Vincenzo De Luca non fa nomi e cognomi, ma chi lo conosce sa che il bersaglio dei suoi attacchi politici, gli ennesimi, è Roberto Fico, insieme al Movimento 5 Stelle che oggi, in Consiglio regionale, siede alla sua opposizione e che non vede l’ora di tornare in maggioranza dopo che la Corte costituzionale ha messo lo “sceriffo” fuorigioco.
«I ciucci non possono dirigere una regione come la Campania. Non siamo tutti uguali».
È con questo siluro, lanciato iieri – lunedì 12 maggio – in piena cerimonia del giuramento di Ippocrate dei nuovi medici, che Vincenzo De Luca cerca di agitare le acque della coalizione di centrosinistra. E lo fa nel modo che gli è più congeniale: attaccando. Senza freni, senza diplomazie. Il suo messaggio è chiaro: non accetterà mai di veder passare il testimone a chi non ritiene all’altezza, meno che mai a un esponente di quel Movimento che per anni ha sbeffeggiato e combattuto, un Movimento che, per giunta, in Consiglio regionale siede alla sua opposizione.
Il riferimento è ovviamente a Roberto Fico, ex presidente della Camera e oggi volto in prima linea del nuovo asse progressista che unisce Pd e M5S in Campania. Un nome che da mesi circola negli ambienti politici di centrosinistra e che ha incassato l’assenso silenzioso della segretaria Elly Schlein e quello ben più sonoro di Giuseppe Conte.
Proprio Conte, da Roma, replica a De Luca con tono istituzionale ma deciso: «Noi del Movimento stiamo dando una grossa mano per un programma che sia assolutamente in linea con i bisogni dei cittadini campani. Dopo si sceglierà l’interprete e saranno i territori a farlo. Ma intendo dire tutti i territori, non sarà una singola persona a scegliere». Una frase che suona come un avviso a De Luca: i tempi in cui decideva tutto da solo sono finiti.
Ma lo “sceriffo” non ci sta. «Napoli e la Campania non sono in vendita, a nessuna forza politica. C’è gente che pensa a dividersi i candidati. A volte autentici analfabeti», tuona. «Probabilmente nelle prossime settimane vedrete un po’ di parapiglia. Abbiamo sputato l’anima per ritrovare dignità, mi devono uccidere se vogliono far precipitare nuovamente la Campania nella palude in cui era quando abbiamo iniziato il nostro lavoro».
Più che un attacco, un monito. De Luca non intende mollare il timone senza assicurarsi che chi lo sostituirà ne segua la rotta. Il nome di Fulvio Bonavitacola, attuale vice, o quello dell’assessora Lucia Fortini, restano sul tavolo, ma sembrano non interessare né il Nazareno né il Movimento.
Intanto, mentre il governatore continua la sua campagna di delegittimazione, Fico percorre in lungo e in largo la Campania, spesso al fianco di pezzi da novanta del Pd, come il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, simbolo della “Napoli del dialogo” e del campo largo. Un attivismo che irrita non poco Santa Lucia, dove ogni mossa dell’ex presidente della Camera viene letta come una sfida personale.
Dalla segreteria dem Sandro Ruotolo prova a gettare acqua sul fuoco, ma solo in apparenza: «Io ciucci non ne vedo. Noi siamo pronti a costruire il futuro. Il partito è pronto, lavoriamo per confermare il centrosinistra, stavolta allargato. E ricordo a De Luca che il nostro avversario si chiama Meloni».
Nel frattempo, anche dal centrodestra campano arrivano colpi: «La Campania non è il suo feudo», dichiarano all’unisono gli esponenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Eppure, è nel perimetro progressista che si gioca la partita più difficile: quella di una successione che rischia di trasformarsi in una faida.
Resta ora da capire se De Luca si accontenterà di fare il capolista, usando i suoi voti come leva per condizionare la futura giunta, o se davvero è pronto a rompere tutto, sostenendo un candidato fuori dai giochi del campo largo. In ogni caso, una cosa è certa: la resa dello sceriffo non è ancora all’orizzonte.
martedì, 13 Maggio 2025 - 13:29
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