Oltre trenta milioni di euro incassati grazie al “bonus facciata” per lavori di ristrutturazione mai eseguiti, soldi poi confluiti – attraverso un sistema contabile articolato e una rete di società intestate a prestanome – nel cassetto fiscale di una società riconducibile dal dominus del sodalizio e, infine, utilizzati – in larga parte – per finanziare una società calcistica militante nella serie D.
È quanto scoperto dai militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Avellino nell’arco delle indagini – delegate dalla procura della Repubblica di Avellino – che oggi sono culminate nell’esecuzione di 13 misure cautelari, una delle quali ha colpito pure un commercialista. Nello specifico sono state eseguite due ordinanze in carcere, due ai domiciliari, otto misure interdittive del divieto di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche per la durata di un anno, una misura della interdizione temporanea dall’esercizio della professione di dottore commercialista per la durata di un anno.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’organizzazione – attraverso la costituzione di società intestate a prestanomi, avrebbe creato un sistema di fittizi crediti di imposta (per lavori di ristrutturazione mai eseguiti) ammontanti complessivamente a 30.226.229,27 euro, poi confluiti, attraverso una catena di comunicazioni di cessioni effettuate tra il 2021 ed il 2022 che hanno eluso i controlli preventivi dei sistemi informatici egli uffici finanziari, nel cassetto fiscale di una società riconducibile dal dominus del sodalizio. Il “capo” dell’organizzazione, originario della provincia irpina e residente ad Avellino, avrebbe successivamente reimpiegato in una società calcistica toscana militante nella serie D, di cui risultava il gestore e titolare di fatto, una parte dei proventi illeciti, derivanti anche da ulteriori contesti illeciti e in cui la compagine è risultata essere attiva, come l’indebita fruizione di crediti di imposta Ace (Aiuto alla crescita economica).
«L’attività svolta sinergicamente con l’Agenzia delle Entrate – si legge in un comunicato stampa a firma del capo della procura di Avellino, Domenico Airoma – ha consentito di impedire la monetizzazione dei crediti e la dispersione delle risorse, a garanzia degli ingenti stanziamenti pubblici a sostegno delle famiglie delle imprese».
mercoledì, 19 Marzo 2025 - 10:50
© RIPRODUZIONE RISERVATA