Referendum 2025: Jobs Act, lavoro e cittadinanza al centro dei 5 quesiti. Per cosa e come si vota l’8 e il 9 giugno

di Marco Cesario

Referendum dell’8 e 9 giugno: si vota su Jobs Act, lavoro e cittadinanza. Landini: “Il quorum è un obiettivo praticabile”

Possibile svolta su lavoro e diritti: il prossimo 8 e 9 giugno gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque referendum abrogativi, con cui si punta a cancellare o modificare profondamente alcune delle norme più discusse degli ultimi anni, a partire dal Jobs Act, una delle riforme simbolo del governo Renzi.

Ecco i cinque quesiti referendari su cui si voterà:

  1. «Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione».

  2. «Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale».

  3. «Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi».

  4. «Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione».

  5. «Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana».

Tra i temi più caldi c’è il ritorno alla ribalta del Jobs Act, introdotto nel 2015 e fortemente osteggiato da una parte del mondo sindacale. Il referendum chiede di abrogare la norma sulle tutele crescenti nei licenziamenti, uno dei pilastri della riforma renziana.

A guidare la campagna per il “sì” è la Cgil, con il segretario Maurizio Landini in prima linea. Parlando a Radio Popolare, ha lanciato un messaggio chiaro: «Penso che la possibilità di raggiungere il quorum che tanti dicono è difficile, io credo che sia un obiettivo praticabile, soprattutto se lo trasformiamo in una mobilitazione generale, casa per casa, luogo di lavoro per luogo di lavoro»

Le sensazioni, secondo Landini, sono “positive”. E lo dimostrerebbero anche le reazioni dei cittadini: “Nei tanti volantinaggi che stiamo facendo non c’è una persona che butti in terra il volantino”.

Ma il vero banco di prova sarà proprio il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto. Ed è per questo che Landini ha avviato un’intensa serie di incontri con le opposizioni per chiedere un sostegno politico e organizzativo alla campagna referendaria.

Il sostegno più netto è arrivato proprio da Avs. Nicola Fratoianni (Si) ha parlato di «cinque sì pieni e convinti», mentre Angelo Bonelli (Verdi) ha rilanciato: «Utilizziamo il referendum per cambiare l’Italia».

Nel Partito Democratico, Elly Schlein ha garantito l’appoggio del partito ai referendum, pur consapevole delle differenze interne, specialmente sul quesito relativo al Jobs Act. «Non chiediamo abiure a nessuno», ha detto la segretaria, che ha però confermato l’impegno delle articolazioni territoriali del Pd per promuovere la partecipazione al voto.

Diversa la posizione del Movimento 5 Stelle: «Siamo assolutamente favorevoli ai referendum per smantellare il jobs act – ha dichiarato Giuseppe Conte – io stesso li ho firmati subito». Sul quesito relativo alla cittadinanza, però, il M5S lascerà libertà di scelta, puntando da tempo su un’altra strada, lo ius scholae.

Resta invece distante il centrodestra, che non ha mostrato interesse concreto alla consultazione. Anche l’incontro con Italia Viva, avvenuto nei giorni scorsi, non ha portato a un avvicinamento: il leader Matteo Renzi, chiamato direttamente in causa dal referendum sul Jobs Act, non ha partecipato al confronto con Landini, limitandosi a una telefonata.

«Abbiamo chiesto incontri a tutte le forze politiche – ha ribadito il segretario della Cgil – ma non abbiamo ricevuto risposte dalla maggioranza. Ogni forza politica dovrebbe almeno dire ai cittadini di andare a votare».

Appuntamento alle urne l’8 e il 9 giugno, con la possibilità per i cittadini di esprimersi su temi centrali per il lavoro e l’inclusione. Un banco di prova anche per la tenuta del fronte progressista e per il rapporto tra politica, sindacato e società civile.

venerdì, 25 Aprile 2025 - 22:44
© RIPRODUZIONE RISERVATA