Giustizia, magistrati via da cerimonia dell’anno giudiziario come 14 anni fa. Riflettori su Napoli, il commento di Ucpi

carlo nordio
Carlo Nordio
di maga

Oggi come 14 anni fa. Il 30 gennaio 2010 a Castel Capuano a Napoli, in occasione della cerimonia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, i magistrati partenopei (ad esclusione degli aderenti a Magistratura indipendente) – con le toghe indosso – abbandonarono il Salone dei Busti, sfilando con la Costituzione, in mano non appena iniziò il suo discorso il rappresentante del Governo, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo.

Accadde lo stesso nel resto d’Italia, ad eccezione di poche realtà, come all’Aquila (dove prese la parola l’allora Guardasigilli Angelino Alfano) in segno di rispetto della popolazione colpita dal terremoto, e il giorno precedente in Cassazione per rispetto alle massime Istituzioni (erano presenti il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il premier Silvio Berlusconi) e ai doveri costituzionali di lealtà fra Istituzioni. All’epoca si protestava contro quelle che i magistrati chiamavano le “cattive riforme”, a partire dal disegno Alfano fino alla legge sulle intercettazioni passando per il processo breve. «Abbiamo alzato al Costituzione perché vogliamo garantirla e crediamo nella difesa dei diritti, la politica deve garantirci questo. Non siamo in uno stato di diritto democratico se, ad esempio, il processo non arriva a conclusione», dichiarò a Napoli l’allora giudice per le indagini preliminari Aldo Policastro. Oggi Policastro ricopre un ruolo di maggior peso e di spessore istituzionale in Tribunale a Napoli: è procuratore generale e chissà quale posizione assumerà il 25 gennaio. Sì, perché oggi come allora, i magistrati di tutta Italia sono nuovamente ai ferri corti con il Governo e sempre per questioni di riforme, a cominciare – questa volta – dalla separazione delle carriere.

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Lo scontro è così forte che il Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha deliberato una protesta da attuare, in tutta Italia, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario presso le singole sedi di Corte d’Appello. Il mandato è il seguente: i magistrati devono indossare la toga (come 14 anni) e una coccarda tricolore; prima dell’inizio della cerimonia, devono raccogliersi all’esterno delle sedi che ospitano le cerimonie, «mostrando cartelli, sui quali saranno trascritte frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione, che saranno individuate dalla Giunta esecutiva centrale e trasmesse successivamente alle Ges»; «tutti i magistrati partecipanti a qualsiasi titolo alla cerimonia con toga in dosso e Costituzione alla mano abbandonino l’aula in forma composta nel momento in cui il ministro o un suo rappresentante prendano la parola, salvo ragioni istituzionali lo impediscano». Quest’ultimo punto ricalca la protesta del 30 gennaio 2010. I riflettori sono tutti puntati su Napoli perché, da indiscrezioni di agenzia di stampa (Askanews) non ancora confermate, in rappresentanza del Governo dovrebbe esserci proprio il ministro della Giustizia Carlo Nordio. E ad ‘accoglierlo’ saranno il neo procuratore generale Aldo Policastro (di Magistratura democratica), che dieci anni fa sfilò contro il Governo non appena prese la parola Giacomo Caliendo, e la presidente di Corte d’Appello Maria Covelli. Parentesi di ‘curiosità’: per la prima volta dopo decenni, non si terrà (salvo ripensamenti dell’ultimo minuto) la consueta conferenza stampa del procuratore generale e del presidente di Corte d’Appello in carica che precede, di un paio di giorni, la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario e che viene dedicata all’analisi dell’incidenza dei reati e delle problematiche di giustizia nel distretto di Corte d’Appello a Napoli.

La protesta stabilita dall’Anm non ha mancato di sollevare reazioni. L’Unione delle Camere penali accusa i magistrati di alimentare «uno scontro istituzionale che rischia non solo di alterare ancora una volta i necessari equilibri fra i poteri dello Stato ma di compromettere l’immagine stessa della magistratura».  I magistrati, incalza l’Ucpi in un comunicato, dimenticano che «l’art. 111 di quella Costituzione» che impugneranno contro il Governo durante l’anno giudiziario «vuole che il processo si svolga davanti a un giudice terzo. E terzo è solo quel giudice che non ha alcun vincolo e colleganza con il pubblico ministero». «La separazione delle carriere – è la conclusione dei penalisti – mira a realizzare questa condizione necessaria per l’attuazione del codice accusatorio e del giusto processo nell’interesse della giustizia e di tutti i cittadini. E saranno i cittadini con il loro voto, dopo quello del Parlamento, a dire quale giustizia e quale magistratura desiderano per il futuro del nostro Paese».

lunedì, 20 Gennaio 2025 - 17:03
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