Neonato con gravi lesioni in ospedale a Napoli, ascoltata la madre: ricostruite le ore prima del ricovero

neonato
di maga

Le sue condizioni restano gravi, le indagini invece procedono in maniera serrata perché c’è necessità di accertare, in tempi brevi, cosa sia accaduto. Il piccolo Pietro, nove mesi appena, lotta tra la vita e la morte all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli dove ha già subito due delicati interventi chirurgici. Al momento dell’accesso, Pietro – che era trasferito d’urgenza dall’ospedale di Sapri – presentava lesioni cerebrali molto gravi, fratture al femore e segni di vecchie fratture alle costole. I successivi accertamenti disposti dal Santobono hanno confermato la delicatezza del quadro clinico: dalla risonanza magnetica sono emerse, in particolare, lesioni cerebrali estese, mentre la Tac total body ha confermato la frattura del femore destro e due lesioni costali precedenti. Proprio per ridurre la pressione intracranica provocata dai traumi alla testa, il piccolo ha subito ben due interventi chirurgici.

«Il bambino è arrivato in condizioni estremamente gravi, tali da giustificare un intervento estremo salvavita, che è consistito nel decalottamento del cranio, a causa di un edema cerebrale estremamente importante – ha spiegato Giuseppe Cinalli, neurochirurgo dell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli -. È arrivato anche con segni di morte imminente, quindi abbiamo dovuto agire con estrema rapidità». Rispetto alle altre lesioni, Cinalli ha spiegato che «ci sono delle fratture, una del femore e dei segni di pregresse fratture costali e, poi, ci sono delle lesioni cerebrali gravi, il cui meccanismo, ovviamente, è difficile da stabilire con sicurezza assoluta. Le fratture ossee, in genere, vengono considerate provocate da traumi diretti».

Su un particolare Cinalli non ha dubbi: «Le lesioni cerebrali sicuramente sono state provocate da qualcosa che è successo nelle ultime ore», mentre «le lesioni si sono verificate in momenti diversi. Le lesioni al femore sicuramente sono più antiche. Le lesioni costali sembrano ancora più antiche». Ai carabinieri spetta adesso capire cosa sia accaduto. I riflettori sono accesi sulla madre di Pietro e sul suo compagno, mentre il padre del piccolo sarebbe escluso dalle indagini. Il padre di Pietro vive a Sapri, dove lavora come panettiere, e vede i figli (Pietro ha un fratellino più grande) solo nei giorni e negli orari stabiliti. L’ultima visita programmata sarebbe stata per venerdì pomeriggio, ma Pietro non ha fatto in tempo ad abbracciare i suoi piccoli che la tragedia si è abbattuta sulla famiglia. Dunque, si torna all’appartamento nel parco “Le Ginestre” di Villammare, frazione di Vibonati, dove la madre di Pietro viveva, insieme ai suoi due figli, e al compagno.

La donna è stata ascoltata ieri dai carabinieri del quartiere Arenella di Napoli: sul contenuto dell’interrogatorio vige il massimo riserbo ma è facile immaginare la direzione della richiesta di chiarimenti. Anzitutto, i carabinieri cercheranno di fare chiarezza sui spostamenti sia della madre di Pietro che del compagno nella giornata di venerdì, poi si andrà ad approfondire l’aspetto della vita familiare. Quanto a venerdì, pare che la donna sia uscita di casa per andare a prendere il figlio più grande a scuola, mentre il compagno sarebbe rimasto solo a casa con il piccolo per circa un’oretta.

I carabinieri intendono capire anche cosa abbia voluto dire la donna con un post apparso ieri su Facebook, nel quale sembrava volere allontanare da sé la pressione dei giudizi delle persone: «Perché non è stato approfondito in ospedale quando ho portato mio figlio il 28 maggio? Perché mi è stato mandato a casa con un semplice antibiotico? Perché? Fate silenzio e portate rispetto per chi ha aiutato mio figlio tempestivamente. Tacete e lasciateci in pace in questo momento di tanto dolore». Intanto si prega per il piccolo Pietro, si prega affinché quella «prognosi riservatissima» si possa sciogliere in una buona notizia.

sabato, 7 Giugno 2025 - 09:00
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