La bomba Trasnova è esplosa ed è esplosa nel quinto giorno di protesta che incendia l’ingresso dello stabilimento G.B. Vico di Stellantis a Pomigliano d’Arco. L’azienda che opera nel settore della logistica e dei trasporti e ha i suoi impianti in tutti gli stabilimenti Stellantis ha consegnato ai sindacati di categoria la lettera di licenziamento collettivo di 97 unità sulle 400 attive in tutta Italia. Il motivo è semplice: Stellantis non ha rinnovato la commessa in scadenza il 31 dicembre e Trasnova ha deciso di ridurre il personale. Né, spiega l’azienda, vi è una «soluzione alternativa» come la cassa o solidarietà perché si tratta di «esuberi strutturali» dal momento che Trasnova opera in regime di «monocommittenza» con Stellantis e non ha altri cantieri a cui destinare la manodopera. Nel dettaglio i lavoratori licenziati nello stabilimento di Pomigliano d’Arco sono 94, uno a Melfi, 28 a Piedimonte San Germano e 14 a Mirafiori (qui però il licenziamento è differito al 31 marzo 2025, data di scadenza del contratto con Stellantis).
La brutta notizia era purtroppo attesa dai lavoratori: già quando Stellantis ha comunicato il mancato rinnovo dei contratti con Trasnova, a Pomigliano d’Arco i lavoratori sono saliti sulle barricate, avendo ben chiara la strada che Trasnova avrebbe imboccato. Ed è nel cuore della protesta che oggi si è tuffata anche la segretaria del Pd Elly Schlein (pochi giorni fa è arrivato il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte). «Presidente, non ci abbandonate», le hanno urlato i lavoratori che l’hanno letteralmente circondata. «Noi non vogliamo ammortizzatori sociali e la cassa, vogliamo lavorare», hanno gridato. Qualcuno ha letto la letterina a Babbo Natale scritta da Sofia, figlia di uno dei lavoratori della Trasnova: «Caro papà, ti vedo sempre triste e so che sta succedendo qualcosa di brutto. Voglio un solo regalo, che tu torni ad essere il mio papà sorridente».
Dal canto suo Schlein ha promesso che il Pd darà battaglia, anche perché il timore è che la strategia Stellantis possa essere assai catastrofica: «Abbiamo visto chiusure, abbiamo visto Grugliasco, Maserati. Abbiamo visto la vendita di Comau a un fondo investimenti internazionale. Sono questioni che abbiamo portato anche nell’audizione con l’ormai ex ad Tavares su cui ancora aspettiamo risposte concrete – ha detto Schlein -. Siamo preoccupati che quanto sta accadendo oggi sia il segnale di una smobilitazione più ampia. Temiamo che questo sia un antipasto che colpisce prima l’indotto e poi la produzione». La certezza per Schlein è che «qualcuno sta giocando sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici e questo il Pd non lo può permettere». Il primo appuntamento utile per le trattative è il 10 dicembre, in occasione del tavolo al Mimit anche se Schlein spera che il tavolo si sposti a Palazzo Chigi perché «quello al Mimit si è rivelato inutile». Ad ogni modo al tavolo «quello a cui puntiamo è che si blocchi la procedura, si riconfermi la commessa e si dia un futuro a questi 400 operai, alcuni dei quali lavorano qui da 21 o da 35 anni». «Questi lavoratori sono quelli che tengono in piedi il nostro Paese: non si possono lasciare 400 famiglie per strada, peraltro appena prima di Natale – ha insistito Schlein -. Vogliamo serietà e chiarezza per questi lavoratori e per queste famiglie».
Ma la battaglia del Pd è più ampia. Sul tavolo non c’è solo la crisi Trasnova, ma la crisi dell’automotive. Ecco perché, per Schlein, il Governo deve invertire la rotta, adottando una serie di strategie funzionali a risollevare il comporto: il Governo deve «ritirare il taglio di 4,6 miliardi all’automotive; discutere le proposte della mozione unitaria delle opposizioni per dare un futuro a questo settore strategico; abbattere i costi dell’energia che sono i più cari d’Europa, a danno di imprese e famiglie; battersi con noi per un Fondo europeo che accompagni la conversione dell’automotive e sostenga i suoi lavoratori». Stellantis, invece, deve «assumersi le sue responsabilità davanti al Paese». Ad Elkann, ha detto ancora Schlein, «chiediamo di venire a riferire in Parlamento; di confermare la commessa Transnova; di presentare un vero piano industriale che garantisca l’occupazione diretta e l’indotto; di riportare produzioni in Italia, puntando sulle auto elettriche per il mercato di massa; di tornare a investire in ricerca e sviluppo in Italia; di sbloccare il progetto della Gigafactory a Termoli».
È già in campo il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Nella diretta Facebook del venerdì , lo “sceriffo” ha osservato che «è evidente che dovremo difendere con i denti Pomigliano e le nostre strutture produttive, dirette e dell’indotto». «Non ci possiamo consentire di perdere posti di lavoro nel campo dell’automotive nella regione Campania – ha spiegato -. La prossima settimana avremo un incontro coi sindacati prima dell’incontro a Roma. E’ una situazione estremamente delicata che va seguita con il massimo dell’attenzione. Il problema dell’auto riguarda il mondo intero e specificatamente l’Europa: hanno problemi la Volkswagen,, l’Audi. Ma non c’è dubbio che su Stellantis sono stati errori clamorosi».
venerdì, 6 Dicembre 2024 - 22:47
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