Snellire il numero di competenze e di istituzioni attualmente in campo per riuscire a mettere in campo azioni «incisive» e «definitive» volte al risanamento della Terra dei Fuochi. Nel corso dell’audizione sulla Terra dei Fuochi dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin tocca uno dei nervi scoperti dei molti, ma non efficaci, interventi eseguiti negli ultimi anni in quell’area, che abbraccia comuni dell’hinterland napoletano e dell’hinterland casertano, avvelenata dallo sversamento – avvenuto decenni fa – di rifiuti tossici. «Non è un giudizio negativo su nessuno di chi mi ha preceduto – avverte il ministro – Questo problema dura da 30-40 anni e in 40 anni hanno governato tutte le forze politiche». Ma «obiettivamente ciò che è stato fatto», e che «è ben riscontrabile da un esame veloce del Contratto istituzionale di sviluppo alla cui attuazione presiede il Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud», «non è sufficiente, ed è evidente che occorre dare un ulteriore slancio alle azioni di risanamento».
L’imperativo è fare presto, e fare bene, soprattutto in ragione della sentenza della Cedu che ha condannato l’Italia per violazione del diritto alla vita nella Terra dei Fuochi, dandole due anni di tempo per correre ai ripari. «Lo dico a titolo personale, su questa realtà l’eccesso di coinvolgimento e la mancanza di concertazione porta a non avere un coordinamento come dovrebbe essere necessario», spiega Pichetto Fratin. Non è il solo a pensarlo: anche la Cedu, in sentenza, si è espressa negativamente sull’affollamento di enti coinvolti nel processo di risanamento della Terra dei Fuochi, rimarcando «la mancanza di organicità nell’azione delle autorità preposte». Pichetto Fratin aggiunge altro “sale” sulla ferita: «Ho il dubbio che sulle azioni di risanamento della Terra dei Fuochi ci si sia persi in tante programmazioni e molto meno in azioni».
Per il ministro, dunque, una delle priorità è rivedere il sistema degli attori in campo: «Faremo venir meno alcune competenze», ragiona. Nel contempo si valuterà se accentrare il coordinamento nelle mani di un commissario o di una cabina di regia, ma questo aspetto è tutto da definire: «Questa non è una valutazione che spetta solo a me», frena il ministro. Ciò che invece sarà fatto in tempi rapidi, assicura il ministro, è «la conclusione della perimetrazione del Sin (sito di interesse nazionale, ndr) dell’area vasta di Giugliano, al fine di dare un segnale immediato al territorio e anche alle richieste della stessa Corte europea». «Ad oggi, il procedimento di perimetrazione del Sin, come disciplinato dal Testo Unico Ambientale, è ancora in corso – spiega Pichetto Fratin in audizione – consiste sostanzialmente nell’esame da parte del Ministero, avvalendosi dell’Istituto superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale, della proposta di tecnica di perimetrazione proveniente dalla Regione interessata. La proposta viene discussa in sede di conferenza di servizi, le cui determinazioni sono approvate con decreto direttoriale cui fa seguito l’adozione di un decreto a firma del Ministro». «Dopo una prima proposta di perimetrazione, sulla quale la competente Divisione ha svolto l’istruttoria, è emersa la necessità da parte della Regione Campania di rivedere tale perimetrazione – prosegue il ministro -. Con nota del dicembre 2022, la Regione Campania ha comunicato di aver istituito un apposito Gruppo di Lavoro al fine di definire una nuova proposta di perimetrazione del Sin, debitamente motiva e supportata da idonea documentazione”. Si arriva così ai giorni nostri: «La nuova proposta, trasmessa nel luglio 2023, è stata oggetto di valutazione e plurime richieste di integrazioni da parte della direzione competente del Ministero, da ultimo pervenute al Ministero solo a fine gennaio scorso».
Un altro punto sul quale il ministro promette risposte immediate è quello della «trasparenza» circa i dati dell’impatto dell’inquinamento nella Terra dei Fuochi. «La Regione Campania deve pubblicare il registro tumori», dice Pichetto Fratin, mentre «per quanto ci riguarda saranno subito a disposizione i dati dati di competenza nostra, che sono quelli sulle acque e quelli ambientali». Rimboccarsi le maniche, dunque. Ciascuno per la sua competenza. «Le azioni che il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica porrà nei prossimi mesi – riassume Pichetto Fratin – saranno improntate ad uno spiccato spirito di collaborazione istituzionale, fermo restando le specifiche competenze di ciascun attore istituzionale. I miei uffici sono attenzionati affinché sia garantito lo svolgimento delle funzioni trasferite dall’anno 2018 sul coordinamento e monitoraggio degli interventi di emergenza ambientale anche al fine di individuare ulteriori azioni e interventi di prevenzione del danno ambientale e dell’illecito ambientale nei terreni, nelle acque di falda e nei pozzi della regione Campania». Sullo sfondo la possibilità che l’Italia impugni la sentenza della Cedu: «È in corso una valutazione con l’Avvocatura dello Stato circa la proponibilità di un ricorso», annuncia il ministro. Ma questa è un’altra storia.
giovedì, 13 Febbraio 2025 - 12:20
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