«Martina morta dopo minuti di agonia». E la procuratrice lancia un appello per scuotere le coscienze

di Lisa Simeone

Martina è morta così, in un casolare abbandonato, nascosta sotto i detriti. Ma prima ha vissuto i suoi ultimi attimi immersa in una sofferenza devastante. L’ex fidanzato Alessio Tucci, appena 19enne, l’ha colpita con tre violenti colpi di pietra. Poi, credendola morta – o forse solo sperando che lo fosse – l’ha nascosta come si nasconde un errore, come si cancella una verità: sotto cumuli di sassi, in un angolo dimenticato di Afragola.

La verità è contenuta, nuda e durissima, nelle parole dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice Stefania Amodeo del Tribunale di Napoli Nord: Martina Carbonaro, 24enne di Afragola (in provincia di Napoli), ha agonizzato per molti minuti. Non è morta sul colpo. Ha sofferto, in silenzio, con la sua vita che si spegneva lentamente.

Ora, sarà l’autopsia in programma martedì 3 giugno a dire con certezza come si è consumata questa fine che non può e non deve lasciare indifferenti.

«Agito con crudeltà»: la ricostruzione della procuratrice

La procuratrice di Napoli Nord, Annamaria Lucchetta, ha parlato senza nascondere nulla, con la voce ferma ma segnata da un dolore che non è solo professionale. «Alessio Tucci ha agito con crudeltà», ha dichiarato durante la conferenza stampa tenutasi ad Aversa. Una crudeltà che non è esplosa all’improvviso, ma che – come in molti altri femminicidi – affonda le radici in una cultura che ancora oggi fatica a insegnare il rispetto per le donne.

«Abbiamo contestato – ed il giudice ha condiviso – che Alessio Tucci ha agito con crudeltà perché ha sferrato una serie di colpi sulla povera Martina. Un’altra aggravante che abbiamo contestato è che c’era una relazione affettiva, che si era interrotta», ha detto la magistrata. E poi, l’appello, chiaro, semplice, che va dritto al cuore del problema: «Bisogna, e può apparire una frase scontata, mettere in campo delle azioni a monte a livello sociale, nelle scuole, nelle famiglie. Ognuno educhi bene i nostri figli».

Nessun segnale, solo la sua volontà di troncare

Martina aveva solo 14 anni. Aveva deciso di chiudere quella relazione iniziata troppo presto, due anni prima, quando lei era poco più che una bambina. «Sia ben chiaro, non c’era alcun segnale di criticità di questa relazione affettiva – ha precisato Lucchetta – né ricevuta dalle forze dell’ordine, né da questa autorità giudiziaria. Noi parliamo di una relazione affettiva tra una bambina di 14 anni ed un ragazzo di appena 18 anni. Quindi che criticità poteva esserci?». Eppure, è proprio in quel rifiuto, in quella semplice decisione di andare avanti con la propria vita, che Alessio Tucci ha visto un’onta insopportabile. «Tucci ha ammesso di aver agito in questo modo crudele perché la povera Martina non voleva proseguire questa relazione, voleva continuare la sua vita non più con lui».

L’agonia e la freddezza: il profilo di Tucci

Tucci presenta «una allarmante personalità», si legge nell’ordinanza della giudice Amodeo. «Incapace di controllare i propri impulsi», so sottolinea. Parole che tracciano un profilo inquietante, rafforzato dal comportamento lucido, persino calcolatore, tenuto dal ragazzo dopo il delitto. Tucci ha cancellato le chat dal cellulare di Martina e dal proprio, ha nascosto il telefono della ragazza in un anfratto del casolare. È tornato a casa, ha buttato la maglia insanguinata, ha chiesto alla madre di lavargli i pantaloni, ha fatto la doccia. La donna, però, non si sarebbe accorta del sangue. Poi è uscito con gli amici. Non solo. Quando sono iniziate le ricerche di Martina, ha partecipato anche lui, accanto ai genitori della vittima. Ha taciuto tutto, come ha spiegato il suo avvocato dopo la convalida del fermo: «Per paura».

L’ultima traccia: quegli occhiali mai tolti

Le ricerche sono cominciate la sera di lunedì, dopo la denuncia della madre. La geolocalizzazione del cellulare di Martina ha guidato i carabinieri verso l’area dello stadio Moccia. La zona è stata ispezionata due volte. Solo durante un sopralluogo accurato nel casolare abbandonato, ex dimora del custode dell’impianto sportivo, è stato scoperto il corpo della ragazza. Le speranze si sono spente d’un colpo, quando gli investigatori hanno trovato gli occhiali di Martina, quegli occhiali che non toglieva mai. «Le speranze di ritrovarla in vita sono terminate quando abbiamo ritrovato gli occhiali», ha detto la procuratrice.

Il fotogramma decisivo e l’ammissione

A far crollare definitivamente Alessio Tucci è stato un fotogramma: un’immagine di videosorveglianza che lo riprende insieme a Martina, nei pressi del casolare. Davanti all’evidenza, il ragazzo ha ammesso tutto. «Non ha fatto altro che ammettere i fatti, ammissione che ha reso nell’interrogatorio di garanzia», ha confermato Lucchetta.

La difesa: «Nessun accanimento» e l’ipotesi psichiatrica

L’avvocato di Tucci, Mario Mangazzo, ha affermato che «comunque non c’è stato accanimento. Martina ha rifiutato un abbraccio. Era di spalle e lui, in uno scatto d’ira, l’ha colpita. Ci sono stati questi tre colpi, prima uno e poi altri due, e la ragazza poi ha perso i sensi quasi subito. Accanimento non c’è stato. Tucci ha dichiarato che la povera Martina non respirava più, ha sentito che non respirava più». Il legale non esclude la possibilità di richiedere una perizia psichiatrica: «Questa è una valutazione rispetto alla quale stiamo facendo una riflessione ulteriore». Resta aperta anche l’ipotesi di chiedere un trasferimento in un altro istituto penitenziario: «Quello che mi ha raccontato è che non ha trovato un clima favorevole ed è stato spostato in un reparto più tranquillo. Ho rappresentato al giudice che questa casa circondariale a ridosso della città anche per i familiari che lo vengono a trovare non è un luogo sicuro».

L’urgenza del cambiamento

Martina, 14 anni, è morta lentamente, tra le mani di chi diceva di amarla. Le parole di Annamaria Lucchetta non sono solo un atto giudiziario. Sono un grido di responsabilità: «Ognuno educhi bene i nostri figli».

lunedì, 2 Giugno 2025 - 09:20
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