L’omicidio di Giulia Tramontano e del bimbo, Thiago, che portava in grembo è «un viaggio nell’orrore di un brutale omicidio». In Corte d’Assise a Milano, le pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella tirano le somme del difficile processo sulla morte della 29enne di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, accoltellata ben 37 volte da quello che era il suo compagno, Alessandro Impagnatiello. E dopo una durissima requisitoria la conclusione non può non essere che la pena dell’ergastolo per i reati di omicidio aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà, dalla premeditazione e dal rapporto affettivo di convivenza. Inoltre, l’accusa nei suoi confronti è anche di interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere. Ma non è tutto: i pm chiedono anche 18 mesi di isolamento diurno in carcere come conversione delle pene a 6 anni e 2 anni per gli altri due capi d’imputazione, cioè il procurato aborto e l’occultamento di cadavere per coprire l’omicidio. Per le pm, infine, non vanno concesse le attenuanti generiche a Impagnatiello perché «nell’orrore non c’è stato nemmeno un momento» in cui è possibile «spendere una parola favorevole». Impagnatiello ascolta impassibile in aula. Pochi passi più in là ci sono la mamma di Giulia, Loredana Femiano, i figli Chiara e Mario, e altri parenti: indossano tutti indossano una spilla con la foto della 29enne incinta che accarezza il pancione.
Alessandro Impagnatiello, è storia drammaticamente nota, aveva una relazione con una collega di lavoro. Giulia l’aveva scoperto, aveva pure incontrato l’altra donna che ignorava l’infedeltà del barman che lavorava presso l’Armani Caffè di Milano, e la sera dell’omicidio gli aveva comunicato la volontà di lasciarlo. Ma Impagnatiello anziché accettare la fine di una storia che egli stesso aveva calpestato, afferrò un coltello da cucina e si avventò su Giulia con furia disumana, cercando prima di bruciarne il cadavere e poi scaricando il corpo poco lontano da casa. «L’essere umano è capace di fare cose drammatiche senza nessun disturbo psichiatrico, fa paura accettare questa verità, che anche gli uomini normali possano commettere delitti efferati contro le persone che dicono di amare ma dobbiamo tutti avere il coraggio di accettarlo, non dobbiamo avere paura di cosa gli uomini siano in grado di fare», hanno sottolineato i due magistrati, rimarcando come Impagnatiello abbia agito nella piena consapevolezza delle sue facoltà mentali. Ecco perché per i pm l’omicidio di Giulia e del suo bambino non è «follia» ma «crudeltà»: questo «processo ci ha portato verso l’orrore, ci ha mostrato la vera crudeltà, la manipolazione, l’ambiguità, questo processo è stato un’occasione per tutti noi per affacciarsi sul burrone e ci ha mostrato la banalità del male», hanno aggiunto i magistrati invitando i giudici popolari della Corte d’Assise ad «avere il coraggio di guardare» la banalità del male. Un male che si è avventato su Giulia all’improvviso. «Impagnatiello è un bugiardo. È uno psicopatico, bugiardo e senza scrupoli – ha aggiunto la pm Menegazzo -. Non c’è nessun segno di difesa nella povera Giulia, nessuno. Questo perché lui, quando è tornato a casa, ha organizzato un vero e proprio agguato. Qui davanti a voi ha raccontato una storia che non ha senso. La scena del crimine è stata preparata con estrema cura».
Tra le menzogne menzionate dal pubblico ministero, anche quella sul veleno per topi, che Impagnatiello aveva detto in aula di aver somministrato alla compagna per due volte allo scopo di indurle un aborto. «Ha provato a manipolare tutti i dati processuali: c’è stato un avvelenamento sistematico. Ha provato a farci credere che il topicida era diretto all’interruzione della gravidanza e, smentendo tutti i risultati scientifici dell’autopsia, ha detto che le avrebbe somministrato veleno solo due volte. Peraltro – ha aggiunto la pm – in una scena raccapricciante da film dell’orrore, cioè mentre Giulia dormiva. Non è andata così. La quantità di veleno purtroppo era tale da aver superato la placenta. Non sono state due somministrazioni».
E ancora: «Fa molta paura accettare questa verità, cioè che anche gli uomini cosiddetti normali possano commettere delitti tanto efferati, anche nei confronti delle persone che dicono di amare – ha detto la pm Menegazzo -. Ma dobbiamo avere tutti il coraggio di accettare questa verità. Non dobbiamo avere paura di vedere da vicino cosa gli uomini sono in grado di fare. Non è follia, è crudeltà». Una crudeltà che secondo i pm tutt’oggi alberga nel cuore di Impagnatiello che non ha mai mostrato un segnale di pentimento. L’ex barman, hanno sottolineato i magistrati, «ha mentito» agli investigatori e alla Corte d’assise in aula, «alla famiglia» e a «sua madre» portata in giro nelle prime ore del delitto alla ricerca di telecamere di sorveglianza che avessero ripreso la ‘finta’ fuga di Giulia Tramontano. Non ha «mai avuto una parola per Giulia, per la famiglia e il bambino. Non ha mai dato prova di un sincero cambiamento, ha sempre cercato di manipolare le persone».
lunedì, 11 Novembre 2024 - 16:35
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