Direzione fiume di FdI, Meloni dà la carica: «È il tempo della responsabilità. Giorgia è il nostro Frodo». Nodo magistrati

di Laura Nazzari

Alla riunione di direzione del partito, Giorgia Meloni non si presenta. C’è però la sorella Arianna, che detta la linea e sprona tutti a restare accanto alla premier in questo delicato e acceso momento di scontro con la magistratura. «Questo è il tempo della responsabilità», dice Arianna (responsabile della segreteria politica di Fdi), ed oggi più che mai è necessario che ciascuno rispetti «oneri e onori», perché Fratelli d’Italia «è il grande partito della Nazione» e la volontà è quella di portare a termine la legislatura.

«L’Italia – scandisce Arianna Meloni – è stata svenduta a lungo, ora è il tempo di capire da che parte stare. Dobbiamo realizzare ciò che ci eravamo promessi di fare quando abbiamo iniziato a fare politica». E tra gli obiettivi da centrare c’è la riforma della giustizia e in modo particolare la riforma della magistratura, dalla separazione delle carriere allo sdoppiamento del Csm passando per l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare. Una riforma contrastatissima dall’Associazione nazionale magistrati ma oggi più che mai ritenuta necessaria da Fratelli d’Italia.

Lo scontro tra Governo e magistrati è asprissimo, forse più di quello che vide contrapposto Berlusconi alle toghe rosse. Il caso Almasri ha alzato di livello i toni, e nelle ultime ore i nuovi provvedimenti sui migranti da dirottare in Albania ha mandato su tutte le furie Meloni e il suo partito.

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L’altro giorno cinque giudici della Corte di Appello di Roma (presieduta da Giuseppe Meliadò) hanno deciso di non convalidare il fermo di 43 migranti rinchiusi nei centri costruiti dall’Italia in Albania e di rinviare gli atti alla Corte di giustizia europea. La conseguenza è che i migranti devono essere liberati e vanno riportati in Italia, a Bari, su mezzi della guardia costiera. È la terza stroncatura da parte dei giudici all’esperimento del Governo Meloni sui “campi” in Albania. Qualcosa di insopportabile per Meloni e i suoi, che non sanno uscire da questo pantano. Per ora le accuse ai magistrati si sprecano. Basti guardare alle dichiarazioni dei capigruppo di Fratelli d’Italia in Senato e alla Camera, Lucio Malan e Galeazzo Bignami, rese a caldo: per loro la decisione dei giudici è stata «una chiara presa in giro nei confronti del Parlamento», e le opposizioni «dovrebbero far sentire la propria voce di sdegno» perché «in democrazia la legge si rispetta e si applica. E questo vale anche per chi fa parte della magistratura».

All’interno di Fratelli d’Italia c’è però chi invita a non andare allo scontro totale con le toghe. Si vedrà. Per ora la direzione fa un primo punto e Arianna Meloni dà la carica al gruppo nel corso di una riunione che va avanti 4-5 ore: «Abbiamo fatto una traversata nel deserto. Abbiamo fatto anche un salto nel buio ma abbiamo riportato i nostri valori in sicurezza. Se c’è un tempo per tutto, questo è il nostro tempo della responsabilità». Quindi conclude citando Tolkien: «Giorgia è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell’anello. L’anello è pesante, dobbiamo aiutarla nella fatica di portarlo senza mai indossarlo: è ciò che ci siamo sempre promessi».

Al termine della riunione c’è chi si è fermato a rispondere alle domande dei giornalisti. A chi ha chiesto se Fratelli d’Italia scenderà nelle piazze per protestare contro i magistrati, sia per il caso Almasri che per quello dei migranti in Albania, il responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli ha osservato che «noi siamo tutti i giorni nelle piazze. Oggi ci sono oltre 200 gazebo del partito in tutta Italia per chiedere solidarietà alle forze dell’ordine e per raccontare cosa abbiamo fatto per difendere le forze dell’ordine. Insomma, siamo sempre nelle piazze e non siamo mai contro nessuno, figuriamoci contro la magistratura. Eventualmente – ha concluso – siamo per la magistratura, non in piazza ma in Parlamento, per fare la riforma della Giustizia, per valorizzare ancora di più la magistratura».

Commentando il caso Almasri, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso ha detto: «Non e’ un avviso di garanzia che può fermare il corso della Storia». Per il ministro della Protezione civile e del mare, Nello Musumeci, «è da trent’anni che una certa magistratura e la politica non riescono a dialogare. Se la politica perde autorevolezza, la magistratura ne occupa lo spazio. Auspico che torni un dialogo sereno nella consapevolezza che e’ la politica a fare le leggi e la magistratura ad applicarle». Il ministro della Difesa Guido Crosetto, commentando il caso Almasri, si è detto «convinto che chi governa debba fare qualunque cosa giusta per difendere la nazione. Questo sì è uno dei compiti di chi ha la responsabilità di governare».

 

domenica, 2 Febbraio 2025 - 10:28
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