«Fate schifo», gridano i parenti di Santo Romano – ammazzato nella notte tra il 1 e il 2 novembre a San Sebastiano al Vesuvio per una scarpa sporcata – alla notizia dell’esito della sentenza. Mentre Mena De Mare, la mamma del 19enne, ucciso incalza: «La giustizia ha fallito di nuovo, è uno schifo. La giustizia fallisce, perciò i minori continuano a delinquere e ad ammazzare». Esternazioni di indignazione che fanno a pugni con il deliberato del giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni di Napoli: il 17enne del quartiere Barra, alla periferia est di Napoli, è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di Santo Romano e del tentato omicidio di un suo amico, con l’aggravante dell’uso dell’arma, ed è stato condannato a una pena complessiva di 18 anni e 8 mesi. Una pena altissima. Più alta persino della richiesta avanzata dal pubblico ministero Ettore La Ragione, che aveva proposto 17 anni.
Una pena che ha toccato il tetto massimo possibile per legge sia in un processo per minori (dove non è previsto l’ergastolo) sia alla luce del tipo di giudizio scelto dall’imputato, ossia il rito abbreviato (formula che prevede lo sconto di un terzo pena): per arrivare a quel totale, il giudice – a conti fatti – è partito da una condanna per omicidio a 24 anni, ridotta da un terzo in base al rito (quindi 16 anni) e quindi sommata alla pena, pure importante, disposta per il tentato omicidio. Eppure non è abbastanza per mamma Mena, i parenti e gli amici di Santo, che all’esterno del Tribunale per i minorenni di Napoli, hanno dato sfogo alla loro rabbia, sostenuti dal deputato di Alleanza verdi e sinistra Francesco Emilio Borrelli trovatosi al loro fianco. «È lo stato che incita questi minori a sbagliare. Perché il messaggio che arriva con sentenze come questa è che chi sbaglia paga poco, con sconti», insiste Mena anche ai microfoni di Pomeriggio 5.
A rendere più chiara la ragione della frustrazione di mamma ci hanno pensato Nelide Milano, Ilaria Puglia e Barbara Tafuri della Rete per la Sicurezza Minori e Adolescenti, da tempo impegnate in una battaglia per la sicurezza dei ragazzi nelle strade della città: «Se esci di casa armato e scegli di uccidere per una scarpa sporca le conseguenze sono praticamente nulle. Questa è la risposta dello Stato italiano alla famiglia di Santo Romano. Una risposta fredda, insufficiente e inaccettabile – dicono -. Pur comprendendo che la pena inflitta sia superiore a quanto richiesto dalla Procura, resta comunque drammaticamente inadeguata rispetto alla gravità del crimine e alla sua dinamica. La verità è che la legge minorile è ferma a un tempo che non esiste più: va riformata e aggiornata, perché oggi non tutela le vittime, non educa, non dissuade». Di qui l’appello della Rete a tutte le forze politiche, chiedendo un impegno trasversale, al di là degli schieramenti, per avviare una riforma profonda della giustizia minorile e un piano strutturale sulle politiche giovanili: «Lo Stato deve reagire con fermezza e visione. Servono risorse, investimenti e un’azione culturale capillare che arrivi nei quartieri, nelle scuole, nei centri giovanili. Ma serve anche una risposta immediata alla barbarie: non possiamo assistere in silenzio alla deriva di una generazione che si arma e distrugge il proprio futuro».
C’è rabbia tra i parenti di Santo Romano. Una rabbia che alimenta sfoghi anche sopra le righe: «Ti uccido, ti spezzo a te e la famiglia tua… hai la data di morte segnata… ti devo decapitare», grida Tony, il fratello di Santo Romano, rivolgendosi idealmente al 17enne imputato. Delusa anche Simona, la fidanzata di Santo Romano: «Vogliamo il sostegno anche di chi non ha perso un proprio caro, perché questa è una battaglia che non dobbiamo combattere soltanto noi – dice -. Santo non c’è più, ci è stato strappato – ha detto ancora Simona, mentre intorno a se c’era chi urlava il proprio dissenso per questa sentenza – ma chi esce la sera, chi scende ancora in piazza, come me, come mio fratello, come mia sorella, è ancora in pericolo». «Se lasciamo fuori individui del genere – incalza Simona – e non consentiamo a queste persone di scontare una pena severa, che gli permetta di capire la gravità del reato e dello sbaglio che ha commesso, il danno che ha arrecato a tutti noi, purtroppo non ci sarà mai un cambiamento». «Sapevo che la condanna non poteva essere molto alta per lo sconto della pena del rito abbreviato, – aggiunge Simona – eravamo coscienti di questo ma io mi aspettavo che gli dessero il massimo previsto. Adesso dobbiamo solo cercare di superare questa giornata, che è stata molto lunga e pesante, come fu per la prima udienza: ci abbiamo messo una settimana per riprenderci». «Noi, però, – conclude non abbandoniamo la nostra battaglia, continueremo a portarla avanti con ancora più forza». Infine una parola per la solidarietà con le mamme che hanno subìto la stessa tragedia: «l’abbiamo chiesta e il supporto l’abbiamo ricevuta: c’è un conforto reciproco perché siamo accumunati da un dolore che può essere compreso solo da chi l’ha subito. Quello che è più amaro è che a questo dolore si aggiungono sempre più mamme».
Al grido di dolore della mamma di Santo Romano ha risposto il sottosegretario al ministero dell’Interno, Wanda Ferro: «A questa donna vorrei dire che comprendo il suo stato d’animo, in questo momento di sconforto per una morte innaturale, che non dovrebbe registrarsi e che non è la prima volta che accade qui a Napoli e in altri territori. Credo che ci sia una giustizia e che, in qualche modo, ci sarà un giudice a Berlino, ma soprattutto credo che ci sia una giustizia divina». « pochi giorni dalla scomparsa di Papa Francesco – aggiunge Ferro a margine di un incontro in prefettura a Napoli – mi viene da pensare che probabilmente ci si deve rivolgere alla giustizia divina in un momento di grandissimo dolore. Le siamo accanto, solidali. Affiancheremo questa donna in una richiesta di giustizia che credo sia normale, dovuta e doverosa». Ferro ricorda anche che il Governo sta lavorando a una riforma della giustizia e «sta tentando di fare un pacchetto sicurezza. Per quanto ci riguarda – prosegue – ci sono tante cose da cambiare e soprattutto bisogna ridare fiducia ai cittadini in una giustizia che sia giusta».
martedì, 29 Aprile 2025 - 17:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA