La camorra rallenta la Campania: “radici” in imprese ed enti pubblici, nuovi business e tecnologie | Relazione Dia

di Lisa Simeone

La camorra approfitta della fragilità economica della Campania per rafforzarsi e infiltrarsi dove lo Stato mostra più lentezze. Lo sottolinea la Direzione investigativa antimafia (Dia) nella relazione 2024. La camorra, si legge, «sfrutta la fragilità del sistema economico campano, il rallentamento produttivo e l’alto livello di disoccupazione per consolidare il proprio potere», si legge nella relazione semestrale 2024 della Direzione investigativa antimafia. Un potere che si nutre delle difficoltà di cittadini, imprese e istituzioni e che – come evidenzia la Dia – è diventato «un ostacolo significativo per lo sviluppo regionale».

Infiltrazioni e appalti, l’economia legale sotto pressione

Nel 2024, sono state 240 le misure interdittive emesse per sospetta infiltrazione mafiosa in attività economiche, 232 delle quali solo tra Napoli e Caserta. Un dato che mostra, secondo la Dia, «la preponderante esposizione al pericolo di infiltrazione mafiosa del settore edile e immobiliare con il relativo indotto, quali la produzione e fornitura di calcestruzzo e di altri materiali».

Il rischio non si limita all’economia privata. L’infiltrazione nella pubblica amministrazione è ancora viva e documentata. La Dia parla chiaramente di «ingerenza pervasiva della criminalità organizzata all’interno degli Enti locali della Campania volta a condizionarne i regolari processi decisionali per l’affidamento degli appalti pubblici, altro settore di prioritario interesse della camorra».

Grazie a «una spiccata capacità di tramare articolate relazioni con taluni esponenti delle amministrazioni e delle imprese locali», i clan riescono a entrare nel sistema degli appalti con affidamenti diretti a imprese a loro vicine, o tramite subappalti che mascherano il legame con le cosche.

Camorra hi-tech e nuove rotte del crimine

Un elemento che preoccupa particolarmente gli investigatori è l’evoluzione tecnologica delle organizzazioni criminali. «Alcune organizzazioni criminali hanno raggiunto un livello di esperienza tecnologica di particolare rilievo», scrive la Dia. I clan usano «apparecchi criptati per le comunicazioni interne eludendo i tradizionali metodi di captazione investigativa» e «sviluppano sofisticate procedure digitalizzate per riciclare denaro di provenienza illecita attraverso triangolazioni internazionali».

Ma non è tutto. La camorra cerca nuove fonti di guadagno meno esposte alla repressione penale. «I più recenti esiti investigativi hanno riscontrato un crescente e diffuso interesse per le attività illecite ad alto profitto e con ridotto rischio giudiziario quali il controllo delle aste fallimentari e delle procedure di esecuzione immobiliare, il ricorso alle cosiddette società ‘cartiere’ per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti allo scopo di riciclare denaro, ovvero realizzare frodi fiscali».

Rimangono in ogni caso solidi i pilastri storici della camorra: traffico di droga, estorsioni e usura. E anche l’accesso alle carceri non è più un ostacolo: «Nel 2024 si è registrato un incremento dell’introduzione illegale di telefoni cellulari all’interno delle strutture detentive mediante droni. Grazie ad essi, i detenuti mantengono i contatti con i gruppi criminali di riferimento, impartendo direttive agli affiliati liberi».

I clan città per città

A Napoli, lo scenario camorristico resta frammentato ma ancora strutturato. «Operano due grandi cartelli, che fungono da epicentri criminali attorno ai quali gravitano gruppi più piccoli a carattere familiare: l’Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella, che sono in contrapposizione tra loro», ricorda la Dia. Intorno a questi poli maggiori, «numerosi gruppi minori si contendono il controllo del territorio ricorrendo a episodi di violenza», principalmente legati alla gestione delle piazze di spaccio.

In provincia di Caserta domina ancora il clan dei Casalesi, «caratterizzato da un’evoluzione strutturale che ha portato a una maggiore autonomia interna delle componenti storiche riconducibili alle famiglie Schiavone, Bidognetti, Zagaria e Iovine». Una realtà criminale che continua a esercitare un forte potere «attraverso condotte collusive e intimidatorie», con particolare attenzione all’edilizia e al ciclo dei rifiuti.

A Salerno, la camorra subisce le influenze dei gruppi napoletani e calabresi. Mentre a Benevento e Avellino, pur in misura minore, sono attivi clan a base familiare, impegnati in traffico di droga, estorsioni e – fenomeno in crescita – «nelle infiltrazioni nelle aste giudiziarie».

Criminalità in movimento

«La camorra si conferma un fenomeno dinamico – osserva la Dia – capace di adattarsi ai cambiamenti economici e sociali, mantenendo un forte radicamento sul territorio e una pericolosa capacità di infiltrazione nella società civile e nelle istituzioni locali, evidenziando anche una discreta proiezione in altre regioni, soprattutto di quelle realtà criminali maggiormente strutturate».

martedì, 27 Maggio 2025 - 10:50
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