Terzo mandato, De Luca: «Andiamo avanti, Governo calpesta Costituzione». E attacca (anche il Pd): «Ipocrisia insopportabile»

Vincenzo De Luca in Consiglio regionale (Foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

Lamenta una «insopportabile ipocrisia del mondo politico» che nulla obietta dinanzi alla candidatura in Liguria di un politico che ha sulle spalle «cinque mandati parlamentari» ma che alza voce nei confronti del presidente della Regione Campania che punta alla ricandidatura per il terzo mandato di fila. Accusa la maggioranza di Governo di avere «paura degli elettori» e denuncia «un vergognoso modo di calpestare il principio costituzionale secondo il quale la legge è uguale per tutti». Quindi chiosa puntando i piedi in terra: «La mia posizione non cambia e non cambierà di una virgola».

Dalla sala De Sanctis di Palazzo Santa Lucia, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca replica a distanza alla decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge sul terzo mandato varata a inizi novembre dal Consiglio regionale della Campania che consente allo “sceriffo” di ricandidarsi benché sia in sella già da due legislature consecutive. In 40 minuti di arringa, lancia stilettate a Giorgia Meloni («Pensare che il presidente del Consiglio, in questo quadro internazionale tormentato da guerre e tragedie, abbia voluto trovare il tempo per interessarsi della legge della Regione Campania è motivo di orgoglio… Godere dell’attenzione di un presidente che ha familiarità con i potenti del mondo, come Trump, Musk, Milei, Orban, Lollobrigida, Donzelli… avere l’attenzione di questo mondo è motivo davvero di grande soddisfazione») e sottolinea due aspetti a suo dire contraddittori. Ci sono state altre Regioni, dice De Luca, che «hanno adottato leggi sul terzo mandato» e «il Governo nazionale non ha avuto nulla da eccepire». I casi sono presto citati. In cima alla lista c’è il Veneto: «Zaia – fa notare De Luca – è già alla fine del terzo mandato e nessuno ha detto niente». Poi c’è il Piemonte che «a luglio del 2023 ha approvato una legge che prevede che le disposizioni della legge approvata si applicano a decorrere dalla 12/ma legislatura. La legge del Piemonte prevede altro che il terzo mandato… Prevede che possa fare i due mandati dopo l’approvazione della legge, e incredibilmente il governo non ha impugnato la legge del Piemonte». Non solo: «Il Governo -continua De Luca – non impugnato neanche la legge delle delle Marche, che è esattamente quella approvata dalla Campania persino più moderata». La domanda per De Luca è lecita: «La legge è uguale per tutti, o è uguale per tutti tranne uno, cioè io?».

De Luca muove, poi, anche obiezioni squisitamente politiche, che lo spingono a evidenziare l’esistenza di una «insopportabile ipocrisia del mondo politico». «Non hanno vincolo di mandato, non hanno limite al mandato i deputati, i senatori, i ministri, i viceministri, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica che alla fine del nuovo mandato sarà stato presidente della Repubblica per 14 anni – dice -. Dunque non c’è nessun vincolo temporale per nessuno, tranne che per uno: la Regione Campania. E i sindaci ovviamente». Una contraddizione palese, per De Luca. Emblematico, per lui, il caso di Andrea Orlando: «Qualche mese fa è stato candidato alla presidenza della Regione Liguria un esponente politico del Pd che ha cinque mandati parlamentari, che è stato ministro in tre ministeri, dell’Ambiente, della Giustizia e del Lavoro. Nessuno ha detto niente. Ma è tollerabile questo livello di ipocrisia?». Ad ogni modo i sostenitori dello stop del terzo mandato ai presidenti di Regione hanno fornito le loro motivazioni e De Luca ha avuto da dire anche su questo aspetto. «Hanno spiegato che il presidente della regione può rappresentare un potere monocratico. Ma questa è un’idiozia – sottolinea -: l’unico potere monocratico è quello del Papa».

Inoltre, rimarca De Luca, ad evitare che un presidente di Regione diventi un uomo solo al comando c’è «da un ventennio la legge 41 che ha deciso la separazione delle competenze tra parte burocratica, dirigenti delle istituzioni e parte politica. La parte politica non decide i capitolati d’appalto, non partecipa alla gare». Ancora: per De Luca è nocivo il pensiero di chi sostiene che «mettere una barriera per evitare una concentrazione di potere che poi condiziona le elezioni successive: “In questo modo si trasmette ai cittadini l’idea è che se tu stai troppo condizioni il potere democratico. Altra idiozia, contraddetta dalla realtà». Né va dimenticato che «il presidente della Regione può essere tranquillamente sfiduciato e mandato a casa. Quale potere monocratico! Sono tutti tentativi per arrampicarsi sugli specchi».

Ma per De Luca l’unico e insindacabile giudice di un presidente di Regione (e non solo) è l’elettore. «Nella Regione Campania chi governava prima di me è stato sconfitto dopo un mandato – ha ricordato -. Tre mesi fa in Umbria la collega Tesei è stata sconfitta dopo un mandato. Cioè sono i cittadini che decidono liberamente se un’azione di governo merita oppure no». Allora ecco che lo “sceriffo” affonda il colpo: la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge regionale della Campania sul terzo mandato – dice – è «dettata dalla paura, la paura degli elettori e forse anche di De Luca». E così, facendo suo l’appello caloroso di Papa Wojtyla, si rivolge al Governo dicendo «Non abbiate paura». «Non abbiate paura – prosegue -, aprite il cuore alla speranza e soprattutto date ai cittadini la possibilità di decidere da chi essere governati. Si chiama democrazia, semplicemente». Nell’attesa che la Corte costituzionale si pronunci, De Luca tira dritto per la sua strada e in chiusura di conferenza ribadisce che per lui nulla cambia e che non sarà «chi sta a Roma, e non ha neanche i voti della mamma, a decidere le candidature». «La mia posizione non cambia di una virgola e non si modificherà di una virgola – dice -. Andiamo avanti. Diversamente che per altri esponenti della politica politicante, il punto di partenza e di arrivo delle mie decisione non è la carriera romana ma i problemi della povera gente, i problemi che stiamo affrontando».

Quei problemi che, secondo De Luca, non interessano ad alcuno: «Nessuno di quelli che ha parlato del terzo mandato ha lontanamente parlato di cosa è utile per salvaguardare il programma portato avanti dalla Regione e per non fare perdere anni preziosi alla regione. Tutti quelli che senza titolo hanno parlato della Campania sono accomunati dalla totale indifferenza alle persone di carne e ossa, ai problemi della gente, al destino di un territorio. Per la politica politicante, la Campania è oggetto di un mercato e di uno scambio politico». Ed è proprio per difendere la Campania, conclude De Luca, che «andremo avanti con ancora maggiore determinazione». «Potete perfino considerarmi uno di quelli che Ignazio Silone chiamava cristiani assurdi, quelli per i quali il Vangelo non è una scrittura ma una testimonianza di vita. Trasferiti i cristiani assurdi sul piano politico, per noi la politica non è il mercato degli incarichi ma è sacrificio. Qui in Campania – rimarca – non c’è la concentrazione di potere ma solo di sacrificio e di mutilazione di vita perché qui nulla cammina da solo. Dunque ci muoveremo da cristiani assurdi e faremo appello con grande umiltà ai nostri concittadini e chiederemo loro di essere protagonisti del loro futuro».

venerdì, 10 Gennaio 2025 - 18:51
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