Blackout, Spagna e Portogallo verso la normalità ma restano le polemiche. Gli esperti criticano dipendenza da rinnovabili

Madrid

A quasi ventiquattro ore dal blackout che ha paralizzato la penisola iberica, Spagna e Portogallo stanno lentamente tornando alla normalità. Ma il ritorno della luce non ha fatto svanire le ombre delle polemiche. Mentre i numeri parlano di un ripristino pressoché totale dell’energia in Spagna (colpita interamente) – il 99%, secondo Red Eléctrica – e di un rientro all’80% in Portogallo (colpito solo in parte dal blackout), il malumore monta tra i cittadini e l’opposizione politica.

Il blackout, definito il più grave mai registrato in Europa, ha colpito duramente infrastrutture essenziali: voli sospesi, treni fermi, semafori spenti, ospedali passati ai generatori d’emergenza. A Madrid, 286 persone sono rimaste intrappolate negli ascensori. Nelle stazioni, centinaia hanno passato la notte in attesa di un treno che non arrivava. La metropolitana della capitale ha riaperto quasi tutte le linee, ma a Barcellona tre restano ancora fuori servizio.

Il governo spagnolo ha reagito con fermezza. Pedro Sánchez ha convocato una seconda riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, presieduta dal re Felipe VI, e ha promesso chiarezza sull’accaduto. “Non è mai successo prima”, ha dichiarato il premier, riferendosi al crollo improvviso della produzione elettrica alle 12:33. Ha anche assicurato che “tutte le risorse statali sono state mobilitate fin dal primo minuto”. Ma l’opinione pubblica resta scettica: molti si chiedono come sia possibile che un’intera nazione si ritrovi improvvisamente al buio in pieno XXI secolo.

Le domande si moltiplicano anche in Portogallo, dove il primo ministro ad interim, Luís Montenegro, ha cercato di rassicurare la popolazione dopo una visita all’ospedale Alfredo da Costa di Lisbona. La corrente sta tornando, ha detto, ma ha chiesto pazienza ai cittadini ancora al buio. Intanto, a Porto e Lisbona i trasporti hanno ripreso a funzionare, e ieri sera, tra gli applausi, le prime luci sono tornate a illuminare il centro della capitale.

Sul banco degli imputati finiscono le energie rinnovabili. Secondo alcuni esperti citati dal The Telegraph, l’eccessiva dipendenza da fonti come il solare e l’eolico – rispettivamente il 53% e l’11% della produzione spagnola al momento del blackout – avrebbe reso i sistemi iberici vulnerabili. Manca l’”inerzia” delle fonti tradizionali, che permette ai gestori di guadagnare secondi preziosi per reagire ai guasti. “In assenza di inerzia, si rischiano guasti a cascata”, ha spiegato l’analista Kathryn Porter. Parole che hanno acceso il dibattito anche oltre la Manica: Richard Tice, del partito britannico Reform UK, ha definito l’episodio un “monito” per il Regno Unito.

Intanto, l’Agenzia dell’Unione Europea per la sicurezza informatica (Enisa) ha escluso un attacco informatico e ipotizzato un guasto tecnico o problemi ai cavi. Ma i dettagli restano vaghi, e la fiducia nell’affidabilità del sistema energetico iberico è in crisi. Le autorità spagnole gestiranno direttamente l’emergenza in otto regioni, tra cui Madrid, Valencia e Andalusia.

martedì, 29 Aprile 2025 - 09:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA