In Campania si alza la tensione tra l’amministrazione penitenziaria e i sindacati. Al centro dello scontro il carcere di Bellizzi Irpino, dopo la diffusione di un video nei giorni scorsi. Mostrerebbe il brutale pestaggio di un detenuto, perpetrato da alcuni compagni di cella. A mandare su tutte le furie le organizzazioni sindacali, le parole al vetriolo del provveditore Lucia Castellano. “Basta anarchia nel carcere di Bellizzi”, e “ora gli agenti lavorino onestamente” le frasi riportate da organi di stampa. Nell’istituto irpino è stata aperta un’indagine, a seguito delle immagini sulle botte. A fronte di “episodi gravissimi” registrati “per troppo tempo”, il provveditore parla però di una risposta “che è stata ferma”. E sottolinea perfino di aver notato “molta voglia di lavorare dei poliziotti”. Tuttavia, non elude il tema dei procedimenti disciplinari per gli agenti. E spiega di aver “affrontato con l’Asl” la questione “dei certificati medici del personale”, rimarcando come l’assenza si verifichi “principalmente nei fine settimana”.
Dichiarazioni respinte da sei sigle sindacali: “La professionalità del personale di polizia penitenziaria va rispettata!”. Le frasi di Castellano “screditano l’immagine e la dignità del personale di polizia penitenziaria” secondo sei segretari regionali: Ciro Auricchio (Uspp), Tiziana Guacci (Sappe), Lorenza Sorrentino (Fns Cisl), Orlando Scocca (Sinappe), Domenico De Benedictis (Uil P.a. Pp), Matteo Cuccaro (Cnpp). “Decessi e spedizioni punitive – afferma la nota congiunta – non possono di certo essere imputate al personale di polizia penitenziaria”. Nè, tantomeno, “alle assenze giustificate di un personale che con professionalità, nonostante le condizioni di “insicurezza” presenti nella Casa Circondariale di Avellino, ancora svolge con onore i propri compiti istituzionali”. I segretari chiedono inoltre al provveditore “cosa ha voluto intendere”, riferendosi all’interlocuzione con l’Asl. Quanto all’anarchia nella casa circondariale, “non è colpa degli agenti di polizia penitenziaria; e, sicuramente i rapporti disciplinari non possono essere considerati “da insegnamento per chi deve fare il proprio lavoro”. Quale ammaestramento invocano i sindacati? Quello che parte “da competenze trasversali”, non ricercabili “in capo ai poliziotti”.
Una linea di indirizzo originata “dalla suddivisisone degli incarichi e dalla esigibilità delle prestazioni”. In breve, per le organizzazioni sindacali “il lavoratore non può essere ritenuto responsabile se non viene posto nelle condizioni di poter adempiere correttamente alla propria prestazione”. All’amministrazione si rimproverano “mansioni di difficile realizzazione”, che risulterebbero “sproporzionate non solo rispetto alle capacità del lavoratore ma anche rispetto ai mezzi a disposizione”.
Contestualizzando, i sindacati intendono “sottolineare che parte di quelle contestazioni disciplinari sono state avanzate per fatti accaduti alla fine del mese di luglio del 2024”. In quel periodo a “svolgere un singolo turno di servizio vi erano solo due o tre unità in tutto l’intero istituto”. E tanto “per entrare nel concreto, un solo agente aveva la gestione, nella migliore delle ipotesi, dei detenuti” di alta sicurezza, di quelli comuni e “di quelli posti in isolamento”. In aggiunta, si cita il numero di reclusi per ordine e sicurezza trasferiti ad Avellino, “che fece aumentare vertiginosamente” la popolazione carceraria a più di 600 unità. “A fronte di una capienza regolamentare di 507 detenuti” affermano le sigle sindacali. Il loro auspicio è che “vengano rivisti” i “numerosi rapporti disciplinari contestati”.
domenica, 23 Febbraio 2025 - 19:21
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