Gaza, l’ora dell’offensiva: Israele prepara l’attacco totale e lancia un raid in Yemen. Trump promette cibo, l’Irlanda condanna

di Lisa Simeone

«La gente muore di fame e noi la aiuteremo a procurarsi il cibo. Hamas rende le cose impossibili perché prende tutto ciò che arriva. Aiuteremo la popolazione di Gaza perché è stata trattata molto male da Hamas», ha dichiarato Donald Trump. Dall’Irlanda arrivano invece parole nette e durissime contro Israele. Il ministro degli Esteri Simon Harris ha affermato: «Ciò che sta accadendo alla popolazione di Gaza è spregevole e inaccettabile». Mentre Napoli discute animatamente del caso della Taverna Santa Chiara, al centro di una polemica tra la titolare e due turisti israeliani, nella Striscia di Gaza si prepara una nuova fase della guerra.

Il via libera all’operazione: Israele prepara l’assalto

Nella notte tra domenica e lunedì, il governo israeliano ha approvato ufficialmente l’espansione dell’offensiva contro Hamas a Gaza. Il piano, battezzato “Carri di Gedeone”, prevede una fase più aggressiva della guerra, con operazioni di conquista e mantenimento del territorio.

Un alto funzionario vicino all’esecutivo ha dichiarato che l’obiettivo è la “conquista della Striscia”. La notizia ha gettato nel panico i familiari degli ostaggi israeliani, timorosi per la sorte dei propri cari. Alcuni di loro hanno raggiunto la Knesset per protestare e invitare i riservisti a rifiutarsi di combattere.

Il chiarimento dell’esercito: «Escluderemo le aree con ostaggi»

L’IDF ha spiegato al giornale Yedioth Ahronoth che la nuova fase dell’operazione sarà mirata:
«Il programma per l’espansione dell’operazione a Gaza è ampio ma comunque limitato: esclude esplicitamente le aree dove si ritiene che ci possa essere presenza di ostaggi. Non abbiamo intenzione di entrare in quelle zone».

Le truppe passeranno da incursioni rapide alla presa di controllo di porzioni della Striscia, con particolare attenzione alla bonifica dei tunnel: solo un quarto è stato neutralizzato finora.

L’ultimatum a Hamas: tregua o guerra totale

Israele ha dato tempo fino al 16 maggio — fine del viaggio di Donald Trump nei Paesi del Golfo — per raggiungere un accordo sulla tregua e sulla liberazione degli ostaggi. In assenza di risultati, scatterà l’offensiva.

Il piano include lo spostamento forzato della popolazione del nord e centro di Gaza verso il sud, tra il corridoio Morag e Filadelfia, dove saranno costruiti campi di accoglienza. Subito dopo, Israele prevede di introdurre aiuti umanitari gestiti da società private americane.

«Li aiuteremo ad avere il cibo. Sono affamati», ha ribadito Trump, puntando il dito contro Hamas, colpevole di rubare gli aiuti.

Netanyahu: «Le truppe rimarranno a Gaza»

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicato un video sul suo profilo X:
«Lanceremo un’operazione massiccia a Gaza. Per sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi. Ci sarà uno spostamento della popolazione per proteggerla. Questa volta l’esercito non entrerà e uscirà da Gaza come in passato, le forze di riserva saranno mobilitate per rimanere nel territorio occupato».

Il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha però avvertito: «Israele potrebbe perdere gli ostaggi se lancia un’operazione su larga scala nella Striscia».

Smotrich: «Riprendiamo gli insediamenti»

Il ministro ultranazionalista Bezalel Smotrich ha rilanciato l’idea di ristabilire gli insediamenti israeliani nella Striscia, smantellati nel 2005. Le sue parole hanno esasperato ulteriormente le tensioni.

Familiari degli ostaggi e centinaia di manifestanti hanno bloccato le strade di Gerusalemme, con scontri davanti agli uffici governativi.

L’Ue frena: «Israele faccia un passo indietro»

L’Unione Europea ha espresso “preoccupazione” per l’estensione delle operazioni e ha chiesto a Israele di fermarsi. Secondo l’Onu, il piano umanitario israeliano rischia di diventare una strategia di pressione militare, con gravi conseguenze sulla popolazione civile.

Israele ha infatti comunicato alle Nazioni Unite che intende delegare la distribuzione degli aiuti a società di sicurezza private, un’idea che solleva molte critiche.

Hamas accusa Tel Aviv di usare gli aiuti come arma di ricatto politico.

Il raid sullo Yemen: «Non sarà l’ultimo»

Nel frattempo, lunedì sera, Israele ha reagito al missile Houthi che aveva colpito l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv con un raid su larga scala sul porto di Hodeida, in Yemen, punto chiave per il traffico di armi dall’Iran.

Funzionari israeliani hanno dichiarato: «Questo è un attacco molto forte e non sarà l’ultimo». Oltre 30 aerei hanno partecipato all’operazione, in coordinamento con gli Stati Uniti. I media yemeniti parlano di morti e feriti.

Situazione attuale:
Con la finestra di dieci giorni per un accordo quasi chiusa, l’esercito israeliano attende il via libera definitivo per una nuova, drammatica escalation nel conflitto. Gaza è di nuovo sull’orlo del baratro.

lunedì, 5 Maggio 2025 - 23:45
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