Le aperte ostilità tra l’Associazione nazionale magistrati e il Governo sulle riforme che toccano al cuore la magistratura lasciavano presagire un altro tipo di risultato elettorale: la corrente più “di sinistra” delle toghe, quella che si definisce progressista e che vantava la vittoria alle ultime elezioni, sembrava la compagine maggiormente accreditata per guidare l’offensiva alla premier Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, offensiva sfociata – in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario – nella levata di scudi dei magistrati anche nei confronti del Guardasigilli. E, invece, a sorpresa le urne hanno premiato la corrente di “centrodestra”: Magistratura indipendente ha vinto le elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati con 2065 voti e si aggiudica 11 seggi (sui 36 da assegnare). Un successone, che però non assicura a Mi una leadership ampia e neppure la certezza di portare a casa il presidente.
Partiamo dai numeri. Rispetto all’ultima competizione, quella del 2020, Magistratura indipendente è cresciuta molto nei consensi: quattro anni fa strappò 1648 voti. Il balzo in avanti ha consentito ad Mi di assicurarsi anche due seggi in più rispetto a quattro anni fa. «Esprimiamo grande soddisfazione per il risultato raggiunto dai candidati di Magistratura Indipendente alle elezioni del cdc di Anm. Consideriamo questo successo un riconoscimento alla linea politica del gruppo, contraddistinta da chiarezza di idee, apertura al dialogo e moderazione – hanno dichiarato i vertici di Magistratura Indipendente Claudio Galoppi e Loredana Micciché -. Ci piace sottolineare infine l’ottima affermazione ottenuta dai candidati più giovani, che offrirà l’opportunità di gettare le basi per un progetto rivolto al futuro della categoria». E, tuttavia, Magistratura indipendente resta in svantaggio se si guarda l’insieme dei voti e dei seggi delle correnti di sinistra, ossia Area e Magistratura democratica.
Area, la diretta rivale di Mi, si ferma a 1803 voti (contro i “vecchi” 1785) e 9 seggi, due in meno alle elezioni del 2020: per le toghe progressiste è secondo posto. In questo caso sul risultato ha pesato la scissione da Magistratura democratica: quattro anni fa le due correnti erano ancora unite (e vinsero), la separazione ha inevitabilmente portato ad una dispersione di consensi. Ecco perché nonostante la sconfitta, Area si è detta «soddisfatta del risultato» per via dell’«enorme consenso, nonostante la separazione con Md». «Quel che più entusiasma è la grande affluenza alle urne che dimostra la forza e la credibilità della Anm, nonostante gli attacchi subiti in questi giorni», ha commentato il coordinamento nazionale di Area Democratica per la giustizia. Va, infatti, evidenziato che ha votato (in modalità telematica) 6.855 magistrati su un totale su 8.404 iscritti al voto, con un’affluenza pari all’81,57%.
Terzo posto per Unicost (Unità per la Costituzione), la corrente di centro che nel 2020 pagò a caro prezzo lo scandalo Palamara (l’ex pm era stato leader della corrente, la più toccata dalla bufera) sprofondando nei consensi e perdendo di fatto la centralità nel parlamentino delle toghe: oggi Unicost ha guadagnato 1560 voti, facendo registrare una ripresa di appeal tra i magistrati (nel 2020 le preferenze furono 1212), e assicurandosi 8 seggi (uno in più rispetto al 2020). «Il gruppo dopo una fase di profondo rinnovamento ha improntato la sua attività consiliare e associativa al rifiuto del collateralismo politico, alla tutela dell’indipendenza della magistratura, alla cura dell’unità associativa e al tentativo di un’autoriforma vera – ha commentato la direzione nazionale di Unicost -. La crescita dei consensi del gruppo (di quasi 350 voti) dimostra che la magistratura italiana rifiuta la polarizzazione tra destra e sinistra e rivendica l’importanza di riconoscersi nel modello di magistrato disegnato dalla Costituzione».
Fuori dal podio Magistratura democratica, che nel 2020 era ancora unita in ticket ad Area: 1081 voti pari a 6 seggi. Una buona affermazione “personale”. Impossibile non notare che Md ed Area, insieme, esprimono 2164 preferenze e detengono 15 seggi.
Ultimo posto per Articolo 101, che rispetto al debutto della scorsa elezione sembra aver perso di interesse: ha incassato 304 voti, la metà rispetto al 2020 (651voti). E, oltre alle preferenze, si sono dimezzati pure i seggi: due anziché i “vecchi” quattro. Sparita dalla scena “Autonomia & Indipendenza”, la corrente di Piercamillo Davigo che già quattro anni fa fece registrare un incredibile tonfo rispetto al 2015: il gruppo, già da un pezzo, non esiste più.
Chiuse le urne, c’è adesso da comporre il parlamentino delle toghe. La presidenza sulla carta spetta alla corrente vincente, che in questo caso è Magistratura indipendente. E il candidato proiettato alla presidenza dovrebbe essere il più votato della corrente, che è anche il più votato in assoluto tra i magistrati in campo: Giuseppe Tango, giudice del lavoro a Palermo e rappresentante di Magistratura Indipendente, ha incassato 688 preferenze. Tango, attualmente, presiede la Giunta sezionale dell’Anm Palermo.
Il condizionale però è d’obbligo perché Magistratura indipendente ha vinto le elezioni, risultando la più votata, ma non ha la maggioranza. Area e Magistratura democratica, che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, hanno 15 seggi contro gli 11 di Magistratura indipendente. L’ago della bilancio potrebbe farlo pendere Unicost, che però ha fatto sapere di non volere fare apparentamenti. Cosa significa? Se Area e Md dovessero incrociare anche il sostegno di Unicost, potrebbero bloccare la corsa alla presidenza di qualsiasi candidato di Magistratura indipendente. E, allora, vale la pena guardare a una rosa di possibili nomi tra i quali “pescare”: ovviamente si considerano i più votati. Per Magistratura indipendente, dopo Tango c’è il campano Antonio D’Amato (procuratore di Messina), che ha ottenuto 652 preferenze. In Area si è distinto Rocco Gustavo Maruotti con 514 preferenze; Marcello De Chiara per Unicost ha otteuto 414 preferenze, mentre Sergo Rossetti di Magistratura democratica ha incassato 268 voti.
La partita è aperta. L’8 febbraio i 36 rappresentanti che rimarranno in carica 4 anni, si insedieranno e saranno chiamati a nominare i nuovi vertici dell’Anm.
martedì, 28 Gennaio 2025 - 18:03
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