«Rispetto la sentenza per dovere civico, ma sono sbigottito ed incredulo». Danilo Iervolino, l’imprenditore che ha sdoganato l’università telematica creando “Pegaso” e che si è poi lanciato nel calcio e nell’editoria (aveva comprato l’Espresso, poi ceduto nel dicembre 2023 alla famiglia Ammaturo), commenta così l’epilogo del processo con rito abbreviato che lo ha visto tra gli imputati per il reato di corruzione. Oggi pomeriggio il giudice per le indagini preliminari Enrico Campoli del Tribunale di Napoli ha condannato Iervolino a 4 anni di reclusione (pena scontata di un terzo come previsto dal tipo di giudizio scelto) ritenendolo responsabile di avere accettato l’assunzione in Pegaso – quando ancora ne era l’amministratore (il 50% delle quote dell’Università è stato ceduto alla holding Multiversity) – del figlio di Concetta Ferrari, segretario generale del ministero del Lavoro, in cambio di un parere favorevole alla divisione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal. Inoltre Iervolino è stato condannato al divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione per 4 anni.
L’assunzione – secondo il pm pubblico ministero Henry John Woodcock – fu sollecitata a Iervolino dal segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, che è stato condannato a 5 anni di reclusione dal gip Campoli, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 5 anni. Due anni e otto mesi sono stati disposti Mario Rosario Miele, collaboratore di Iervolino. Assolto, invece, perché il fatto non sussiste Francesco Finnamò, direttore scientifico dell’università Pegaso, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione dal reato di corruzione con derubricazione nel reato di traffico di influenze illecite solo in ragione della inutilizzabilità delle intercettazioni acquisite dalla procura di Catanzaro dichiarata dalla Corte di Cassazione.
Devono affrontare, invece, il processo con rito ordinario Concetta Ferrari e Fabia D’Andrea, entrambe dipendenti del ministero del Lavoro: la corruzione, secondo l’accusa, si sarebbe concretizzata quando le due dirigenti del ministero ricoprivano, rispettivamente, l’incarico di direttore generale per le Politiche Previdenziali e Assicurative del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (successivamente segretario generale dello stesso Dicastero) e vice capo di Gabinetto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Si sarebbero adoperate, in sostanza, secondo la Procura di Napoli, che ha coordinato le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, per fare avere al segretario generale del sindacato Cisal dell’epoca, Francesco Cavallaro, il parere favorevole, già negato dal ministero, alla divisione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal conservando i vantaggi economici e patrimoniali che altrimenti sarebbero andati persi. Un favore, secondo gli inquirenti, che avrebbe concesso Concetta Ferrari in cambio dell’assunzione del figlio, Antonio Rossi, già rinviato a giudizio, come professore straordinario all’Università Telematica Pegaso (all’epoca dei fatti riconducibile a Danilo Iervolino, ex presidente della Salernitana Calcio), e Fabia D’Andrea per favorire le progressioni lavorative di due sue conoscenti, rispettivamente all’interno dell’Inps e di un’associazione riconducibile allo stesso Cavallaro.
«Mi batterò affinché in appello possa dimostrare la mia totale estraneità ai fatti a me imputati, in questo momento buio e triste della mia vita penserò di più ai miei affetti continuando con senso di responsabilità nei molteplici impegni imprenditoriali che ho intrapreso», ha scritto in una nota Danilo Iervolino. «Non posso nascondere lo stupore per una decisione di cui allo stato non sono note le motivazioni e che, quindi, potrà essere commentata solo quando saranno depositate – ha evidenziato l’avvocato Giuseppe Saccone, che difende Iervolino – Tuttavia sono certo che si tratterà di una motivazione ‘creativa’, tale dovendo essere per superare quel che dal processo è emerso chiaramente e cioè che il dott Iervolino è del tutto estraneo alla dinamica dei fatti oggetto dell’accertamento e che non ha mai consapevolmente svolto un ruolo nella vicenda di corruzione ipotizzata. Sono fiducioso che nei successivi gradi di giurisdizione le ragioni del dott Iervolino potranno prevalere».
venerdì, 13 Dicembre 2024 - 19:47
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