Una notizia destinata a fare rumore: il giornalista Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni di carriera. Un addio che, pur presentato come un «accordo consensuale», nasconde tensioni accumulate negli ultimi anni e che il Cdr del Tg3 non esita a definire apertamente come una progressiva marginalizzazione per motivi politici.
In una nota, il Cdr esprime «rammarico e preoccupazione», sottolineando che «è l’ennesimo collega di grande livello che viene messo ai margini dall’azienda per motivi che non possiamo non definire politici, in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». Una denuncia che fotografa il clima interno alla Rai, sempre più al centro di polemiche sul controllo politico e sulla gestione delle carriere.
A dare ancora più peso alla vicenda sono anche le parole di Roberto Natale, consigliere d’amministrazione Rai, che commenta così: «Anche se frutto di un “accordo consensuale”, l’uscita anticipata di Andrea Vianello è una notizia amara per chiunque abbia a cuore il servizio pubblico. Del giornalismo Rai – del quale era entrato a far parte vincendo la stessa selezione praticanti di Ilaria Alpi – Vianello è stato per tanti anni un importante riferimento, e certamente avrebbe potuto continuare a dare anche adesso il suo apporto se gli fosse stata offerta una nuova collocazione idonea, come l’azienda in questi stessi mesi in casi analoghi ha dimostrato di saper fare». Natale aggiunge: «Lasciare andare via figure che hanno concorso a dare autorevolezza al servizio pubblico è una scelta autolesionistica, che contraddice l’impegno preso di recente all’unanimità dal Consiglio di amministrazione: recuperare la forte identità, soprattutto di alcuni canali, che nelle ultime stagioni si è indebolita a favore di competitor, nuovi e tradizionali, che hanno saputo intercettare il bisogno del pubblico ricostruendo altrove un posizionamento non più percepito in casa Rai».
L’addio di Vianello arriva dopo un lungo periodo di tensioni: prima rimosso dalla guida del Giornale Radio senza motivazioni ufficiali, poi spedito a San Marino Rtv, da dove si è dimesso dopo aver rifiutato di licenziare dei colleghi per risanare il bilancio, su richiesta della stessa Rai. Tornato a Roma, è stato lasciato senza incarico per oltre un anno. Un trattamento che Sandro Ruotolo, giornalista e responsabile informazione del Pd ed europarlamentare, ha stigmatizzato duramente: «Prima cacciato dal Giornale Radio senza alcuna motivazione. Poi spedito a Tele San Marino che lasciò perché la Rai gli chiese di licenziare i colleghi per sanare il bilancio. Poi tenuto a bagnomaria senza incarico – ha detto Ruotolo -. Con dignità, per non continuare a percepire denaro pubblico senza fare nulla, Andrea Vianello ha deciso di dimettersi da Tele Meloni che ha tradito uno dei suoi migliori professionisti mentre inzeppa le Reti di improbabili conduttori amici degli amici che fanno ascolti da prefisso telefonico, che è costretta per contratto a garantire minimi garantiti milionari. Questa è la Rai della destra della meritocrazia e delle competenze». E ancora: «Cose che non accadono nelle aziende editoriali pubbliche dei Paesi normali ma noi non siamo un Paese normale perché abbiamo la più grande azienda culturale e informativa del Paese nelle mani di Palazzo Chigi», ha concluso Ruotolo.
Andrea Vianello, classe 1960, è stato a lungo uno dei volti più autorevoli del servizio pubblico. Giornalista serio e raffinato, capace di coniugare competenza e umanità, è entrato in Rai dopo aver vinto il concorso praticanti nello stesso anno di Ilaria Alpi. Ha diretto Radio 1, il Giornale Radio Rai e ha condotto programmi di successo come Mi manda Raitre e Agorà, costruendo una reputazione di rigore, chiarezza e attenzione ai temi sociali. Un professionista che ha saputo incarnare pienamente i valori del servizio pubblico.
Il suo addio è arrivato attraverso un post su X (ex Twitter), pubblicato nel giorno del suo 64esimo compleanno e della Festa della Liberazione: «Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni ed esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello, precisando che si tratta di un «accordo consensuale». E conclude: «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».
Una frase che lascia intendere che la sua avventura professionale non è finita qui. Al momento, però, nessuna trattativa è stata confermata con emittenti come La7, Discovery, Mediaset o Sky: i prossimi palinsesti diranno se e dove Vianello tornerà a raccontare il Paese.
Quel che è certo è che la Rai, oggi, perde un altro pezzo importante della sua storia recente, lasciando aperti interrogativi sul futuro del servizio pubblico e sulla capacità dell’azienda di conservare e valorizzare i suoi talenti migliori.
sabato, 26 Aprile 2025 - 09:58
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