Napoli, inchiesta su business cremazioni con truffa a Sistema sanitario nazionale: 67 arresti

foto Kontrolab

Novantasei indagati, 67 dei quali sono stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari (a seconda dei casi). La procura della Repubblica di Napoli, guidata da Nicola Gratteri, confeziona una nuova maxi-inchiesta che stavolta affonda le mani nel Sistema sanitario nazionale.

Le accuse, contestate a vario titolo, sono di associazione per delinquere finalizzata al falso ideologico e materiale, corruzione, e truffa aggravata in danno del Servizio sanitario nazionale. Nelle prime ore della mattina i carabinieri del Nas (circa 300) hanno eseguito i provvedimenti, emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale partenopeo, nelle province di Napoli e Salerno.

Al centro dell’indagine, scaturita da una senglazione dell’Asl Napoli 1 in seguito a un esposto anonimo, vi è l’iter delle cremazioni. Tra gli indagati ci sono cinque dirigenti medici, diversi impiegati dell’Asl Napoli 1, impiegati comunali dell’Ufficio di Stato civile e numerosi imprenditori delle pompe funebri. Secondo quanto scoperto dai carabinieri del Nas e dal pool Pubblica amministrazione della procura di Napoli (coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Amato), ci sarebbe stata una vera e propria speculazione sul business delle cremazioni in danno dei familiari delle persone decedute. In particolare sarebbe stata messa in piedi una rete che offriva certificati medici coi quali si attestava che un defunto era deceduto a casa (anziché in ospedale), o si attestavano a persone in vita false patologie per consentire il rilascio dei contrassegni per gli invalidi così da parcheggiare negli stalli riservati. Per un falso certificato di morte naturale il costo era di 50 euro. Settanta euro era il costo per il test del Dna in caso di cremazione.

L’inchiesta poggia su centinaia di intercettazioni, telefoniche e ambientali. Fondamentali anche alcune immagini catturate dalle telecamere piazzate dai carabinieri: in un filmato diffuso dal Nas si vede uno scambio di denaro-documenti, in particolare con i titolari delle imprese che consegnerebbero al medico certificati già firmati. «L’impresa – ha spiegato in conferenza stampa il procuratore aggiunto Sergio Amato, commentando il filmato – va dal medico già con la documentazione pronta» mentre il medico «accertava e attestava di aver fatto visita a casa senza essere mai andato e senza aver neanche prelevato il Dna».

martedì, 11 Marzo 2025 - 08:50
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