L’incendio in quell’appartamento al quarto piano in via degli Abruzzi a Milano l’ha appiccato lui, e poi è uscito, chiudendo la porta dell’esterno. Un gesto lucido, crudele. Omicida. Sì, perché in quella casa c’era Sueli Leal Barbosa, 48 anni, che nel disperato tentativo di sottrarsi alle fiamme s’è lanciata dalla finestra. A quasi 48 ore di distanza dall’orrore consumatosi nel capoluogo lombardo, la procura mette su carta le sue accuse, i suoi sospetti. Il 45enne brasiliano Micheal Sinval Pereira, adesso in carcere, «non ha manifestato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza» per la morte della compagna. Anzi, l’uomo si è preoccupato esclusivamente di «aggiustare man mano» la sua versione dei fatti «a seguito dell’emergere delle varie menzogne (dall’orario di uscita, all’assenza di liti)» con la compagna, «alla presenza di cause alternative, quale il malfunzionamento della caldaia, che in realtà è risultata regolare ad un esame da parte dei Vigili del fuoco) rappresentano in realtà un ulteriore elemento indiziante a suo carico».
Tra le dichiarazioni rese, c’è quella con la quale Pereira ha provato a sostenere l’incidente: «Ho fumato una sigaretta e un istante prima di uscire l’ho gettata sul tappeto che era davanti al divano. Lei era maniaca della pulizia, volevo solo farle un dispetto, non pensavo che avrei provocato un incendio. Lei puliva il tappeto e il divano con alcol ed ammoniaca. Lei era arrabbiata con me perché voleva che la raggiungessi a letto anziché bere, io mi sono innervosito». Parole smentite dal ritrovamento di «sostanze acceleranti, la cui natura dovrà essere successivamente accertata». Proprio questa scoperta, ha annotato il pm titolare delle indagini, induce a ritenere «che si tratti di un’azione caratterizzata da un minimo di pianificazione e non frutto di un’azione d’impeto, per quanto sul punto siano ancora necessari approfondimenti». Le immagini di una telecamera di video sorveglianza lo hanno ripreso uscire dallo stabile alle ore 0.49 con la prima chiamata al 112 degli altri condomini, svegliati dalle urla della 48enne e dalle fiamme, è delle ore 0.56.
Vanno avanti gli accertamenti, in particolare per stabilire quali sostanze acceleranti potrebbero essere state usate dall’uomo per appiccare l’incendio, che è stato rapido e devastante. In questo senso saranno disposte anche delle analisi chimiche specifiche nell’ambito degli accertamenti del Nucleo investigativo antincendio dei Vigili del Fuoco. Resta da appurare anche quanto tempo prima semmai il 45enne avesse deciso di intrappolare la compagna nell’incendio e ucciderla, per contestare eventualmente l’aggravante della premeditazione.
Come esigenze cautelari la pm indica il pericolo di fuga «trattandosi di soggetto di origine straniera, allo stato privo di un domicilio effettivo sul territorio, senza una sede lavorativa stabile, che quindi potrebbe facilmente sottrarsi facilmente alle ricerche dell’autorità«, rientrando «nel proprio paese di origine e trovando riparo presso i familiari». E quello di reiterazione .tenuto conto delle gravità e della stessa crudeltà dell’azione, condotta nei confronti della convivente», nei cui confronti «non ha manifestato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza». La richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere dovrà essere valutata dal gip che dovrà fissare l’interrogatorio
venerdì, 6 Giugno 2025 - 14:00
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