A scuola di “camorra” si entra da minorenni. A Napoli, ormai, l’impiego di ragazzini nelle attività criminali ma anche nei fatti di sangue non è più una novità. Purtroppo. Ciò che suona come qualcosa di inedito è invece l’“addestramento” messo in atto dal clan Amato-Pagano per formare le nuove leve nel campo delle estorsioni. Gli “alunni” minorenni seguono i grandi durante le estorsione e vengono “obbligati” a ripetere minacce e intimidazioni alla vittima di turno. Si impara sul campo, insomma. Lo spaccato è emerso dall’inchiesta sugli Amato-Pagano che stamattina è sfociato nell’esecuzione di 53 misure cautelari per i reati, contestati a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione di armi, aggravati dalla matrice camorristica.
«La cosa che ci ha disturbato è che i maggiorenni per fare le estorsioni, portavano con sé i minorenni per farli assistere e partecipare – ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i contenuti dell’operazione -. C’è una sorta di addestramento alla durezza e a rendere normale commettere un crimine. I maggiorenni dicevano ai minori cosa dovevano dire, spiegavano cosa dire mentre facevano le estorsioni e al bambino si faceva ripetere cosa doveva dire. Era un corso di addestramento”. Nell’inchiesta è stata ovviamente coinvolta anche la procura per i minorenni di Napoli, al fine di valutare le posizioni dei baby estorsori.
martedì, 17 Dicembre 2024 - 15:32
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