Magistratura indipendente centra la presidenza dell’Associazione nazionale magistratura ma, causa anche una ‘guerra’ interna a se stessa, “sacrifica” le sue due toghe più votate. È la sintesi della votazione dei vertici della nuova Anm – definita dalle elezioni svoltesi a fine gennaio – avvenuta ieri, sabato 8 febbraio. Una votazione accolta con gran favore dalla premier Giorgia Meloni che, a sorpresa, ha immediatamente risposto all’appello di un incontro lanciato dal neo presidente.
Cesare Parodi, procuratore aggiunto di Torino, è il successore di Giuseppe Santalucia. Piazzatosi settimo nella lista di gradimento di Magistratura indipendente alle elezioni di fine gennaio e arrivato, sul totale, 14esimo, Parodi si è ritrovato candidato alla presidenza dopo un braccio di ferro tra correnti che ha rischiato di far chiudere la prima riunione della nuova Anm con un bruciante nulla di fatto. Tutta colpa di una divisione interna alla vincente Magistratura indipendente, la corrente più conservatrice delle toghe. Il candidato naturale di Mi sarebbe dovuto essere Giuseppe Tango (giudice del Lavoro a Palermo), il più votato non solo tra i componenti della corrente ma tra i candidati di tutte le correnti. Tango ha ottenuto, infatti, ben 668 voti. Inoltre Tango piaceva anche alle toghe di sinistra alla luce della sua contrarierà alla riforma.
Invece Mi ha deciso di puntare sul napoletano Antonio D’Amato (procuratore della Repubblica di Messina) che alle urne è stato premiato con 652 preferenze, risultato il secondo più eletto sia nella corrente che nel quadro complessivo dei candidati. E su D’Amato si è impuntata. Ma s’è scontrata con le correnti di sinistra, che hanno alzato un muro forse anche in ragione del fatto che D’Amato non ha mai nascosto la sua contrarietà alle protesta deliberata dall’Anm in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. E così bruciati, per ragioni diverse, i suoi due più votati, Mi ha tentato la strada del compromesso tirando fuori dal cilindro il nome, inaspettato, del procuratore aggiunto di Torino. Mossa risultata vincente. Dopo una giornata di passione durata nove ore e uno stallo sulla spartizione dei componenti della giunta (superata con la rinuncia di Area ad un seggio), si è avuta la definizione di una giunta unitaria, nella quale manca – come già annunciato nei giorni precedenti alla riunione – la rappresentanza di Articolo Centouno (che nel Cdc ha due seggi).
Ad Unicost, la corrente di centro che alle elezioni ha eletto 9 magistrati, è toccata la vicepresidenza: all’unanimità (34 voti), il Cdc ha scelto Marcello De Chiara (giudice del Tribunale di Napoli). Area ottiene la nomina (33 voti) di Rocco Maruotti (magistrato della procura di Rieti) a segretario generale, mentre a Magistratura democratica va (sempre con 33 voti) la nomina di Stefano Celli (pm di Rimini) a vice segretario generale. Ancora: Monica Mastrandrea (giudice Tribunale di a Torino), esponente di Unicost, ottiene (con 33 voti) la carica di direttore della rivista “La Magistratura”); mentre Giuseppe Tango di Magistratura indipendente è coordinatore dell’ufficio sindacale; Chiara Salvatori (Mi), Paola Cervo (Area), Sergio Rossetti (Md) e Dora Bonifacio (Unicost) sono stati componenti della giunta.
Subito dopo l’investitura, Parodi ha ribadito lo sciopero del 27 febbraio deliberato dalla vecchia Anm e ha annunciato la volontà di chiedere «in tempi brevi un incontro con il Governo» perché «non possiamo rinunciare a nessuna strada per la difesa della magistratura, è un momento delicato e non possiamo commettere errori». Parole, queste ultime, che hanno spinto la premier Giorgia Meloni a una dichiarazione di apertura. La presidente del Consiglio si è infatti detta disponibile e pronta a incontrare Parodi: «Accolgo con favore la richiesta di un incontro col Governo che il Presidente Parodi ha già avanzato e auspico che, da subito, si possa riprendere un sano confronto sui principali temi che riguardano l’amministrazione della Giustizia nella nostra Nazione, nel rispetto dell’autonomia della politica e della magistratura».
«Sarà una occasione per spiegare una volta di più con chiarezza, fermezza, lucidità e senza nessun cedimento quelle che sono le nostre ragioni», ha fatto sapere Parodi nel suo intervento nel corso della seconda giornata del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati. Resta, a questo punto, da capire in che modo si possa trovare un dialogo tra le parti, viste le premesse. Parodi, nel discorso di insediamento avvenuto ieri, ha sottolineato che «noi siamo comunque un potere dello Stato, siamo cittadini che stanno portando avanti una battaglia per difendere la Costituzione su cui abbiamo giurato», aggiungendo che «sappiamo che le leggi le fa il Parlamento, le decide il Governo, ma come tutti gli altri cittadini possiamo dire la nostra e far valete le nostre ragioni».
domenica, 9 Febbraio 2025 - 18:25
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