Nelle ore in cui i giudici della Corte d’Assise di Milano decidevano la condanna all’ergastolo per Alessandro Impagnatiello in relazione all’omicidio della compagna Giulia Tramontano, in Corte d’Assise a Venezia il pubblico ministero Andrea Petroni tirava le somme di un altro femminicidio che ha scosso le coscienze. Ieri, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere, il pm Petroni ha chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta, il 23enne – reo confesso – che ha ammazzato la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin l’11 novembre del 2023 per poi darsi alla fuga fino in Germania. I reati contestati sono omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Il delitto – ha ricostruito il magistrato – si è consumato in due fasi, durate meno di 20 minuti. Sul corpo di Giulia sono state rilevate 75 coltellate, delle quali 25 lesioni da difesa alle braccia, e altre 50, tra cui quella mortale, che ha reciso un’arteria del collo e una vertebra. «Ferite di difesa», le ha definite il pm Petroni. Ferite «indice di brutalità», ha incalzato.
Fu l’epilogo di una vera e propria ossessione sviluppata da Turetta. Un’ossessione che il pm ha raccontato anche attraversi i dialoghi via social in cui Turetta minacciava Giulia, si lamentava con lei, presentandosi come ‘vittima’, e quelli di Giulia, che raccontava di avere ormai “paura di Filippo”, confidandosi con le amiche, spiegando che di quel ragazzo non ne voleva più sapere. Tutto fino all’ultima concessione, l’incontro alla vigilia della laurea, nell’ultima e fatale serata. Il pm ha poi insistito sulla sussistenza delle aggravanti, a cominciare dalla premeditazione che «è certa, un caso di scuola», e sulla necessità di non concedere attenuanti: «Nella scorsa udienza, il suo legale ci ha voluto spiegare chi era ma noi lo abbiamo capito benissimo. Turetta non è una di quelle persone in debito con lo Stato. Era di buona famiglia, andava nelle scuole che frequentano i nostri figli, aveva buoni voti. Si stava per laureare in una facoltà à complessa, aveva la macchina e il motorino – è il profilo tracciato -. Aveva tutte le possibilità e le condizioni culturali per scegliere cosa fare». Ha scelto di uccidere, pianificando ogni singola azione. Dal 7 novembre al giorno dell’omicidio di Giulia Cecchettin, Turetta scrive tutto ciò che occorre: compra il nastro adesivo, si procura i coltelli e i sacchi neri per nascondere il corpo
senza vita, acquista le mappe stradali per la fuga, si procura delle provviste, fa l’unico prelievo dell’anno al bancomat, studia come legarla e tapparle la bocca, cerca come navigare online senza lasciare traccia, cerca luoghi isolati per liberarsi della vittima, come la nicchia – vicino al lago di Barcis – dove la ventiduenne è stata trovata.
«Mi sembra difficile trovare una premeditazione più di questa, si parte non 12 ore ma quattro giorni prima, attraverso azioni eseguite quotidianamente – ha spiegato il magistrato -. Sono azioni preparatorie ed esecutive, soprattutto in un rapporto costante con la persona offesa”. Il pm parla della ‘lista delle cose da fare’. “Ogni volta che viene allontanato reagisce eseguendo le cose della lista. La modifica alle 15.25 dell’11 novembre, poco prima di incontrarla l’ultimo giorno, perché spunta le cose fatte, e la cancella alle 4.30, dopo l’occultamento del corpo. L’aveva creata mentre litigava in chat con la vittima, poi dal 9 all’11 ogni giorno ha eseguito alcuni di questi punti. Il piano ha seguito la lista e quando Turetta ha finito l’ha cancellata». Tutto quello che era contenuto nell’elenco è stato utilizzato da Filippo che ha nascosto il cadavere in una zona individuata anche attraverso le ricerche sul web «in una nicchia rocciosa che io non so come abbia fatto a individuare alle tre di notte. Se quella settimana avesse nevicato staremmo ancora cercando il corpo». I sacchi neri sono serviti a coprire il cadavere vicino al lago di Bracis. «L’imputato – ha detto – che gli servivano per mettere delle cose, ma e’ stato rinvenuto il rotolo lì vicino». Sull’aggravante della crudeltà: «Immaginate cosa significhi essere silenziati, lo scotch e la pressione sulla bocca, i 25 tagli sulle mani, le ferite, le urla: la crudeltà». Il pm ha censurato anche le dichiarazioni rese da Turetta nella fase delle indagini: «Non è vero che voleva suicidarsi, lo ha detto per giustificare la fuga in chiave vittimistica e alla parte offesa lo diceva per manipolarla, come ha cercato di manipolare la magistratura». Turetta, dunque, è un giovane che ha cercato in ogni modo di “soffocare” Giulia, di tenerla legata a sé. Lo aveva capito anche lei, che alla fine della loro relazione, nel luglio 2023, scriveva in un memorandum: «Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da solo, tendenzialmente i tuoi spazi non esistono, dice cattiverie pesanti e minacce quando litighiamo, mi controlla». E le sue paure Giulia le manifesta allo stesso Turetta in un messaggio dell’ottobre 2023: «Mi spaventi, ti comporti come uno psicopatico, inizi a farmi paura».
Dopo il pm hanno preso la parola le parti civili, quelle del padre di Giulia, Gino Cecchettin, della
sorella Elena, il fratello Davide, la nonna Carla e lo zio Alessio. I legali hanno lanciato sostanzialmente un messaggio: Giulia deve essere un simbolo, dentro e fuori dall’aula, è stata uccisa per motivi futili e abbietti. La richiesta complessiva di risarcimento è stata indicata in 2.150.000 euro. «Noi siamo qui perché Giulia era una ragazza buona, avrebbe potuto allontanarsi da Turetta fino all’ultimo secondo ma non l’ha fatto per la paura che lui si facesse del male, probabilmente lui ha approfittato anche del momento di debolezza dopo la morte della madre di lei. Lo psicologo di Giulia, sentito come teste, ha detto che lei tendeva a mortificare le proprie aspettative anche attraverso lo studio congiunto con Filippo che le faceva trascurare la sua preparazione». Oggi tocca alla difesa, con l’avvocato Giovanni Caruso che potrebbe tentare la carta della ‘giustizia riparativa’ (non uno sconto di pena, ma un percorso di ‘redenzione’). Il 3 dicembre le eventuali repliche e la sentenza.
martedì, 26 Novembre 2024 - 10:14
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