La condanna è arrivata, com’era prevedibile. Ed è arrivata in una data simbolo della violenza sulle donne: oggi, 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Alessandro Impagnatiello, barman di un locale di lusso prima di finire in manette, è stato condannato all’ergastolo, con isolamento diurno per tre mesi, per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, che era incinta al settimo mese del piccolo Thiago. Un «viaggio nell’orrore» lo aveva definito il pm Alessandra Menegazzo nel corso della requisitoria, consumatosi la sera del 27 maggio 2023 nella loro casa di via Novella 14 a Senago, in provincia di Milano.
Giulia, originaria di Sant’Antimo nel Napoletano, aveva scoperto la doppia vita di Impagnatiello, che aveva una relazione parallela con una collega di lavoro (all’oscuro del legame ancora vivo tra lui e Giulia), e quella sera aveva affrontato Alessandro, comunicandogli l’intenzione di lasciarlo. Lui, per tutta risposta, afferrò un coltello da cucina e colpì Giulia con 37 coltellate. Un massacro. La Corte d’Assise di Milano, che ha firmato la sentenza, ha riconosciuto i reati di omicidio volontario con tre aggravanti (aver ucciso la convivente, con premeditazione e per aver agito con crudeltà) interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere con l’aggravante di averlo commesso per coprire l’omicidio (l’imputato aveva cercato di bruciare il cadavere due volte nella vasca da bagno e nel box con alcol e benzina, poi lo avvolse in sacchi di plastica gialli e lo abbandonò in un’intercapedine di via Monterosa a Senago). Esclusa, invece, l’aggravante dei motivi futili e abietti. La Corte ha riconosciuto anche una provvisionale – una sorta di risarcimento danni che sarà liquidato in sede civile – in favore della famiglia di Giulia (i genitori e i fratelli) pari a 700mila euro; l’imputato dovrà saldare 18mila euro di spese legali. Non è tutto: i giudici hanno dichiarato Impagnatiello decaduto dalla responsabilità genitoriale per il figlio avuto da una precedente relazione; hanno inoltre disposto l’interdizione dell’imputato anche dai pubblici uffici.
Alla lettura del dispositivo, nell’aula si è levato un timido applauso mentre la madre di Giulia Tramontano, Loredana Femiano, è scoppiata in un pianto disperato a pochi metri di distanza da Impagnatiello che, è rimasto impassibile, accanto alle sue legali, avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia. L’uomo, è emerso durante le indagini, aveva cominciato ad avvelenare Giulia già a partire dal dicembre 2022, appena scoperta la gravidanza della compagna: si era procurato del topicida e lo aveva somministrato alla 29enne, in più occasioni. dopo aver effettuato ricerche online sugli effetti del veleno sull’uomo e sui feti.
«Non abbiamo mai parlato di vendetta, non esiste vendetta. Abbiamo perso una figlia, un nipote, abbiamo perso la nostra vita. Io non sono più una mamma, mio marito non è più un papà, i nostri figli saranno segnati a vita da questo dolore», ha commentato Loredana Femiano. Al suo fianco il marito Franco Tramontano: «Oggi non abbiamo vinto, abbiamo perso in tutto». Ha lanciato un messaggio anche Chiara Tramontano, sorella di Giulia: «Non lasciamo che altri ragazzi diventino uomini senza conoscere il rispetto verso le donne», ha detto, prendendo parte al flash mob contro la violenza di genere organizzato fuori dal Tribunale di Milano dal Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati.
lunedì, 25 Novembre 2024 - 16:24
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