La tragedia della Funivia sul monte Faito: dalla gioia per i 9 salvati alle lacrime per i 4 morti, 30enne israeliano resta grave

di maga

Castellammare di Stabia si risveglia ancora sotto choc. È stata una lunga notte quella appena trascorsa. Una notte interminabile, per cercare di capire cosa sia accaduto a mille metri di altezza, sul monte Faito, mentre la nebbia avvolgeva i bocchi e copriva la vista a chi guardava con il naso in sù il viaggio delle cabine della funivia. Un turista israeliano di 30 anni è l’unico sopravvissuto di una tragedia che ha riaperto antiche ferite: è ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale del Mare. I soccorsi l’hanno ritrovato tra la vegetazione del monte Faito, sbalzato fuori dalle rovine della cabina che, per cause tutte da accertare, è piombata giù da monte precipitando in dirupo e rovinando all’altezza del terzo pilone. Trasferito in elisoccorso al presidio ospedaliero di Ponticelli, il 30enne è stato ricoverato in Rianimazione, intubato e in prognosi riservata. Stamattina – come riporta il bollettino medico diramato poco fa – si procederà «ad eseguire una diagnostica di controllo per verificare se l’evento traumatico – del tipo a “dinamica maggiore” – possa aver provocato danni che si possono palesare anche a distanza di alcune ore».

Per ora il 30enne «resta intubato per la protezione delle vie aeree e supporto ventilatorio; attualmente ventilato meccanicamente in sedazione profonda». La sua compagna, pure lei israeliana di 26 anni, non ce l’ha fatta: si chiamava Janan Suliman. È morta nel crollo della cabina. Nello schianto hanno perso la vita anche un’altra coppia di turisti, inglesi (Margaret Elaine Winn, di 58 anni, mentre l’uomo non è stato ancora identificato) e il 59enne Carmine Parlato, macchinista e operatore Eav, l’azienda di trasporto pubblico regionale cui fa capo la gestione della funivia. Originario di Vico Equense, Carmine lascia la moglie e un figlio di 22 anni. Chi lo ha conosciuto, chi ha lavorato con lui fa gridare il suo dolore sui social. «Ancora non mi capacito e faccio veramente fatica ad accettare che per una tragica fatalità non sei più tra noi. Un ragazzo adorabile, perbene e grande lavoratore – scrive Domenico su Facebook -. Ti piaceva portare gli autobus, facevi il tuo lavoro con passione e dedizione già dai tempi della Trasporti Vesuviani, Vesuviana Mobilita poi in Eev. Poi scegliesti di andare sulla funivia, ricordo ancora il tuo entusiasmo quando ci sentimmo. Voglio ricordarti per come sei sempre stato, un ragazzo d’oro». Aggiunge Vincenzo: «Ancora non ci credo, grande amico, collega, persona umile e in qualsiasi settore è andato è sempre stato il top».

Carmine Parlato era anche un iscritto alla Filt Cigl, che lo ricorda così attraverso la testimonianza commossa di Carmine Maresca, dipartimentista Eav Filt-Cgil, a lungo collega di Parlato: «Non ho parole, una persona perbene e amico di tutti, mai visto arrabbiato. Impossibile non essere in sintonia con lui». Cosa sia accaduto ad alta quota dovrà accertarlo la procura della Repubblica di Torre Annunziata, che ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposi plurimi. Per ora si procede contro ignoti. Il procuratore Nunzio Fraglasso ieri pomeriggio si è recato sul posto insieme all’aggiunto Giovanni Cilenti, con loro anche il pm Giuliano Schioppi che ha raggiunto il luogo dello schianto per un primo sopralluogo tra i resti della cabina a monte. È tra quei rottami che bisogna cercare la verità. Le certezze per ora sono poche e le hanno riferite le istituzioni. Il sindaco di Castellammare di Stabia Luigi Vicinanza, che appena otto giorno fa aveva inaugurato la riapertura dell’impianto per la nuova stagione, a innescare l’incidente è stata la rottura del cavo di trazione dell’impianto. Da lì in poi s’è verificato dell’altro che gli inquirenti dovranno chiarire. In movimento, infatti, vi erano due cabine: una a monte, che stava riaccendendo verso Castellammare di Stabia, e l’altra a valle, appena partita dalla stazione di Castellammare, diretta verso le montagne. Quando il cavo s’è rotto, sferzando la linea aree della Circumvesuviana sottostante e poi arrotolandosi sull’asfalto, «è scattato il freno d’emergenza», ha detto Vicinanza. Ma quel freno è scattato «a valle», ha precisato.

La cabina, che si trovava poco distante dalla stazione a una decina di metri d’altezza, s’è bloccata ed è rimasta sospesa tra i palazzi e i binari della Circum. Dentro il vagone c’erano 9 persone, ossia otto turisti e un macchinista. A parte la paura iniziale per «lo sbalzo improvviso», per loro c’è stato il lieto fine. E, inizialmente, si credeva che l’incidente sul Faito potesse archiviarsi con un sospiro di sollievo. Le prime notizie arrivate anche sul posto riferivano infatti solo della situazione della cabina a valle; della cabina a monte si era perso ogni collegamento e anche a causa della nebbia, che copriva la visuale, non era possibile avere altre informazioni. Così, dalle 3 del pomeriggio – quando è scattato l’allarme per il cavo spezzato – i riflettori sono stati tutti per quella cabina sospesa nel vuoto. Gli operatori Eav e i soccorsi si sono mossi in fretta. Ciascuno dei passeggeri è stato imbragato ed è sceso a terra appeso al cavo. A bordo c’era anche un minore, come si vede dalle immagini di un adulto che scende imbracato con il figlio. Dai palazzi c’era chi provava a tranquillizzare i turisti durante le operazioni: «Signora, non abbia paura», si sente dire mentre tocca a una donna con la tuta celeste. Nessuno ancora sa cosa sia accaduto a monte, nessuno lo sospetta. Così i sopravvissuti si allontanano un po’ impauriti ma con il sorriso sulle labbra e le persone applaudono, fanno qualche foto. «Abbiamo sentito come un balzo – dice Elisa, studente francese giunta in Italia con il programma Erasmus -. Dentro non abbiamo capito subito bene cosa stava succedendo. Poi la funivia si è fermata e abbiamo aspettato 15 minuti».

«Non abbiamo avuto veramente paura», aggiunge Karol, studente tedesco. «Eravamo qui per vedere le montagne», concludono sfoderando un sorriso ai giornalisti. Sono le ultimi immagini di una gioia che viene bruscamente cancellata dalla tragedia. Verso le sei del pomeriggio, quando l’incidente sembra archiviato con un lieto fine, il presidente dell’Eav Umberto De Gregorio lancia un post su Facebook che anticipa lo scenario che in serata parlerà di quattro morti e un ferito grave. «Tragedia», posta. E pochi minuti dopo: «Faito / La cabina a monte è caduta. Si temono vittime». A Castellammare di Stabia il clima cambia improvvisamente. Piazza Unità di Italia, sulla quale affaccia la stazione della Circumvesuviana dalla quale si accede alla funivia, si popola di decine e decine di abitanti, scioccati, arrabbiati. Nelle strade della piazza sostano più ambulanze, ci sono carabinieri, polizia. E l’uno dopo l’altra arrivano le autorità: il prefetto Michele di Bari, il presidente della Regione Vincenzo De Luca e verso le 10 di sera giunge anche il sindaco di Napoli, in qualità di sindaco della città metropolitana, Gaetano Manfredi, che era a Torino e s’è precipitato non appena s’è concluso l’incontro che aveva con Raffaele Fitto.

venerdì, 18 Aprile 2025 - 09:38
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