Salerno, nuovo arresto per Alfieri: accordo con il ras delle ambulanze per vincere le elezioni. Arrestati ex assessore e vigile

Alfieri franco pd
Franco Alfieri
di maga

La posizione di Franco Alfieri, fedelissimo del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e politico di lungo corso, si aggrava. A cinque mesi di distanza dall’arresto scattato nell’ambito di una inchiesta su presunte irregolarità nell’affidamento di alcune gare d’appalto bandite dal Comune di Capaccio Paestum (di cui è stato sindaco sino al giorno dell’arresto), sul capo di Alfieri – esponente storico del Pd, dal quale è stato sospeso dopo la prima indagine – piombano nuove accuse e una nuova ordinanza di custodia cautelare. Ai domiciliari.

Al centro di questa nuova indagine c’è uno scambio politico-elettorale mafioso, oltre a diversi reati ascrivibili a personaggi della malavita organizzata (tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto e cessione di armi da guerra e comune da sparo, favoreggiamento personale). I destinatari della misura cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno su richiesta della Dda locale, sono dieci. Nello specifico il carcere è stato disposto per Roberto Squecco (classe 1966, di Capaccio Paestum), definito il ras delle ambulanze e il re delle ambulanze, in passato già arrestato anche per i suoi legami con il clan Marrandino; il vigile urbano Antonio Bernardi, Domenico De Cesare (di Baronissi), Vincenzo De Cesare (di Baronissi), Antonio Cosentino (di Polla) e Angelo Genovese (di Baronissi). I domiciliari, invece, sono stati disposti per Francesco Alfieri (di Torchiara, in provincia di Salerno); l’ex assessore comunale Mariarosaria Picariello (di Capaccio Paestum), Stefania Nobili (di Terni); e Michele Pecora (di Capaccio Paestum), dipendente dell’ufficio cimiteriale di Capaccio Paestum.

Ad Alfieri la procura di Salerno, guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli, contesta un accordo con Roberto Squecco per condizionare le elezioni comunali a Casaccio Paestum del giugno 2019, poi vinte proprio da Alfieri. Indimenticabile cosa accadde dopo la vittoria elettorale. L’elezione di Alfieri fu festeggiata con un corteo di ben cinque ambulanze che, a sirene spiegato, attraversarono alcune delle strade della cittadini per poi sostare per qualche minuto davanti al comitato elettorale di Alfieri. Quelle ambulanze appartenevano ad una società di Squecco.

Tornando al patto, le condizioni – sintetizza la procura – erano semplici: Squecco si sarebbe occupato di procacciare voti ad Alfieri, mentre quest’ultimo avrebbe dovuto salvare struttura denominata Lido Kennedy, «all’epoca – sottolinea una nota della procura – già attinta da provvedimenti aleatori, nella disponibilità di Roberto Squecco, anche tramite prestanome». Quel patto però non fu osservato alla lettera. Tempo dopo l’insediamento dell’amministrazione comunale guidata da Alfieri, il Lido Kennedy fu interessato da un parziale abbattimento, eseguito dall’amministrazione comunale, per via di «un evento naturale che lo aveva reso pericoloso per la pubblica incolumità». Questo evento, ricostruisce la procura, spinse Squecco a ritenere «violato il patto siglato» e a cercare di rivalersi su Alfieri. Subentrarono «minacce esplicite» ad Alfieri al fine di impedire la demolizione completa che invece arrivò nel maggio 2023. Le minacce furono avanzate – è la ricostruzione – «tramite Antonio Bernardi, appartenente alla polizia locale di Capaccio Paestum e Michele Pecora, dipendente dell’ufficio cimiteriale di Capaccio Paestum, persone vicine a Squecco». Pecora e Bernardi avrebbero «avvicinato Mariarosaria Picariello, assessore dimissionaria alle politiche sociali del Comune», la quale avrebbe poi riferito ad Alfieri le minacce. Rispetto a questo episodio, l’ex assessore Picariello risponde di favoreggiamento personale in quanto «con le sue dichiarazioni mendaci e omissive rese alla polizia giudiziaria delegata dalla procura, avrebbe aiutato Squecco, Bernardi e Pecora ad eludere le indagini in corso».

Ad abbattimento avvenuto, Squecco diede corso «ad una serie di incontri con tre persone provenienti da Baronissi, Antonio Cosentino, Domenico De Cesare e Angelo Genovese», ai quali commissionò «un attentato dinamitardo in danno del sindaco». Un attentato studiato nei minimi dettagliati, «con sopralluoghi e studio delle mappe», che non fu portato a compimento «per un mancato accordo con baronissesi». Domenico De Cesare, inoltre, risponde anche del tentato omicidio di Angelo Genovese, ritenuto ai verticali dell’omonimo sodalizio criminale operativo a Baronissi e zone limitrofe. Il movente sarebbe da ricercarsi in una tentata estorsione posta in essere da Genovese nei confronti di De Cesare. Nei confronti di De Cesare è stata spiccata una ordinanza di custodia cautelare in carcere.

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giovedì, 27 Marzo 2025 - 11:33
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