Guerra magistrati-Meloni, ‘fuoco’ su Lo Voi: dal caso dei voli di Stato alla pratica al Csm per incompatibilità ambientale

Il magistrato Francesco Lo Voi
di Manuela Galletta

Nel campo minato dei rapporti tra magistratura e Governo, scoppia un’altra potente mina. E scoppia nella stessa giornata in cui la premier Giorgia Meloni attacca frontalmente «alcuni giudici» di voler governare e avverte che «non intendo mollare di un centimetro fino a quando saprò che la maggioranza degli italiani è con me». Francesco Lo Voi, il procuratore di Roma che ha aperto l’inchiesta anche a carico della premier Giorgia Meloni per il caso Almasri e che per questo è stato “canzonato” dalla stessa Meloni nel video di difesa, rischia il trasferimento per incompatibilità ambientale. Sul suo capo si sono abbattute una serie di azioni figlie di un clima esasperato e avvelenato.

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L’ultima arriva dal Consiglio superiore della magistratura, quel Csm che la politica ha sempre accusato di essere “politicizzato” dalle “correnti” della magistratura e che la stessa politica minaccia di “ripulire” con una riforma che vede le toghe sulle barricate. Ebbene, alcuni consiglieri laici del Csm, tutti di centrodestra e dunque riferibili ai partiti di maggioranza nel Governo, hanno chiesto al comitato di presidenza l’apertura di una pratica in prima Commissione per individuare «eventuali profili disciplinari, in relazione alle modalità e tempi» dell’iscrizione nel registro delle notizie di reato dei vertici di Governo da parte del Procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, in merito alla vicenda Almasri. L’azione è stata intrapresa dai consiglieri Isabella Bertolini, Claudia Eccher, Daniela Bianchini, Enrico Aimi e Felice Giuffrè.

Per i laici di centrodestra l’iscrizione da parte di Lo Voi, «non è conforme alla formulazione dell’articolo 335 del codice di procedura penale vigente, nonché ai sensi della prassi dettata dalla stessa Procura di Roma nel 2017, dell’interpretazione delle Sezioni Unite della Cassazione e dei pareri adottati dal Csm in materia». Giovedì prossimo potrebbe essere deliberata la trasmissione alla prima commissione e in seguito comincerà l’iter all’interno della stessa. Nel documento i consiglieri riferimento all’interpretazione dell’articolo 335 del codice di procedura penale, modificato dalla riforma Cartabia, che «prevede che l’iscrizione riguardi un ‘fatto, determinato e non inverosimile, riconducibile in ipotesi a una fattispecie incriminatrice’ e che risultino ‘indizi a suo carico’. La norma peraltro – proseguono i consiglieri – già era interpretata nella precedente versione nel senso della non esistenza di un automatismo tra ricevimento della notizia e iscrizione nel registro ex articolo 335 cpp. Pertanto, a fronte dell’assenza di criteri che indicassero quando dovesse ritenersi integrata una notizia di reato o sussistenti a carico di una persona elementi tali da imporne la sua iscrizione, nella prassi applicativa, formalizzata anche in passato in circolari adottate dai dirigenti degli uffici di Procura di Roma nel 2017». Un’iniziativa, quella dei laici di centrodestra, che rischia di spaccare il Csm. Basta leggere l’intervento di Domenica Miele, presidente di sezione in Corte d’Appello e consigliera del Csm, sul quotidiano Repubblica proprio in relazione al caso Almasri e allo scontro tra magistratura e Governo.

«Di fronte ad un esposto che certamente non inventava dal nulla dubbi e domande su un evento come il rilascio di un generale accusato di gravi crimini e ricercato dalla Corte Penale internazionale, penso che un procuratore avesse il dovere di passare le carte, al Tribunale dei ministri: proprio come la norma prescrive», ha detto Domenica Miele. «C’è un’esigenza non solo tecnica ma direi democratica di comunicare i fatti nella loro solida consistenza. E non nell’interesse dei singoli magistrati, ma dei cittadini – ha aggiunto il magistrato -. Anzi, mi si lasci esprimere un profondo stupore per le modalità e la virulenza con cui viene attaccato un procuratore della Repubblica che ha il solo torto, se così vogliamo chiamarlo, di aver applicato una legge costituzionale». «Per rispondere alla compostissima e compatta critica mossa da tutta la magistratura sul disegno di separazione delle carriere – ha concluso – ora si prende a pretesto un atto dovuto e si bastona un procuratore».

C’è poi la questione dei voli di Stato negati al procuratore Lo Voi per gli spostamenti tra Roma e Palermo (città del magistrato), dove la toga ritorna per un weekend ogni due settimane. Fino al febbraio 2023, Lo Voi aveva beneficiato di quei voli perché – da magistrato antimafia – gli era stato assegnato il massimo livello di protezione e dunque il volo di Stato consentiva una maggiore protezione. Poi due anni fa, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano ha sospeso il “privilegio”, con conseguente ricorso presentato da Lo Voi ad altri organismi, quali il ministero dell’Interno, il Consiglio di Stato e il presidente della Repubblica. Una battaglia a colpi di carte bollate che l’altra sera è stata mostrata dal Tg1. E c’è chi ha letto nella pubblicazione di quegli atti la volontà di screditare Lo Voi e di dimostrare che l’apertura dell’inchiesta sul caso Almasri fosse dettato da una sete di vendetta del magistrato per i voli di Stato negati. In più alcuni senatori di Fratelli d’Itali hanno lasciato intendere di volere portare la discussone in Parlamento, ma potrebbe essere semplicemente una tattica per “innervosire” Lo Voi.

Come se non bastasse, sullo sfondo si agitano indiscrezioni che vorrebbero pronto un esposto contro Lo Voi per il fascicolo sulla vicenda Caputi, aperto a carico di alcuni giornalisti del ‘Domani’ per rivelazione di segreto e nato per l’esposto fatto dal capo di gabinetto della presidenza del Consiglio, Gaetano Caputi. Nel fascicolo sarebbe stato inserito un documento classificato come ‘riservato’ che invece sarebbe stato messo a disposizione delle parti.

venerdì, 31 Gennaio 2025 - 18:46
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