Il fronte politico è spaccato. C’è chi, come il deputato di Fratelli d’Italia e responsabile nazionale del Dipartimento Famiglia e valori non negoziabili del partito, Maddalena Morgante, si dice «davvero soddisfatta per il provvedimento» e chi, invece, accusa il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara di Valditara «inchinarsi alla propaganda oscurantista e a strumentalizzare temi cruciali» (Alessandro Zan, responsabile diritti nella segreteria Pd ed europarlamentare). A infiammare questa settimana di festa ci ha pensato il nuovo provvedimento di legge approvato dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, che introduce l’obbligo per le scuole di acquisire il consenso informato preventivo, in forma scritta, da parte delle famiglie – o dagli studenti, se maggiorenni – per la partecipazione ad attività didattiche o extracurriculari che trattino temi legati alla sessualità e all’affettività.
Secondo quanto riportato nel comunicato finale di Palazzo Chigi, la misura punta a rafforzare la trasparenza tra istituzioni scolastiche e famiglie, stabilendo che qualsiasi iniziativa che rientri nell’ampliamento dell’offerta formativa o nelle attività extracurricolari e che tratti tali argomenti sensibili, potrà essere proposta solo previa autorizzazione scritta dei genitori.
Il ministro Valditara ha spiegato il senso del provvedimento come un tentativo di ricucire il rapporto tra scuola e famiglie, all’insegna della chiarezza:
«Noi, agendo all’insegna del valore della trasparenza, intendiamo rafforzare l’alleanza tra la scuola e le famiglie, come abbiamo fatto con la circolare sui compiti a casa. I genitori devono essere consapevoli delle iniziative didattiche che vengono trattate in classe, come per esempio la sessualità».
Il ministro ha chiarito che il consenso dovrà essere consapevole ed informato, specificando che le famiglie avranno diritto a conoscere chi sono i soggetti esterni coinvolti, il materiale didattico utilizzato, le finalità e le modalità di svolgimento delle attività proposte. Qualora si tratti di un’attività obbligatoria, ma il genitore neghi il consenso, la scuola sarà tenuta a fornire un’alternativa.
La maggioranza: «Norma di buonsenso, difendiamo il primato educativo delle famiglie»
Tra i più convinti sostenitori del provvedimento c’è anche Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura alla Camera:
«Condivido completamente il provvedimento approvato in Consiglio dei Ministri, fortemente voluto da Fratelli d’Italia, grazie al quale i genitori dovranno fornire un consenso informato in forma scritta per permettere ai loro figli di partecipare a scuola ad iniziative didattiche e curriculari legate a temi sensibili come la sessualità. Ringrazio il ministro Valditara per la sensibilità dimostrata».
Amorese sottolinea come la norma ricalchi una proposta di legge da lui presentata, che va nella direzione di rafforzare la libertà educativa delle famiglie:
«I genitori hanno il sacrosanto diritto di essere partecipi ad ogni scelta educativa e affettiva fatta a scuola che riguarda i propri figli. Grazie al governo Meloni, introduciamo finalmente una norma di buonsenso che tutelerà i nostri ragazzi da teorie troppo spesso ideologiche e divisive».
Sulla stessa linea anche Maddalena Morgante, che rivendica il valore del consenso come strumento di tutela del diritto-dovere genitoriale:
«Da madre, prima ancora che da parlamentare, reputo necessario che venga garantita e rispettata la libertà di educazione e il primato educativo delle famiglie. È una norma giusta, che garantisce tutta la trasparenza possibile alle famiglie. L’alleanza tra i genitori e la scuola è la giusta soluzione per permettere che talune ideologie rimangano fuori dalla sfera educativa dei nostri figli».
L’opposizione: «Una misura ideologica e oscurantista»
Molto diversa la lettura delle opposizioni, che accusano il governo di voler limitare l’autonomia scolastica e oscurare l’educazione affettiva.
Secondo Alessandro Zan, «Valditara si inchina alla propaganda oscurantista. Il diritto all’informazione è un principio sacrosanto, ma qui si sta agitando il consenso come strumento per limitare l’accesso degli studenti a contenuti fondamentali per la loro crescita. È una forzatura che nasconde una strumentalizzazione politica e ideologica».
Anche diverse associazioni studentesche hanno criticato la misura, definendola un modo per limitare la libertà degli studenti di ricevere una formazione completa, inclusiva e aggiornata sui temi della sessualità, del rispetto e dell’affettività.
venerdì, 2 Maggio 2025 - 09:36
© RIPRODUZIONE RISERVATA