Caso Huawei, Martusciello rinuncia alla candidatura a governatore in Campania. La collaboratrice si difende e va ai domiciliari

Fulvio Martusciello (foto Kontrolab)
di Marco Cesario

Lei si difende a spada tratta dinanzi al giudice, lui decide di fare un passo indietro dopo avere martellato per mesi gli alleati con la sua volontà di candidarsi alla guida della Regione Campania. Lo scandalo Huawei che sta turbando i sonni dell’Europarlamento fa in Italia le sue prime vittime. E non solo in termini giudiziari. L’eurodeputato Fulvio Martusciello, ad oggi non indagato, ha deciso di sfilarsi dal possibile corsa, interna al centrodestra, per la candidatura a presidente della Regione Campania. Lo ha fatto dopo che la sua storica segretaria e assistente al Parlamento europeo Lucia Simeone è stata arrestata con le accuse di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio in relazione al caso Huawei. Contestazioni che la donna, interrogata oggi dal giudice Corinna Forte della ottava sezione penale Corte d’Appello di Napoli (competente per i reati europei), ha respinto fermamente, provando a spiegare i dubbi sorti agli inquirenti circa due bonifici ritenuti sospetti.

Partiamo dai fatti: in linea generale le autorità belghe stanno indagando su presunte tangenti, per circa 46mila euro, versate ad alcuni politici affinché si spendessero in sede Ue, attraverso una missiva, per favorire il colosso cinese Huawei sul 5G. Sotto accusa sono finiti già cinque lobbisti, quattro dei quali detenuti e uno rilasciato ma con condizioni. Poi è toccato a Lucia Simeone, arrestata giovedì mentre si trovava in un bed and breakfast a Marcianise, in provincia di Caserta. A lei vengono contestati due bonifici ricevuti nel 2020 dal portoghese Miguel Benoliel de Carvalho Wahnon Martens, che è stato un collaboratore di Martusciello: l’uomo è stato fermato giovedì in Francia su mandato della procura federale belga. Il portoghese risulta il responsabile di una società che sarebbe stata usata per veicolare le tangenti pagate da Huawei. Ora, Simeone – ascoltata dal giudice per oltre due ore – ha motivato quei bonifici, ammontanti ad una cifra contenuta (1000 euro complessivi), spiegando che Miguel Benoliel de Carvalho Wahnon Martens era suo amico.

«I soldi a cui fanno riferimento – ha spiegato l’avvocato Antimo Giaccio – sono bonifici ricevuti dall’ex collega portoghese dell’europarlamentare Fulvio Martusciello, Miguel Benoliel de Carvalho Wahnon Martens, una persona con la quale Lucia Simeone ha un rapporto amicale oltre che di colleganza e al quale anche lei ha fatto bonifici, ma di carattere personale, da 4-500 euro ciascuno». All’esito dell’interrogatorio, il giudice ha disposto gli arresti domiciliari. Simeone ha così lasciato il carcere di Secodigliano dove era stata condotta giovedì. Da casa attenderà l’udienza del 25 marzo, quando davanti all’ottava sezione della Corte d’Appello, si discuterà della consegna alle autorità belghe di Lucia Simeone, alla quale l’avvocato Giaccio fa opposizione. In quella sede il legale avanzerà «una serie di richieste, innanzitutto che sia tradotto in italiano il mandato di arresto europeo. Poi voglio anche la Corte si informi sulle condizioni degli istituti penitenziari in Belgio. L’auspicio è in una decisione favorevole a negare la consegna al Belgio». Ma c’è di più. L’avvocato valuterà anche la possibilità di battere sulla «palese violazione del diritto di difesa, peraltro riconosciuto dalla Cedu». «I fatti – ha spiegato il legale – non sono contestati in maniera chiara, sono molto generici. Contestare un’associazione a delinquere senza dare indicazioni sui componenti di questa associazione, a mio avviso, è una violazione del principio di difesa. Anche rispetto al reato di riciclaggio, se non si indicano le attività svolte per riciclare la somma, non sussiste. Quindi io ritengo che potremmo addirittura trovarci di forte a un provvedimento che viola i diritti fondamentali dell’uomo».

Se per Lucia Simeone non resta che attendere lo snodarsi delle procedure giudiziarie, per Fulvio Martusciello arriva il tempo di prendere decisioni importanti. È vero che il politico non risulta indagato, ma l’arresto della sua segretaria apre la strada a un clima di sospetto più ampio che inevitabilmente rischia di ripercuotersi su Martusciello e incidentalmente sul suo partito. Di qui la decisione, comunicata oggi pomeriggio, di mettere in un cassetto le sue ambizioni a guidare la Regione Campania, ambizioni che Martusciello ha – un giorno sì e l’altro pure – rivelato a suon di numerosi comunicati stampa mandando spesso in tilt gli alleati di coalizione. «La mia priorità è offrire a Forza Italia un percorso sereno verso le elezioni regionali – ha detto , intervenendo al congresso cittadino di Battipaglia -. Ho costruito in questi anni un partito al di sopra di ogni sospetto ed in una fase in cui è giusto che ogni contesto venga chiarito senza interferenze, ritengo doveroso contribuire a preservare il partito da ogni possibile elemento di attacco o strumentalizzazione».

Martusciello ha concluso dicendo che «Il mio impegno politico non cambia: continuo a lavorare con determinazione per rafforzare Forza Italia e costruire un’alternativa solida per il futuro della Campania».

sabato, 22 Marzo 2025 - 17:14
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