È conosciuto da molti come il “guru delle diete”, una fama costruita grazie alla TV, ai libri pubblicati e a una costante presenza online. Ma per Adriano Panzironi la notorietà si è trasformata in condanna: il tribunale monocratico di Roma lo ha giudicato colpevole di esercizio abusivo della professione medica, infliggendogli una pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione.
Stessa accusa, ma pena più lieve – 1 anno e 4 mesi – per il fratello gemello Roberto Panzironi, ritenuto responsabile di aver collaborato attivamente alla diffusione delle pratiche illecite. La sentenza è arrivata a cinque anni dall’apertura del processo.
Il procedimento, nato da un’indagine della Procura di Roma, ha visto la costituzione come parte civile di numerosi Ordini dei Medici – tra cui quelli di Roma, Venezia, Napoli e Milano – oltre all’Ordine dei Giornalisti del Lazio.
Secondo l’accusa, Panzironi avrebbe agito da medico senza averne il titolo, rivolgendosi a un vasto pubblico tramite la trasmissione Life 120 Channel, trasmessa quotidianamente sul digitale terrestre.
Gli inquirenti descrivono un sistema organizzato nei minimi dettagli. Il 52enne forniva «particolareggiate indicazioni sul regime alimentare» attraverso «programmi e metodi di nutrizione, scientificamente qualificabili in termini di ‘dieta’», basati sull’esclusione di determinati alimenti e sull’assunzione di altri in quantità precise.
A colpire è anche l’aspetto personalizzato: Panzironi forniva indicazioni ad hoc dopo che gli utenti lo contattavano tramite call center.
Non solo consigli alimentari: tramite il suo profilo Facebook, Panzironi promuoveva e prescriveva integratori venduti online, da lui stesso commercializzati. Si tratta di prodotti contenenti «vitamine, metalli di interesse biologico, melatonina ed altre sostanze idonee a produrre effetti – scrive il pm – di potenziale nocività per la salute dell’individuo se assimilati senza controllo medico».
In questo scenario, Roberto Panzironi avrebbe svolto un ruolo «operativo», occupandosi della stampa e diffusione delle pubblicazioni pseudoscientifiche.
Il fratello è accusato di aver contribuito «moralmente e materialmente» alla realizzazione del reato, «rafforzando il proposito delittuoso, sostenendo le iniziative illecite e fornendo gli strumenti logistici e finanziari necessari».
giovedì, 15 Maggio 2025 - 21:46
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