Quando la Adler si è fatta avanti manifestando l’intenzione di acquisire Dema e salvarla dalla crisi, c’è stata qualche testata giornalistica che – trionfalmente – ha titolato “Il Sud che salva il Sud”, anche sull’onda della storia, a lieto fine, della Tea Tek, azienda di Acerra, che ha rilevato lo stabilimento ex Whirlpool a Napoli per trasformarlo in un polo di produzione green. Lì, in via Argine, i posti di lavoro sono stati salvati per davvero, con un investimento e con un impiego di energie notevoli.
Nella storia della vertenza Dema, invece, il finale rischia di essere più amaro che mai. Oggi la Adler – primo produttore in Italia e secondo al mondo di sistemi per il comfort acustico, termico, arredamento interno per veicoli del settore automotive, aerospaziale e ferroviario – ha presentato al Mimit il piano industriale legato all’acquisizione di tutte le attività del Gruppo Dema, azienda attiva nella progettazione, industrializzazione e assemblaggio di strutture aeronautiche complesse per il settore aeronautico civile. Nel business plan si registrano investimenti per 12 milioni di euro, che si aggiungono ai 6 milioni già stanziati dagli azionisti di Dema nel corso dell’ultimo anno, e poi un’ottimizzazione degli impianti, basata sulla specializzazione tecnica e sulle specificità territoriali, con l’obiettivo di concentrare le attività produttive dei diversi stabilimenti delle due aziende. L’obiettivo finale di Adler è riportare il Gruppo Dema – che al momento perde 1,5 milioni al mese – al pareggio di bilancio entro la fine del 2026 al pareggio di bilancio e dal 2027 al ritorno del segno positivo dopo anni di perdite.
In questo piano di risanamento e poi espansione non c’è posto per il Sud. Quello che alcuni auspicavano essere una manovra di salvataggio delle maestranze degli stabilimenti campania, sulla scia dell’impresa di Tea Tek e del suo ceo Felice Granisso, si preannuncia essere una mannaia dei posti di lavoro.
La Adler, che ha la sua sede storica nel comune di Ottaviano (in provincia di Napoli) e che fa capo a Paolo Scudieri, intende scaricare gli stabilimenti della Dema situati a Somma Vesuviana (in provincia di Napoli) e a Paolisi (in privincia di Benevento). Una mazzata per la Campania. Totale degli esuberi: 198. I lavoratori delle sedi da sopprimere dovrebbero essere ricollocati mediante lo strumento del trasferimento a centinaia di chilometri, una «deportazione», gridano alcuni politici, che rischia di trasformarsi in una leva alle dimissioni. Per quanto riguarda il polo di Brindisi, esso dovrebbe essere assorbito dalla Adler.
«Quello presentato è un piano irricevibile – dicono Fiom e Cgil Napoli e Campania -. Lunedì 17 febbraio è previsto un incontro tra le parti nel quale auspichiamo il ritiro degli esuberi e un nuovo piano industriale di rilancio che non prevede la chiusura degli stabilimenti». Fanno eco Antonio Accurso e Giovanni Rao, segretari regionali della Uilm Campania: «Questa acquisizione non può essere caratterizzata solo da obiettivi industriali e dal rispetto degli impegni col tribunale ma deve garantire la tutela occupazionale e dei territori. I lavoratori – concludono – non possono ancora una volta pagare il conto. Lavoratori che in questi anni hanno permesso a Dema di andare avanti con grandi sacrifici». Lo ha dichiarato Il vicesegretario nazionale Ugl Metalmeccanici, Adelmo Barbarossa, ribadisce che «è necessario trovare una soluzione condivisa finalizzata al bene dei lavoratori e a garantire alla Adler di raggiungere risultati positivi che permetteranno la riuscita di una sfida difficile ma non impossibile».
Sulle barricate il Movimento 5 stelle, che era presenta al tavolo al Mimit. «Il Movimento 5 Stelle, rappresentato al tavolo dal nostro deputato Alessandro Caramiello, ribadisce l’assoluta necessità di tutelare i livelli occupazionali, di assicurare la continuità produttiva e un piano industriale serio e strutturato. L’assenza del ministro Urso all’incontro dimostra il totale disinteresse del governo su questa vertenza», commenta il consigliere regionale grillino della Campania Gennaro Saiello.
Fa la voce grossa pure la vicepresidente del Consiglio regionale della Campania, Valeria Ciarambino, che oggi siede nei banchi del gruppo misto. «È un piano scellerato sulla pelle dei lavoratori e del tessuto produttivo campano, concepito a totale insaputa dell’istituzione regionale», tuona. «Ora serve una risposta forte, fortissima della politica regionale e delle forze sociali, perché la Campania esige rispetto, i suoi lavoratori esigono rispetto – aggiunge -. Stupisce e rammarica che la condanna a morte dei siti campani arrivi da un imprenditore di spessore che appartiene proprio alla nostra terra». Quindi punta l’indice contro il Governo: «Quello che intendo denunciare è la vergognosa assenza del ministro Urso al tavolo, a conferma ancora una volta che questo Governo è nemico del Sud e della Campania – incalza -. E che forse questa operazione di spezzatino industriale ai danni delle nostre maestranze potrebbe avere dei complici istituzionali».
Pronto alla battaglia anche il Partito democratico. «L’incertezza rispetto al futuro di questa realtà resta ancora troppo alta e per questo sosteniamo le richieste pervenute dai sindacati. Il piano industriale presentato non può essere accettabile, specie per quello che accadrebbe allo stabilimento e ai lavoratori di Somma Vesuviana – dicono i deputati democratici Marco Sarracino, membro della segreteria nazionale Pd, e Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro alla Camera -. Rappresenterebbe inoltre l’ennesimo colpo al nostro territorio che già vive troppe crisi aziendali. Per questo continueremo a tenere alta l’attenzione in difesa del lavoro anche in vista dei prossimi tavoli del 13 e del 17 febbraio».
Arrabbiati e delusi i lavoratori campani del Gruppo Dema, che stamattina, in occasione del tavolo al Mimit, hanno manifestato a Roma all’esterno del Palazzo. I lavoratori si sono poi confrontati con alcuni politici, come Giuseppe Conte e Valeria Ciarambino.
giovedì, 6 Febbraio 2025 - 19:20
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