Diede fuoco alla vicina dopo una lite, condannato all’ergastolo. La figlia della vittima: «Ha avuto quel che meritava»


«Ha avuto quello che si meritava ed è stata una grande soddisfazione sentire la parola ergastolo». Le parole di Alessia Castaldo, figlia di Antonella Iaccarino, risuonano nell’aula della Corte d’Assise di Napoli mentre si stringe in un abbraccio al padre Massimo. Mercoledì 21 maggio la seconda sezione della Corte d’Assise di Napoli, presieduta dal giudice Cristiano, ha accolto in pieno la richiesta della Procura, rappresentata in aula dal sostituto procuratore Maurizio De Marco: Francesco Riccio, l’imputato, è stato condannato all’ergastolo.

Alla lettura del dispositivo, i familiari della vittima erano in aula. Alcuni di loro non hanno trattenuto le lacrime. Presenti a tutte le udienze del processo, hanno sempre indossato una maglietta con la foto di Antonella stampata sopra. Un gesto semplice ma carico di significato, a testimoniare l’impegno costante per ottenere giustizia.

La vicenda risale al 5 settembre 2023 e si è verificata a Quarto, comune in provincia di Napoli. Riccio e Iaccarino avevano più volte battibeccato per motivi condominiali. Quel giorno i due discussero per un lenzuolo che ostruiva l’ingresso del box di Riccio: l’uomo si lamentò della circostanza con la 48enne, che aveva steso il bucato. Di qui la lite tra i due. Lite avvenuta nel cortile condominiale di via Alcide de Gasperi 68, dove vivevano  entrambi (lei al secondo piano e lui al terzo piano). In pochi istanti l’uomo ricoprì la donna e la sua auto di liquido infiammabile e diede fuoco a tutto, senza darle scampo né il tempo di fuggire. Antonella Iaccarino morì dopo 47 giorni di agonia per le gravissime ustioni riportate: aveva 48 anni.

«È un sollievo per noi e per mamma – ha detto ancora Alessia – anche lei può stare tranquilla: ci manca da morire e lotteremo ancora per lei».

Soddisfatto anche l’avvocato Luigi Musolino, legale della famiglia Iaccarino: «Giustizia è fatta. La Procura, con il pm De Marco, ha fatto un ottimo lavoro, protagonista di una grande indagine e di una grande istruttoria dibattimentale. Abbiamo dimostrato i fatti e la corte ci ha seguito, con una condanna che è quella che ci aspettavamo».

Una condanna, però, che «non ci restituirà la signora Antonella», ha aggiunto il legale, sottolineando come il delitto sia stato «illogico, di una crudeltà estrema, compiuto da una persona che non merita assolutamente di stare in libertà». Durante il processo, ha spiegato Musolino, Riccio ha mantenuto un comportamento docile, ma «le sue gesta sono state estremamente gravi».

«A noi non compete esaminare la natura dell’uomo – ha precisato – è stato un processo complesso, molto sofferto da parte della famiglia e devo dire che, considerando i tempi della giustizia italiana, è stato un processo breve che ha dato soddisfazione al cittadino, alla famiglia».

domenica, 25 Maggio 2025 - 22:08
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