Bluff o novità tanto attesa? La riforma per l’accesso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria è diventata cosa fatta pochi giorni fa (la Camera l’ha approvata in via definitiva con 149 voti a favori e 63 contrari), ma i commenti aspri non mancano. Oggi il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che da tempo invocava l’abbattimento tout court del numero chiuso, ha puntato l’indice contro il Governo per l’ennesima «legge truffa». «Il numero chiuso nelle facoltà di Medicina non è stato eliminato», ha tagliato corto. E, ha aggiunto, come se non bastasse si è creato un «groviglio di burocratismi» che produrrà «più problemi di prima».
Allora andiamo a vedere nel dettaglio cosa prevede la riforma e perché De Luca (e non solo) ritiene la manovra un bluff.
La riforma riguarda gli atenei statali e, salvo problemi, abbraccerà l’anno 2025/2026: non v’è certezza perché c’è bisogno dei decreti attuativi da parte del Governo; la ministra dell’Istruzione e del Merito Anna Maria Bernini promette che ci vorranno tempi brevissimi ma al momento non si hanno date. Con questa riforma, viene cancellato il sistema di accesso programmato previsto dalla legge 264/1999 e dunque il test di ingresso: iscrizioni libere. Il ministro Bernini calcola «30mila studenti in più di qui ai prossimi anni». Numeri che potrebbero però essere solo un’illusione. Dopo sei mesi, infatti, vi è un vero e proprio “sbarramento” per gli studenti. In estrema sintesi: andranno avanti i più meritevoli, i fuori corso o i “più lenti” non sono ammessi e dovranno cambiare strada. La riforma prevede una graduatoria nazionale decisa dai risultati universitari maturati nel frattempo: i risultati saranno conteggiati coi crediti formativi ottenuti tramite gli esami universitari dati nel primo semestre ad accesso “libero”, con la possibilità di riconoscere i crediti per altri percorsi formativi di area sanitaria e la scelta della sede in base alla graduatoria nazionale, alla preferenza degli studenti e alle disponibilità dei posti in ateneo. Resta un punto di domanda: visto che ogni Ateneo deciderà per i suoi studenti, come si garantirà una valutazione uguale per tutti? Ad ogni modo chi non rientra nella graduatoria è fuori. Praticamente, in una sorta di gioco dell’oca, si torna indietro: al numero chiuso. Il Governo, ovviamente, non la vede così. E nel centrodestra si accapigliano pure a chi rivendica il merito di questa novità. Il ministro Bernini dice che con questo sistema è garantito l’«abolizione del test a crocette, abolizione del disgustoso mercato parallelo della formazione e abolizione del turismo forzato universitario fuori dall’Italia».
E proprio oggi, intervenendo al Feuromed in corso a Napoli, chiarisce qualche punto forse per allontanare le polemiche: «Non è l’abolizione del numero chiuso, si tratta dell’abolizione dei test d’ingresso che saranno sostituiti da un semestre in cui le studentesse e gli studenti faranno tre esami. Quindi a differenza di un test estremamente costoso, con un sottobosco di formazione incerto e tendenzialmente inutile, noi ora offriamo agli studenti una formazione caratterizzante di tre esami che potranno spendersi per Medicina o per altre materie delle scienze e della salute. Il numero sarà aperto progressivamente, perché su questo sono d’accordo con chi propone spunti critici sul fatto che il nostro sistema possa reggere un’apertura totale. Il numero sarà aperto progressivamente nel senso che ogni anno noi apriremo di più, sulla base di una capienza e di una capacità di tenuta dell’università che valuteremo sul campo».
Matteo Salvini, intanto, parla di «una vittoria della Lega». «Era un impegno – afferma De Luca – per permettere a tanti ragazzi e ragazze aspiranti medici di mettersi alla prova, studiando e passando i primi esami universitari anziché dover far dipendere il giudizio sul proprio percorso da una prova a crocette. Sì al talento e alla meritocrazia: dalle parole ai fatti». Tutti contenti, ma solo a destra. Le opposizioni storcono il naso e dalla Campania
Vincenzo De Luca non ha perso tempo a rintuzzare il Governo. «Ai miei tempi – ricorda De Luca – quando ci si iscriveva all’Università, nel primo anno avevamo le aule affollatissime, non si riusciva ad entrare. Dopo il primo anno si svuotavano completamente». Una sorta di selezione naturale, che De Luca spiega così: «L’unica selezione seria da fare è rappresentata dal rigore degli studi e degli esami da fare. Così si fa una selezione naturale, normale, sul merito, non aggrovigliando i problemi. Scegliendo questo metodo, iscrizione libera, rigore negli studi e negli esami, la selezione avviene automaticamente. Potremo avere da qui a qualche anno i medici che mancano, E ogni giovane che fa questa scelta sa che se va avanti si qualifica. Se fa una cosa stiracchiata può anche non trovare lavoro. Punto. Ma è una sua responsabilità». Invece, contesta De Luca, si è creato «un groviglio inestricabile di burocratismi». Di più: «La riforma, spostando di sei mesi la selezione, riproduce, peggiorandoli, tutti i problemi che ci sono attualmente».
Critiche diverse arrivano, invece, da Italia Viva che ha votato contro la delega al Governo per riformare l’accesso alle facoltà di Medicina. «Per noi il test va conservato ma rendendolo attinente al percorso che si vuole intraprendere», spiega Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva. «Il test di Medicina va cambiato ma abolire il numero chiuso è impraticabile. Lasciare libero accesso significherebbe non solo aumentare la pressione sulle università. Ma anche passare da una situazione di carenza di medici a un sovrannumero di laureati privi di sbocchi professionali. Bisogna piuttosto investire per rendere figure essenziali come anestesisti, patologi, medici d’urgenza più attrattive sul piano economico – aggiunge Giachetti -. Il provvedimento manca insomma di una vera programmazione e lascia studenti e famiglie nell’incertezza. Era un’occasione per realizzare una riforma seria. Si è preferito delega generica e senza strategia chiara per il futuro del Ssn».
Dubbiosa è Elena Bonetti, vicepresidente di Azione, che in Aula alla Camera ha osservato: «Oggi il tema non è il numero chiuso, che peraltro questo provvedimento non cancella, ma come vengono selezionati gli studenti per accedere a questo percorso e quanti verranno definiti come idonei. Rimarrà il numero chiuso ma la selezione sarà lasciata alla discrezionalità di valutazione dei singoli Atenei senza garantire un giudizio uniforme nazionale. Ci auguriamo che nella stesura dei decreti legislativi le criticità evidenziate vengano considerate e, nell’ambito di un dialogo parlamentare, possano trovare una risposta adeguata».
Chi, invece, boccia completamente la riforma è l’Anaao Assomed. «Da oggi inizia la nuova pletora medica, che vuol dire più neolaureati nel 2032 e meno qualità formativa. Il tutto sbandierato come abolizione del numero chiuso che di fatto non c’è – ha detto il segretario nazionale Pierino Di Silverio – Aldilà dei problemi organizzativi che il sistema approvato creerà e che ci lasciano assai perplessi, siamo assolutamente contrari ai principi e alle finalità di questa riforma». Per Di Silverio, la riforma «non risolve in alcun modo la carenza di personale, dal momento che l’esercito di camici bianchi che bussa alle porte delle facoltà di Medicina nel 2025 (nel 2024 sono stati 70.000) entrerà nel mercato del lavoro non prima del 2035. Inoltre, ben sapendo che nel nostro Pese l’ingresso in ospedale è subordinato alla specializzazione, avremo sempre il problema delle borse di studio che ad oggi sono 14.000. Cosa ne faremo delle migliaia di colleghi che rimarranno fuori da questi paletti? Forse il governo avrà già pronte le valigie per spedirli in altri Paesi d’Europa e del mondo mentre i meno fortunati rimarranno in Italia a foraggiare il privato». «Non siamo pregiudizialmente contrari alla modifica del test di ingresso, ma rigettiamo un sistema che non tiene conto di una adeguata preparazione, dell’adozione di testi unici, di una formazione preliminare in capo al Ministero della Salute. Siamo, invece, di fronte all’ennesima trovata populistica che demolira’ il sistema salute di oggi e di domani», conclude Di Silverio.
venerdì, 14 Marzo 2025 - 19:53
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