Ddl intercettazioni, il Senato approva il tetto dei 45 giorni con i sì di Iv. Scarpinato (M5s): «È favoreggiamento al crimine»

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A piccoli pezzi il Governo ridisegna il mondo della Giustizia e delle norme. Ieri sera (9 ottobre), con 83 voti favorevoli, 49 contrari e un astenuto, l’aula del Senato ha approvato il disegno di legge «in materia di intercettazioni tra l’indagato e il proprio difensore e proroga delle operazioni», a prima firma del capogruppo di Forza Italia Pierantonio Zanettin. Il testo passa ora alla Camera per la seconda lettura.
Il ddl stabilisce tra le altre cose che le intercettazioni «non possono avere una durata complessiva superiore a 45 giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione». Questo periodo – è la proposta – va aggiunto all’articolo 267, comma 3, del codice di procedura penale.

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«Il Ddl sulle intercettazioni è una riforma equilibrata. Il tentativo è quello di mediare tra il sacrosanto diritto alle indagini e la tutela della riservatezza», ha commentato oggi il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto conversando con i giornalisti davanti Montecitorio. «Le intercettazioni sono perfettamente prorogabili se vi sono gli estremi per farlo, si introduce soltanto la necessità di una motivazione rafforzata, niente di più. Nessun impedimento, nessuno stop, nessun blocco, solo una scelta di equilibrio tra beni parimenti meritevoli di tutela, peraltro affidata al rassicurante vaglio del Giudice», ha aggiunto.

Tra le opposizioni ha votato a favore del provvedimento solamente Italia viva. Con il ddl sulle intercettazioni «viene posto un limite temporale che si può estendere su provvedimento motivato del giudice» e «non è una resa dello Stato rispetto alla criminalità», altrimenti «affermiamo l’idea che chi intercetta ha sempre ragione e gli intercettati sono cittadini potenzialmente criminali» che «non sono sottoposti alla tutela costituzionale», ha detto in Aula il leader di Italia viva, Matteo Renzi. «Non posso accettare che nel dibattito si faccia passare il messaggio che chi accetta di mettere limiti, sulla base di valori costituzionali e di provvedimenti della Corte di Cassazione, sia uno che abdica di fronte alla criminalità», ha spiegato per poi concludere: «Non sta facendo un regalo alla criminalità, sta difendendo la Costituzione della Repubblica italiana».

Proteste, invece, da parte di tutti gli altri partiti delle opposizioni. «Non si può scegliere un termine draconiano privo di alcuna ragionevolezza e motivazione perché ne va della possibilità di indagare, di accertare reati gravissimi come un omicidio», ha detto in Aula Alfredo Bazoli, senatore del Pd. Sulle indagini per alcuni reati «non si può usare l’accetta», ha aggiunto. «Il governo affronta in maniera superficiale e quindi pericolosa la delicata questione della proroga dei termini delle intercettazioni. L’esecutivo intende, infatti, porre un tetto di 45 giorni, tranne eccezioni, alla durata dell’uso delle intercettazioni, di tutte le intercettazioni. La cosa – ha aggiunto Bazoli – è fonte di grande preoccupazione visto che il periodo di tempo è stato stabilito in assenza di qualsiasi studio appropriato e di verifica sui dati a disposizione. Non vi è stata alcuna fase istruttoria e il necessario lavoro di commissione è stato saltato totalmente. Dalla limitazione dei tempi sono esclusi, solo grazie al nostro intervento, i reati di criminalità organizzata e terrorismo». «Ciò significa che o emergono nei 45 giorni previsti elementi tali da motivare la richiesta di proroga o si perde l’uso di questo strumento decisivo per inchieste su reati gravissimi quali la corruzione, l’usura, la bancarotta fraudolenta, la violenza sessuale», ha sottolineato.

Il senatore M5s Roberto Scarpinato ha addirittura parlato di «vero e proprio favoreggiamento del crimine» e di «disarmo unilaterale dello Stato». Il ddl intercettazioni, ha aggiunto Scarpinato, è «un prezzo enorme che si fa pagare a tutto il Paese pur di raggiungere il risultato dell’impunità di casta». Non solo: «La maggioranza con questa riforma – ha denunciato – sta statuendo che per reati gravissimi come stragi, omicidi plurimi, femminicidi, rapine ed estorsioni aggravate, reati da ‘Codice rosso’, tratta di persone, traffico di organi, acquisto ed alienazione di schiavi e tanti altri reati previsti dall’art. 407 del Codice di Procedura penale, la magistratura può indagare per due anni e, tuttavia, dopo appena 45 giorni se non ha la sorte di acquisire in tale manciata di giorni elementi specifici e concreti, deve staccare la spina delle intercettazioni e proseguire le indagini per gli altri ventidue mesi solo con gli stessi mezzi che si utilizzavano prima dell’era tecnologica: pedinamenti, osservazioni a distanza, acquisizione di documenti, eccetera».

giovedì, 10 Ottobre 2024 - 18:20
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