Scoppia a piangere davanti alle telecamere. Scoppia a piangere quando – dopo 36 anni di lavoro – si ritrova a lanciare un appello alle istituzioni perché, quasi a fine carriera, gli è caduta tra capo e collo la mannaia del rischio licenziamento e l’incubo, data la sua età, di non riuscire più a ricollocarsi.
Davanti ai cancelli dello stabilimento Stellantis a Pomigliano d’Arco, Pasquale e i suoi colleghi della Trasnova protestano da ieri mattina, lunedì 2 dicembre. Hanno raggiunto il polo automobilistico e giurano che «resteremo qui ad oltranza finché non arriveranno risposte». Le risposte che chiedono sono quelle relative al loro futuro occupazionale. Trasnova opera nel settore della logistica e dei trasporti ed ha una commessa da Stellantis che scade il 31 dicembre.
Ebbene, Stellantis ha reso noto che non rinnoverà l’accordo, sottraendo così a Trasnova fiumi di introiti necessari ad assicurare il sostentamento delle posizioni lavorative di circa 100 persone, tutte attualmente con contratto a tempo indeterminato. Ma quello che sembrava un contratto per la vita, adesso rischia di essere carta straccia. «È ovvio che adesso arriverà una lettera di licenziamento – dice uno dei lavoratori in protesta -. Ma perché? Qualcuno deve darci delle risposte e delle garanzie». I lavoratori si rivolgono ai piani alti della politica: «Dov’è il Governo, dov’è Giorgia Meloni?». «Dopo 36 anni – dice Pasquale tra le lacrime – vengo buttato via con uno straccio vecchio. Che faccio? Vado in chiesa, alla Caritas? Dove sta il lavoro? Qua non c’è niente. Questa era la nostra certezza. E ora? Come si può buttare via dei lavoratori come delle pezze da piedi?». Pasquale si rivolge al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: «Che si faccia vedere, che ci diamo una mano». L’urgenza, incalza Pasquale, è «aprire immediatamente un tavolo di crisi, prima che succeda l’irreparabile». A rischio licenziamento circa 400 i lavoratori di Trasnova impiegati negli stabilimenti Stellantis italiani. «Fate qualcosa per noi – aggiunge Pasquale -, perché dopo di noi ci saranno altri che faranno la stesa fine».
Alla protesta dei lavoratori di Trasnova si sono uniti anche lavoratori provenienti dai plant di Cassino e Melfi. Sul posto, ieri, si sono affacciati anche diversi politici. Hanno incontrato i lavoratori i parlamentari del Pd Marco Sarraccino e Arturo Scotto, che chiedono «ad horas la convocazione urgente di un tavolo istituzionale presso i Ministeri competenti, anche alla luce di quanto sta accadendo a livello societario a Stellantis con le dimissioni dell’ad Tavares». «Occorre consentire la prosecuzione del rapporto con Trasnova oltre il prossimo 31 dicembre o, in alternativa, far si che sia la stessa Stellantis a internalizzare i lavoratori – aggiungono -. Ci auguriamo che il governo non rimanga sordo alle richieste dei sindacati e che si apra immediatamente il confronto».
Poi verso le 13 arriva pure il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, che trasforma la sua “visita” in una sorta di comizio politico nel corso del quale mette sul banco degli imputati il Governo e la premier Giorgia Meloni: «Il Governo ha tolto 4,6 miliardi per l’automotive per destinarli ad armi e difesa. Tutto questo non va assolutamente bene e noi non vogliamo il riarmo. I lavoratori e i cittadini non vogliono nuove armi, vogliono lavoro, vogliono sicurezza per quanto riguarda anche il loro futuro», dice Conte. «Oggi il Movimento 5 Stelle è al fianco dei lavoratori di Stellantis e dell’indotto che rischiano di rimanere concretamente senza un lavoro», aggiunge assicurando che «daremo battaglia».
Mercoledì in Parlamento, promette, «incalzeremo il ministro Urso su questa situazione. Chiediamo a tutte le forze politiche, senza distinzione di colore, di sedersi a un tavolo per fare una strategia comune da realizzare a livello europeo, altrimenti qui non se ne esce».
Poi si rivolge a Meloni: «Cara Meloni, ma cosa hai fatto tu con Stellantis? Li vuoi incontrare o no? Stai pensando se ti si nota di più se li vedi o non li vedi? Questo è un Governo o una marionetta?».
Quindi chiede che John Elkann «venga a riferire in Parlamento» e che si assuma «la responsabilità diretta con gli altri soci per venire a sedersi con il governo italiano, con la politica anche a livello europeo, per cercare di portare e costruire un piano industriale serio che dia sicurezza e futuro all’automotive».
martedì, 3 Dicembre 2024 - 10:48
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