pubbliche del Paese». Il monito di Bruxelles si concentra sui Lep: «Poiché garantiscono solo livelli minimi di servizi e non riguardano tutti i settori, vi sono ancora rischi di aumento delle diseguaglianze regionali» che già esistono tra Nord e Sud, ma anche tra aree urbane e periferiche. Una nuova sponda per le opposizioni, che proprio sui Lep fondano gran parte delle contestazioni e si stanno organizzando, per ora in ordine sparso, per arrivare a un referendum abrogativo di quella che hanno da tempo bollato come la riforma «spacca-Italia».
C’è anche la possibilità che il referendum sia chiesto da cinque Consigli regionali, esattamente quanti quelli in cui il centrosinistra ha attualmente la maggioranza.
Ha provato a spegnere le proteste il ministro Nello Musumeci: «Il Sud deve smettere di continuare a piangere. Noi abbiamo bisogno di competere con il Nord, sapendo che i nostri obiettivi sono diversi da quelli delle regioni settentrionali. Ma per fare questo dobbiamo liberarci dalla teoria della questione meridionale. Il provvedimento adottato ieri mette le classi dirigenti, tanto al nord quanto al sud, di fronte alle proprie responsabilità. Io ho votato il provvedimento al Senato e non avrei mai votato un provvedimento che potesse pregiudicare l’unità d’Italia».
venerdì, 21 Giugno 2024 - 19:56
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