Donna morta in un dirupo a Ischia, svolta choc: compagno arrestato per omicidio, la soffocò dopo che lei gli chiese aiuto

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Le prime accuse facevano già venire i brividi. Ma con il passare dei mesi il quadro indiziario s’è persino aggravato, raccontando un’atrocità di cui si sospettava ma di cui non v’era subito evidenza. È stata necessaria l’autopsia, è stato necessario attendere gli esiti dell’esame del medico legale per capire come e perché, nel luglio scorso, è morta la 32enne ucraina Marta Maria Ohryzko, ritrovata senza vita in un dirupo, nella zona del Vatoliere a Ischia. Il compagno della donna, un russo di 40 anni, è stata accusato adesso di omicidio volontario pluriaggravato dalla crudeltà e dalle problematiche psichiatriche della vittima: le contestazioni sono cristallizzate in una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip in accoglimento della richiesta della procura di Napoli (pm Alfredo Gagliardi e procuratore aggiunto Raffaello Falcone).

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I carabinieri hanno raggiunto l’uomo nel carcere di Poggioreale per notificargli il provvedimento: Ilia Batrakov è detenuto nel penitenziario partenopeo in relazione alla morte della compagna ma per l’accusa di maltrattamenti con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno di persona con problematicità psichiatriche e con crudeltà aggravata dall’evento morte. Inizialmente, infatti, gli inquirenti hanno contestato all’uomo avere maltratto la convivente «ripetutamente», «aggredendola con pugni e schiaffi», «minacciandola anche di morte e mediante l’utilizzo di armi quali un coltello» e «arrivando a provocarle bruciature in varie parti del corpo». Non solo: all’uomo veniva anche contestato l’avere impedito alla compagna di curarsi presso il Centro di igiene mentale presso il quale era in cura. E, infine, si accusava l’uomo di avere lasciato morire Marta perché si credeva che avesse deliberatamente omesso di prestarle soccorso quando la vide nel dirupo. Ma quest’ultimo scenario ha assunto risvolti agghiaccianti declinatisi nell’accusa di omicidio. Dall’autopsia è emerso che a Marta è stato impedito di respirare. È emerso che alla donna sono stati compressi bocca e naso: Ilia Batrakov, in altre parole, le ha fatto presa sul suo volto con una mano sporca di terriccio ed erba, lasciando segni della presa sul viso e tracce di quel materiale nelle vie aeree, repertato dal medico legale e dall’anatomopatologo.

L’uomo aveva raggiunto Marta perché lei, dopo la caduta, era riuscito a chiamarlo sul cellulare chiedendo aiuto: «Sono caduta… perdonami… aiutami ad alzarmi… con questo mi salvi». Ilia si era recato sul posto, ma invece di aiutare la uccise. Ai carabinieri l’uomo riferì che aveva bisticciato con Marta, perché spesso ubriaca. Disse che si era recato laddove era caduta nel pomeriggio ma solo per dirle di “dormire lì tutta la notte”. La donna invece era sobria, come emerge chiaramente dagli esami tossicologici. Aveva assunto i suoi farmaci, ma in misura compatibile con una cura antipsicotica. Non solo. Dai colloqui di Batrakov intercettati in carcere emerge, secondo gli inquirenti, tutta la sua preoccupazione circa la possibilità che potessero emergere i segni della sua aggressione, in particolare quando l’uomo viene informato dai parenti che sarebbero stati eseguiti accertamenti più approfonditi ai polmoni.

mercoledì, 16 Aprile 2025 - 20:30
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