Detenuto per omicidio, con permesso di lavoro, accoltella un collega e si suicida dal Duomo: sospetti su morte di una donna

duomo milano
Il Duomo di Milano (foto d'archivio)
di Laura Nazzari

Un detenuto per omicidio con il permesso (premio) di poter lavorare, l’inserimento all’interno di un albergo, poi nello spazio di 24 ore la follia più pura. Il detenuto in permesso premio accoltella un collega di lavoro, si dà alla fuga, e il giorno dopo ricomperare sul Duomo di Milano dal quale si lancia nel vuoto, finendo senza vita sul corso Vittorio Emanuele e lasciando dietro di sé il terribile sospetto di avere compiuto pure un altro omicidio, quello di una sua collega di lavoro sparita da giorni e ritrovato cadavere stamattina in un laghetto nel parco Nord.

È una storia da thriller quella che oggi pomeriggio ha sconvolto Milano. È una storia destinata a sollevare un vespaio di polemiche e pesanti interrogativi, proprio per via del fatto che il protagonista di questa incredibile sequenza di gravi episodi criminali è uno che stava in prigione per l’accusa di avere ucciso un uomo anni. Al centro della storia c’è Emanuele De Martia, 34 anni originario di Napoli, che nel pomeriggio si è gettato dalle terrazze del Duomo di Milano togliendosi la vita. Era in fuga. Era in fuga dopo che ieri mattina ha accoltellato un collega all’Hotel Berna di Milano: la vittima, un egiziano, è stato raggiunto da cinque coltellate, c’è voluto un intervento chirurgico di sette ore per salvargli la vita. Verrà sentito nelle prossime ore. Nella struttura ricettiva De Maria lavorava – da quasi due anni (e cinque giorni su sette) – come addetto all’accoglienza dei clienti grazie a un permesso premio che gli consentiva di lasciare per qualche ora il carcere di Bollate dove era detenuto da circa sette anni.

In prigione, De Maria, ci era finito per un reato di sangue: nel 2016, in un hotel a Castel Volturno in provincia di Caserta, uccise la tunisina 23enne Rached Oumaima, fatto per il quale era stato condannato a 14 anni e tre mesi. Un femminicidio che potrebbe non essere stato il solo commesso da De Maria. C’è un’altra collega di lavoro del 34enne che potrebbe avere pagato con la vita la follia di De Maria: si chiamava Arachchilage Dona Chamila Wijesuriya e dopo diversi giorni di ricerche, perché scomparsa, il suo corpo è stato ritrovato proprio mentre De Maria si suicidava: il cadavere della donna è stato recuperato all’interno del Parco Nord, laddove lei e De Maria sono stati visti entrare insieme, venerdì, da una telecamera di sorveglianza dell’ospedale Bassini.

Quella stessa telecamera avrebbe poi inquadrato andare via, senza la 50enne. Stando alla sequenza degli eventi, Arachchilage Dona Chamila Wijesuriya potrebbe essere stata la prima vittima di De Maria: l’omicidio si sarebbe consumato proprio nella giornata di venerdì. Poi il sabato mattina all’alba De Maria ha accoltellato il collega egiziano e gli inquirenti sospettano che i due fatti possano essere collegati. Quindi il suicidio, che ha chiuso questa incredibile storia sulla quale non calerà facilmente il sipario. Quel permesso premio per lavorare concesso a un uomo condannato per un fatto di sangue sarà certamente oggetto delle riflessioni, e delle polemiche, che seguiranno nelle prossime ore, nei prossimi giorni.

domenica, 11 Maggio 2025 - 17:35
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