Napoli, 15enne rapito: tenuto segregato in una casa a Barra, disposto il carcere per il 24enne arrestato

di Manuela Galletta

Il nascondiglio non era lontano dal luogo del rapimento. Il luogo in cui il 15enne Mattia di San Giorgio a Cremano, caricato sotto la minaccia di una pistola su un furgone di colore grigio rubato sei mesi fa, si trova nel cuore del quartiere napoletano di Barra. In un appartamento in via Cupa Santa Maria del Pozzo, a poche centinaia di metri dl rione Bisignano, Mattia è stato tenuto segregato per ore. Sistemato su una sedia, con mani e piedi legati da fascette che hanno poi lasciato il segno. In testa un cappuccio. E lì, in quell’appartamento in fase di ristrutturazione e nella disponibilità del 24enne arrestato nella giornata di martedì, gli uomini della Squadra mobile di Napoli hanno rinvenuto elementi che vi collocano Mattia nelle ore calde del sequestro.

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I poliziotti hanno rinvenuto del nastro adesivo, guanti in lattice, una pistola a salve, quella presumibilmente utilizzata per minacciare il ragazzino e spingerlo a salire sul furgone grigio. E lì, in quell’appartamento, Mattia è rimasto sino al primo pomeriggio quando – per ragioni tutte da comprendere – i malviventi si sono decisi a liberare il 15enne benché nessun riscatto fosse stato pagato. Sono questi alcuni punti fermi dell’inchiesta sul sequestro lampo di Mattia, un sequestro che presenta ancora molti aspetti da chiarire. Anzitutto va ancora dato un nome e un volto ai complici del 24enne arrestato. Lui, Antonio Pacheco Amaral de Oliveira, non ha profferito parola. Comparso dinanzi al giudice per le indagini preliminari Fabrizia Fiore del Tribunale di Napoli per affrontare l’udienza di convalida del fermo, il 24enne – che conosceva il padre del rapito per avere lavorato saltuariamente nell’autolavaggio della famiglia a pochi passi dal quale è avvenuto il rapimento – s’è limitato a confermare la propria responsabilità, emersa in maniera evidente già nell’immediatezza. Poi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Resta in carcere.

A fine udienza, il gip ha deciso per la misura afflittiva più severa ritenendo che il 24enne abbia mezzi e opportunità per scappare: di origini brasiliane ma nato in Germania, il 24enne risulta aver vissuto e lavorato in Germania fino a pochi mesi fa, circostanza che spinge il gip a ritenere possibile una fuga del giovane proprio in terra tedesca. Antonio Pacheco Amaral de Oliveira era stato arrestato proprio nei minuti in cui Mattia veniva “recuperato” dagli zii all’uscita della Tangenziale di Licola. I poliziotti, che erano appostati in borghese, lo avevano notato guardarsi intorno con fare sospetto: intervenuti, lo hanno bloccato e lo hanno trovato in possesso di un cellulare con la Sim usata da uno dei rapitori. Nello specifico questa Sim era in contatto – come emerso dalle indagini telefoniche – con la Sim usata da un’altra persona per “dialogare” con il padre del rapito durante le fasi del sequestro. A fronte di questa evidenza, Antonio Pacheco Amaral de Oliveira ha ammesso il suo ruolo, facendo anche ritrovare la maschera usata durante il rapimento e della quale si era disfatto. Poi si è chiuso in un ostinato silenzio. Un silenzio che la polizia sta cercando di bypassare grazie all’intesa attività di indagine che torna a guardare con insistenza nel quartiere napoletano di Barra. Quel quartiere dove il padre di Mattia, imprenditore dai molteplici interessi, è molto conosciuto.

venerdì, 11 Aprile 2025 - 20:30
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