Funivia Monte Faito, la moglie del macchinista morto ai funerali: «Non fu fatalità, i colleghi parlino e si assumano le responsabilità»

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I funerali di Carmine Parlato, il macchinista morto nel crollo della cabina della funivia del monte Faito
di Lisa Simeone

È un atto di accusa forte, lucido, doloroso quello pronunciato ieri pomeriggio da Elvira, la moglie del 59enne Carmine Parlato, durante il funerale del marito (celebratosi ieri, sabato 26 aprile), il macchinista della funivia del Monte Faito precipitata lo scorso 17 aprile per cause ancora da accertare. Parlato è morto insieme a tre turisti, mentre un quarto passeggero è ancora ricoverato in condizioni critiche ma in lieve miglioramento.

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Dal pulpito della Concattedrale di Castellammare di Stabia (in provincia di Napoli), affollata da cittadini, colleghi dell’Eav e rappresentanti delle istituzioni, Elvira ha trasformato il proprio dolore in un grido di giustizia. «Mi rivolgo ai suoi colleghi, partendo dall’ultimo al primo, a chi doveva proteggere i dipendenti e i viaggiatori, di assumersi ognuno le proprie responsabilità, con coscienza e onestà. Non solo in quella circostanza, ma soprattutto per il prima – ha dichiarato con voce ferma -. Quello che è successo non può essere la conseguenza di un singolo momento. Non possiamo accettare la fatalità».

Dopo aver letto l’ultimo messaggio d’amore ricevuto dal marito in occasione del loro 25esimo anniversario di matrimonio, la donna ha puntato il dito contro un sistema che, a suo dire, avrebbe ignorato segnali premonitori. «A noi tocca sopravvivere a questo dolore immane, oggi, domani e per tutti i giorni della nostra vita – ha detto – La morte di Carmine e della altre vittime, e un sincero e doveroso pensiero va anche a loro che in quel momento erano la sua famiglia, merita risposte».

Il tono si è fatto più accorato quando ha chiesto che questa tragedia non venga archiviata come un semplice fatto di cronaca. «Queste vite spezzate, chi stava portando il pane a casa e chi in un momento piacevole, lontano dal proprio Paese visitando un vanto della nostra città, non devono rappresentare un clamoroso fatto di cronaca, che dopo qualche tempo finirà nel dimenticatoio, bensì sia un punto di svolta tra passato e futuro», ha incalzato.

Infine, rivolgendosi direttamente al marito, ha promesso: «Questa è una promessa che ti faccio e che manterrò fino alla fine dei miei giorni».

Al termine della cerimonia, il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha ribadito l’impegno delle istituzioni: «Noi dobbiamo affidarci con fiducia agli organi inquirenti che stanno agendo in maniera encomiabile e rapida. E noi tutti attendiamo la verità. Questo è però il momento “di essere accanto alla famiglia”, di dare la solidarietà “alla moglie e al figlio” della vittima».

Presenti ai funerali anche il deputato Marco Sarracino e Sandro Ruotolo della segreteria nazionale del Pd. «Come Partito democratico, siamo stati alle sue esequie, per esprimere il nostro cordoglio alla famiglia e alle altre vittime di questa tragedia. Ma il nostro dovere non deve fermarsi qui: dobbiamo pretendere verità, giustizia e cambiamento – hanno affermato i due in una nota -. Le parole della moglie di Carmine, Elvira, ci chiamano a una responsabilità ancora più grande, perché non si può morire per lavoro». «Oggi rilanciamo una battaglia che non può più attendere: serve introdurre il reato di omicidio sul lavoro – hanno proseguito -. Serve potenziare drasticamente il numero degli ispettori del lavoro, perché senza controlli non esiste sicurezza. Sosteniamo la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che farà di tutto per scoprire la verità, per capire cosa non ha funzionato e di chi sono le eventuali responsabilità». «Chiediamo perciò – hanno concluso – che venga fatta piena luce su quanto accaduto alla funivia del Faito, senza sconti, senza zone d’ombra. Lo dobbiamo alle famiglie delle vittime. Lo dobbiamo a Castellammare di Stabia, che oggi non piange soltanto, ma si sente tradita, offesa, parte lesa di questa vicenda. La giustizia deve essere più forte della rassegnazione».

Le condizioni del sopravvissuto
Thabeet Suliman, 23 anni, unico sopravvissuto e testimone della tragedia, è attualmente ricoverato in terapia intensiva all’Ospedale del Mare di Napoli. Il giovane, che ha perso la sorella Janan nell’incidente, è sveglio e ha potuto parlare con il fratello medico.

Secondo quanto riferisce l’Asl Napoli 1 Centro, le sue condizioni respiratorie sono in miglioramento dopo la sospensione della sedazione. Tuttavia, i parametri renali restano critici e la prognosi resta riservata per almeno altre 48 ore

domenica, 27 Aprile 2025 - 10:35
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