Le mattonelle staccatesi dal muro della cucina sono ancora in terra. Tra i cocci di ceramica si insinuano pezzi di vetri di una bottiglia scivolata dai mobili. Nella casa di una palazzina storica a Bagnoli è impossibile rientrare. Chi vi abita ha paura che i danni provocati dal terremoto nascondono problemi di staticità più seri di quelli che si possono vedere a occhio nudo. E, allora, stanotte si dormirà fuori. Dai parenti, per chi può. Chi non può s’arrangerà in strutture ricettive, nell’attesa che vengano verifiche nelle abitazioni.
Il terremoto che oggi, mercoledì 13 marzo, intorno all’1.25, ha sorpreso nel sonno la popolazione dei Campi Flegrei e spaventato mezza Napoli ha lasciato cicatrici profonde nelle case delle zone più vicine all’epicentro collocato in via Napoli, a metà strada tra Pozzuoli e il quartiere napoletano di Bagnoli. Crepe nei muri lunghe come autostrade, intonaco caduto. Qualcuno, nella notte, non è riuscito neppure a scappare, perché il sisma ha smosso i tramezzi e bloccato l’apertura delle porte. Le richieste di intervento inoltrate ai vigili del fuoco e alla protezione sono state decine su decine. Troppe, tanto che in molti lamentano mancate risposte. «Nessuno è venuto», è la lamentela che si sente con maggiore frequenza nel viaggio tra i danni, per fortuna non gravissimi e – secondo le istituzioni – non strutturali – provocati dal terremoto di magnitudo 4.4, tra i più forti degli ultimi 40 anni.
E nessuno è andato ad aiutare la donna che si è ritrovata sommersa da una «nuvola di polvere» a causa del crollo improvviso della controsoffittatura in camera da letto. «Io dormivo, ero nel letto quando a un certo punto è venuta giù la controsoffittatura e mi sono ritrovata in una nuvola di polvere», ha raccontato la donna, che vive in via Rodolfo Morandi Bagnoli, al giornalista Gianluca Verna per Tele Ischia. «Sono riuscita ad uscire, poi verso le sei del mattino sono tornata lì per vedere se qualcuno potesse darmi una mano a rientrare in casa per farmi prendere qualcosa, qualche vestito. C’erano i vigili del fuoco in via Di Niso, all’angolo con via Rofoldo Morandi, che erano intervenuti per i calcinacci caduti: ho chiesto a loro e loro mi hanno detto “No, si metta in coda”». E «si metta in coda» è la risposta che la donna si è sentita dare anche dalla Protezione civile, «dove mi sono recata di persona».
Risposte amare che amplificano il senso di frustrazione di un pezzo di comunità già piegata psicologicamente dal bradisismo. «Io mi sento completamente abbandonata», ha aggiunto. E la frustrazione, il senso di solitudine sono alla base anche della rabbia esplosa stanotte davanti ai cancelli della ex base Nato di Bagnoli che un gruppo di cittadini, scappati di casa per il terremoto, ha cercato di forzare per raggiungere la vasta e ampia area interna e trovare lì riparo. I cancelli, alla fine, sono stati aperti ed esponenti di comitati hanno tenuto un’assemblea esponendo lo striscione “Non vogliamo contare i morti”.
Quell’area, adesso, è in via di allestimento da parte della Protezione civile che ha risposto a un input del presidente della Regione Campania: diventerà un’area di attesa destinata alla sosta temporanea dei cittadini che, in caso di scosse o sciami sismici connessi al fenomeno bradisismico ai Campi Flegrei, volessero trascorrere alcune ore fuori dalle proprie abitazioni. La tensostruttura, attualmente in fase di montaggio, misura circa 140 mq e sarà attrezzata con tavoli e sedie. Nell’area antistante, saranno posizionati anche 10 bagni chimici. Chi, invece, volesse trascorrere la notte fuori casa, può recarsi nella sede comunale di via Acate a Bagnoli, individuata dalla pianificazione di protezione civile del Comune.
giovedì, 13 Marzo 2025 - 19:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA